Ottomila in piazza, ma si nascerà a Verbania

Ottomila in piazza, ma si nascerà a Verbania NON SI PLACA LA POLEMICA CONTRO L'ACCORPAMENTO DELLE STRUTTURE IN PIEMONTE Ottomila in piazza, ma si nascerà a Verbania Le mamme di Domodossola hanno perso il loro reparto nell'ospedale cittadino Carlo Bologna DOMODOSSOW Ottomila in piazza per difendere il diritto di nascere a Domodossola. Davanti a tutti le mamme con pancioni e passeggini. Al direttore generale dell'Asl hanno gridato: «Vannini, lascia stare i bambini». Perché i reparti da chiudere sono Pediatria e Ostetricia-ginecologia. Dal «San Biagio» verranno accorpati con l'ospedale «Castelli» di Verbania, a 40 km di distanza e molti di più dalle valli attorno. E' il piano dell'Asl per contenere i costi, nell'attesa di realizzare l'ospedale modello provinciale. I «doppioni)) costano 9 miliardi di lire all'anno e il direttoreèstato messo spalle almuro: la manovra per aggiustare i bilanci deve essere pronta per il 21 settembre, altrimenti si va a casa. La gente però non vuol sentire parlare di costi. E' scesa in piazza sabato, quando alle 117 associazioni riunite in «Insieme per un dono» si sono aggiunti i sindaci ossolani.j Quasi 2000 persone. Ieri pomeriggio erano molte di più. E molto più arrabbiate. Anche perché un paio di ore prima l'Asl aveva messo nero su bianco la volontà di non fare dietrofront, salvando soltanto il terzo reparto «doppione»: terapia intensiva coronarica. «Manteniamo la tempistica annunciata - recita il comunicato - perché ciò andrebbe a far dilatare di molto di più che non di qualche giorno l'attuazione di tutto il piano d'integrazione ospedaliera». Così da oggi i bambini ossolani saranno ricoverati a Verbania e dal 6 settembre non si nascerà più tra i monti ma sul lago. «Vogliamo che si nasca, che si continui a nascere a Domodossola)) ha tuonato il sindaco Gian Mauro Mottini, di Forza Italia come il presidente della Regione, ma che non ha nessuna voglia di passare come l'antiGhigo: «Qui la politica non c'entra. Io sto con la gente che mi ha eletto». Ed è proprio la gente che si è messa a capo della protesta. Mina, gravidanza al quarto mese, guarda gli ottomila che sfilano e piange: ((Abbiamo iniziato il presidio della Sala consiliare del Municipio domenica mattina ed eravamo in otto. Adesso guardate. Poco fa è arrivato un vecchiettino, ha dato la sua disponibilità per qualche ora qui con noi. Non molliamo». Anche il sindaco Mottini ha trascorso la notte nel comune occupato. Nella sala che ospitava la giunta del Governo partigiano nell'autunno del 1944 oggi ci sono anche brande, gio¬ chi per i bambini, seggioloni, sacchi a pelo. Yamilka Perez ha superato il termine della gravidanza da cinque giorni. Anche lei è nel corteo: «Sono italo-cubana, vivo a Domodossola e voglio che mio figlio nasca qui. Verbania è troppo lontana, figuriamoci per chi viene dalle valli». «Quando ho saputo della chiusura dei reparti sono stata male - aggiunge Stefania Mastrojaolo - il nostro è un territorio difficie spesso colpito da alluvione e le strade si interrompono con troppa facilità per pensare ad un efficace gestione delle emergenze». «L'Asl non cede? non cederemo nemmeno noi - dicono Ombretta Croce e Reana Manera - e non ci prenderanno certo per stanchezza. La gente non vuole la chiusura dell'ospedale». Sul muro del Municipio di Domodossola sono affissi manifesti listati a lutto per ((La tragica fine dell'Ospedale san Biagio». E' quello che si vuole evitare. Al passaggio degli ottomila ieri si sono abbassate anche le saracinesche. «Se va via l'ospedale va via tutto» dice Cesare Goggio, rappresen- tante dei commercianti. «E per noi delle valli - commenta Stefano Costa, sindaco di Baceno - è peggio. E tutto questo capita nell'anno in cui tutti dicono, a parole, di voler difendere la montagna». E' ossolano anche Enrico Brachi, presidente nazionale dell'Unione dei Comuni Montani: ((Nella Conferenza unificata Stato-RegioniEnti Locali bisogna affrontare questo problema per garantire anche a chi vive "in quota" l'accesso ai servizi sanitari in condizioni di pari opportunità)). Ma bisogna fare in fretta invocano in Ossola e andare a discutere con la Regione e con i reparti di Pediatria e Ostetricia ancora aperti. L'incontro con Ghigo è previsto il 3 o il 4 settembre. Potrebbe essere troppo tardi. «Quelle corsie sono lontane e difficili da raggiungere in caso d'emergenza Non ci arrendiamo» Serrande chiuse, tutta la città ha partecipato alla manifestazione Le mamme che protestano per la chiusura dei reparti di Ostetricia e Ginecologia

Persone citate: Cesare Goggio, Enrico Brachi, Ghigo, Gian Mauro Mottini, Manera, Mottini, Stefania Mastrojaolo, Stefano Costa, Vannini, Yamilka Perez