Sugli immigrati anche la Chiesa si divide di Giacomo Galeazzi

Sugli immigrati anche la Chiesa si divide OPiNIÒNI DIVERSE SULLA BOSSI-FINI. DON MAZZI: NORME ANTICRrSTiANE E ANTIUMANE Sugli immigrati anche la Chiesa si divide Vlaggiolini: la solidarietà non proibisce l'uso dell'intelligenza reazioni Giacomo Galeazzi CIITA'DEL VATICANO POCHE leggi hanno avuto un'eco simile nelle Sacre Stanze. La Bossi-Fini rinfocola il dibattito nell'episcopato sul nodo-extracomunitari e fa emergere una netta spaccatura fra un fronte moderato che riconosce le ragioni del «giro di vite» e un altro più «terzomondista» sceso in campo contro le nuove nonne sull'immigrazione. Agiudizio di presuli influenti, soprattutto del Nord, come Giacomo Biffi di Bologna. Alessandro Maggiolini di Como e Carlo Caffarra di Ferrara (vicini al movimento di Comunione e Liberazione) si tratta di un provvedimento che mette l'Italia al passo con gli altri paesi europei e che indica logiche innovative. Più defilato ma luti'altro che ostile ad affrontare la questione in senso restrittivo il nuovo patriarca di Venezia, Angelo Scola. Il cardinale del capoluogo emiliano, in particolare, da tempo mette in guardia dall'islamizzazione del nostro Paese che l'immigrazione senza freni porterebbe con sé. «Lo Slato deve far bene i conti e può far entrare chi vuole - taglia corto il porporato - l'importante è non farsi cogliere di sorpresa e non dare segni di smarrimento davanti all'emergenze». Predica cautela e lungimiranza pure il vescovo di Imperia e Albenga, Mario Oliveri, candidato a succedere a Tettamanzi sulla cattedra di Genova. Per Maggiolini, inoltre, non esistono né un diritto di invasione dell'Italia né un dovere dell'Italia di lasciarsi invadere, i mercanti di uomini «vanno condannati senza soverchia pietà». Non è giusto usare l'emergenza clandestini per finalità politiche, mentre lo è dosare il flusso di extracomunitari in base alle capacità di accoglienza del Paese poiché «il Vangelo e la solidarietà non proibiscono l'uso dell'intelligenza». No, quindi, alla politica indiscriminata delle braccia aperte. Esattamente l'opposto, insomma, di quanto sostengono, specie al Sud ma non solo, vescovi e presidenti di conferenze episcopali come Raffaele Nogaro di Caserta, Antonio Cantisani. di Catanzaro, Giuseppe Agostino di Cosenza, Giancarlo Bregantini di Locri-Gerace, Simone Scatizzi di Pistoia ((da Bossi-Fini favorirà il razzismo, serve l'obiezione di coscienza))), Eugenio Ravignani di Trieste, Diego Bona di Saluzzo. Tra presuli «prò» e «contro» il presidente Gei Ruini, attraverso il suo giurista di fiducia Giuseppe Dalla Torre, chiarisce prudentemente che «la resistenza civile è giustificata dalla morale cristiana solo in casi estremi e certo questo non è il caso della legge sull'immigrazione, né moralmente né giuridicamente». Piii numerose, comunque, nelle gerarchie ecclesiastiche risultano le prese di posizione e le iniziative pubbliche di opposizione alla Bossi-Fini. L'arcivescovo Cantisani, capo dell'episcopato calabrese, ha parlato espressamente in una recente omelia di «normativa disumana e degradante che crea problemi alla mia coscienza di uomo, di cristiano e di vescovo» e ha lanciato la campagna «Nessun uomo è clandestino» dando mandalo ai 122 parroci della sua diocesi, agli scout, ai giovani dell'Azione Cattolica e alla Fondazione Migrantese di impegnarsi a raccogliere lOOmila firme per spedirle al capo dello Slato. Un passo indietro «rispetto alla già restrilliva Turco-Napolitano», secondo il vescovo casertano Nogaro, una riforma oppressiva, brutale, repressiva, indegna di una nazione civile. «Di fronte ad una legge simile - precisa - non c'è modifica che tenga. Deve essere semplicemente cestinala, perciò contro di essa, tutti i cittadini con un barlume di coscienza civile, cattolici e non, devono sollevarsi». Lungo l'elenco delle critiche mosse dai presuli progressisti alla BossiFini: rende i avoratori regolari instabili, riducendo la loro possibilità di integrazione; riserva agli irregolari l'espulsione senza appello o possibilità di ricorso; prevede per il clandestino la reclusione immediata, senza il riconoscimento di diritti o di tutela legale; rende in pratica impossibile i ricongiungimenti familiari (perché l'immigralo dovrebbe disporre di una riserva di capitale molto elevala) e finisce per negare il diritto di asilo politico. Quanto al rilevamento delle impronte digitali. è «inconcepibile che si possa colpire in modo così crudele l'identità stessa ili un essere umano». Per il vescovo di (.allanisselta Alfredo Garsia, delegate Cei per l'immigrazione, la Bossi-Fmi è un provvedimento «opportunistico» per il tempo ridotto tra la perdita dei lavoro e l'espulsione («l'immigrato noi) è nelle condizioni di trovarsi on'altra occupazione») e «discriminante» per le impronte digitali «prese solo agli extracomunitari». Non resta, quindi, che «scavalcare la norma con la carità». Gli immigrdti, concorda il cardinaie Ersilio Tonini, si senliranau «diffida ti», «Per vivere insieme afferma non basta l'ossei vanza delle leggi, né una sona di sui ficienza economica. Bisogna che ci sai un intesa, che uno si seni a cittaaino a pieno diritto enontolleiato». . A Trieste il vescovo Eugenio Ravagnini ribadisce che ima città in cui vivono 13milEi extracoinuniuiri (serbi, croati, albanesi), l'accoglienza è un dovere. A Lecce don Cesare Lodeserto, presidente della fondazione «Regina pacis» e braccio destro dell'arcivescovo Ruppi afferma die ((prima difencievanio gii uiunigratì dagli sfruttatori, ora all'ombra della legge, dovremo difenderli anche dallo Slato» e garantisce «continueremo a ospitart gli irregolari, perché obbediamo solo ai vangelo». In Toscana non è sole- ia voce eli don Enzo Mazzi a levarsi contro norme «fortemente anticrisuane e antiumane», decine di pari occhie e gruppi cattolici manifestdiio il loro dissenso. «La Bossi Fùr - accusa don Alessandro Santoro, .:apo della comunità delle Piagge a Firenze rende precario il permesso di soggiorno, e finisce per aiutare la mafia che sui lavoro degli stranieri fa affandolo..