DOPO SADDAM Un Medio Oriente amico dall'Afghanistan all'Egitto di Maurizio Molinari

DOPO SADDAM Un Medio Oriente amico dall'Afghanistan all'Egitto HO DELL'INTELLIGENCE USAGLI SCENARI PER UN'INTERA REGIONE DEMOCRATICA E FILO-OCC8DENTALE DOPO SADDAM Un Medio Oriente amico dall'Afghanistan all'Egitto retroscena Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK LI OPERA di «planning» sull'Iraq, di pianificazione, che tiene banco all'interno dell'amministrazione Bush non riguarda solo gli scenari della campagna militare ma anche il dopoguerra, ovvero come potrebbe cambiare il volto geopolitico del Medio Oriente ima volta rovesciato il regime .di Saddam Hussein. H primo ad alzare il velo sugli scenari regionali allo studio è stato il leader del Congresso nazionale iracheno, Ahmed Chalabi, che dopo il recente summit a Washington fra oppositori iracheni e amministrazione Usa ha detto: «Un Iraq forte e democratico, alleato agli Stati Uniti,' avrà un impatto positivo sull'intero Medio Oriente e porrà sfide interne ad altri Paesi della regione». Queste «sfide», per Washington, si riassumono in un unico termine: riforme democratiche. Negli ultimi mesi i passi compiuti dall'amministrazione si prestano ad una lettura omogenea: prima il sostegno alle dimostrazioni di piazza in Iran a scapito del precedente tacito sostegno al presidente Khatami, poi la richiesta di riforme all'Autorità nazionale palestinese per sostituire Yasser Arafat, quindi l'appello per un «successore democratico» a Saddam Hussein e infine, pochi giorni fa, la linea dura con l'Egitto di Hosni Mubarak per l'arresto di Saad Eddim Ibrahim, capo di un centro per i diritti umani. «L'inclusione dell'operazione anti-Saddam in ima più ampia campagna per la promozione della democrazia in Medio Oriente - spiega Giandomenico Picco, esperto di strategia e presidente della Gdp Associates - può garantire agli Stati Uniti quel sostegno intellettuale di cui ora non godono nel mondo arabo». E' imminente là presentazione, da parte del Segretario di Stato Colin Powell, di un piano per promuovere la democrazia nel mondo arabo e preparare il terreno per il dopo-Saddam. Basta guardare ima carta geografica per comprendere dove porta il «planning» pohtico in atto: un Iraq democratico e filo-occidentale creerebbe una continuità territoriale fra la Turchia, alleato della Nato confinante a Nord, e altri Paesi amici ed alleati di Washington: a Sud il Kuwait, a Est la Giordania di re Abdallah e quindi la futura Palestina indipendente del dopoArafat, Israele e l'Egitto. Rovesciato con le armi Saddam e allontanato con le elezioni Arafat si verrebbe a creare una zona omogenea di influenza filo-occidentale dai confini dell'Iran fino al Mediterraneo, dall'Ararat al Nilo. Una zona dove potrebbero essere possibili sviluppi ora impensabili, come siglare accordi di sicurezza comune o di unione doganale. Disegnare scenari possibili, coincidenti con gli interessi americani, è lavoro quotidiano per le task force incaricate del «planning» di Dipartimento di Stato, Pentagono e Cia, che indicano obiettivi di medio termine sfidando sistematicamente i tabù politici del momento. In questo caso le molle del cambiamento della mappa geopolitica sono due: il rovesciamento di Saddam come onda d'urto e la promozione delle riforme nella regione sullo sfondo. In entrambi i casi il Paese-chiave è la Giordania: il giovane re Abdal- lab è considerato da Bush il leader arabo più illuminato, aperto al cambiamento, e al tempo stesso appartiene alla dinastia hashemita che regnò anche a Baghdad fino al 1958, quando venne assassinato Falsai II. La partecipazione dello zio, principe Hassan, al summit dell'opposizione hachena svoltosi a Londra in luglio e la designazione del cugino Al-Sharif Ah bin ai-Hussein alla guida del nuovo partito iracheno per la monarchia costituzionale confermano che Amman è diventata un laboratorio del dopo-Saddam. La tv Al Jazira ha dedicato nei giorni scorsi un dibattito all'ipotesi che Hassan reciti in Iraq il ruolo di nuovo leader al pari di quanto sta avvenendo con Hamid Karzai e con l'ex re Zahir in Afghanistan. «Chi avrebbe mai potuto immaginare un ritomo degli esuli afghani a Kabul dopo 40 anni? E allora perché non gli hashemiti a Baghdad?», si è domandato lo scrittore Mehdi Mustapha su «Al Abram Ai-Arabi». «Se la leadership irachena del dopo-Saddam chiamerà a Baghdad con il consenso Usa il principe Hassan - osserva un esperto di Medio Oriente a Washington chiedendo l'anonimato - la mossa avrà conseguenze molto vaste nella regione». Il nuovo assetto geopohtico con il blocco di Stati filo-occidentali, in effetti, metterebbe in difficoltà due degli Stati classificati come «terroristi» dal Dipartimento di Stato. La Siria di Bashar Assad si troverebbe schiacciata verso il Mediterraneo, circondata da alleati Usa: a Nord la Turchia, a Est l'Iraq, a Sud la Giordania, a Ovest Israele. L'Iran dell'ayatollah Ali Khamenei andrebbe incontro a una sorte non differente: a Est Iraq e Turchia, a Ovest l'Afghanistan di Karzai, a Nord le repubbliche ex sovietiche con le basi Usa, sull'altro lato del Golfo Persico alcuni dei più fedeli alleati di Washington, Qatar, Bahrein, Oman. Quando 0 presidente George Bush afferma che «il rovesciamento di Saddam Hussein» é «nell'interesse del mondo» intende dire che, tolto di mezzo il Raiss, molto cambierebbe: gli Stati «terroristi» sarebbero assediati, l'accesso alle risorse energetiche sarebbe più sicuro, la resistenza alle riforme più difficile da parte dei leader di Kuwait ed Arabia Saudita. Ecco come Zhalmay Khalizad, direttore del Consiglio della sicurezza nazionale per il Medio Oriente, ha pubbhcamente riassunto durante un convegno a Washington le linee guida dell'amministrazione: «La nostra politica non é solo di fronteggiare e sconfiggere i terroristi e chi li sostiene, ma sostenere chi vuole libertà, diritti umani, democrazia, opportunità economiche e per l'educazione». Nella comunità dell'intelligence c'è chi ritiene di poter vincere l'ardua scommessa. «Una delle lezioni che abbiamo imparato in Afghanistan - dice Ellen Laipson, che ha da poco lasciato l'incarico di vicepresidente del National Intelligence Council della Cia - è che l'educazione delle donne è uno dei maggiori fattori di cambiamento e in Medio Oriente il maggior numero di laureati sono donne». Ciò che accomuna Khalizad e Laipson è l'impostazione di Condoleezza Rice, consigliere per la sicurezza di Bush, secondo cui l'approccio air«Asse del Male» non deve essere diverso da quello avuto con l'Urss: la promozione dello sviluppo democratico sarà la carta vincente per sostituire con democrazie, nel medio e lungo termine, i regimi oggi compromessi con il terrorismo. La chiave del vasto disegno potrebbe essere la Giordania di re Abdallah, il cui zio principe Hassan potrebbe diventare nuovo leader di Baghdad in un ruolo simile a quello svolto da Karzai a Kabul Il nuovo assetto geopolitico metterebbe in difficoltà due degli Stati classificati da Washington come «terroristi»: la Siria diBasharAssadel'Iran dell'ayatollah Khamenei Imminente un piano elaborato da Colin Powell CONQUISTATA BAGHDAD, SOLO DUE PAESI «NEMICI» Ugrain/ Afghanistan La definizione «Paese terrorista» è del Dipartimento di Stato Usa Sudan /^^ PAESE NATO -* PAESE v-^ TERRORISTA fei PAESE f ALLEATO USA 48*1 BASI USA ■•;:,;; ^:,.^^";-:*:I.,:..,v ^ ,,; Qui accanto, il presidente Bushcon il Segretario alla Difesa Rumsfeld mercoledì nel suo ranch di Crawford, durante la conferenza stampa in cui ha detto che un cambio di regime a Baghdad è «nell'interesse del mondo». Nella foto più a destra, Saddam Hussein acclamato dalla folla nella capitale irachena