«Su Saddam un giorno mi darete ragione» di Paolo Mastrolilli

«Su Saddam un giorno mi darete ragione» «Su Saddam un giorno mi darete ragione» Il Presidente si impegna a spiegare al mondo le ragioni di un intervento Paolo Mastrolilli NEW YORK «Col passare del tempo, capirete chiaramente perché credo in maniera ferma che non possiamo consentire ai peggiori leader del mondo di sviluppare le armi più pericolose, per tenere in ostaggio l'America, i nostri amici e i nostri alleati. Proprio non possiamo farlo». E' la risposta del presidente Bush al dibattito degli ultimi giorni sul possibile attacco all' Iraq, e ai sondaggi che indicano l'indebolimento del sostegno alla guerra nell'opinione pubblica americana. In sostanza il capo della Casa Bianca, chiudendo venerdì la sua missione elettorale in California, ha detto che informerà bene la gente sulle ragioni dell'intervento, se e quando ci sarà. Una concessione alle pressioni ricevute dai suoi stessi compagni di partito, ma anche una conferma della determinazione ad agire, nonostante ieri pure la Russia abbia confermato di essere nella lista dei contrari. Bush ha mostrato di aver sentito il messaggio degli scetti¬ ci, anche perché ha inserito nell' agenda un incontro con l'ambasciatore saudita negli Stati Uniti. Il presidente e il principe Bandar bin Sultan si incontreranno martedì in Texas per cercare di allentare le tensioni delle ultime settimane che avrebbero già spinto molti investitori di Riad a ritirare circa 200 miliardi di dollari dalle banche americane. L'Arabia Saudita, almeno in pubblico, si oppone alla guerra contro Saddam, e finora ha negato l'uso della sue basi per preparare l'offensiva. Proprio ieri, però, le autorità' locali hanno dato un segnale di apertura alle preoccupazioni di Washington riguardo la lotta al terrorismo interrogando il cittadino saudita Al Rashid, che nei giorni scorsi era stato indicato dall'Fbi come un pericoloso ricercato per i presunti rapporti con i dirottatori dell'I 1 settembre. L'uomo si è consegnato alla polizia e poco dopo è stato rilasciato in attesa di chiarire la sua posizione. Nel frattempo il governo americano ha continuato anche l'offensiva della propaganda contro Saddam, mandando un messaggio alla popolazione irachena tramite Radio Sawa, rilanciata il 9 giugno scorso nell'ambito del nuovo servizio in arabo della Voice of America. Il sottosegretario alla Difesa, Douglas Feith, ha partecipato a una trasmissione durata 13 minuti in cui ha assicurato che Washington vede per Baghdad «un futuro in cui la popolazione si libererà dall'oppressione di cui soffre oggi». Feith ha detto che ci sono diversi piani di cooperazione con gli oppositori, e ha aggiunto che il suo governo è ancora interessato a preservare l'integrità territoriale dell'Iraq. Proprio venerdì, intanto, è avvenuto un nuovo incidente nella «no fly zone» settentrionale pattughata dagli aerei americani e britannici, che hanno bombardato una presunta struttura radar da cui erano stati minacciati. Il figlio di Saddam, Uday, ha risposto alle polemiche dei giorni scorsi secondo le quali Al Qaeda avrebbe infiltrato uomini nel Nord del paese sfruttando il gruppo ultra islamico curdo Ansar ai-Islam. Uday ha girato l'accusa all'Iran, sostenendo che Teheran sta cercando di destabilizzare l'Iraq inviando estremi¬ sti nella regione settentrionale non controllata da Baghdad. Il vicepresidente Taha Yassin Ramadan ha invece escluso la presenza di cellule fedeli a Osama bin Laden nel paese, e ha aggiunto che Washington sta diffondendo queste informazioni solo per avere la scusa per intervenire. Ramadan però ha annunciato una campagna diplomatica che il suo governo intende lanciare per convincere gli altri paesi arabi che la guerra li danneggerebbe, provocando instabilità in Medio Oriente. Anche il capo degli ispettori Onu sul disarmo, lo svedese Hans Blix, è interventuo nel dibattito, dicendo che ha 230 specialisti pronti ad andare in Iraq per controllare 700 siti sospetti. Blix ha dichiarato che la guerra è evitabile se Baghdad aprirà le porte agli ispettori e i risultati delle verifiche saranno positivi. Nello stesso tempo, però, il diplomatico svedese ha avvertito che la retorica dello scontro potrebbe convincere Saddam che il conflitto è inevitabile, spingendolo a chiudere ogni spiraglio di dialogo col Palazzo di Vetro. Il figlio del Raiss,Uday; afferma che è stato l'Iran, il vecchio nemico, a infiltrare uomini di Al Qaeda nel Kurdistan per destabilizzare il Paese Il capo degli ispettori Onu avverte: se diamo al leader di Baghdad l'impressione che un conflitto è inevitabile chiuderà qualsiasi spiraglio