Tornano a casa i cartoni dell'arcadico Franceschini di Fiorella Minervino
Tornano a casa i cartoni dell'arcadico Franceschini IN ITALIA Tornano a casa i cartoni dell'arcadico Franceschini A Palazzo Ducale di Genova i lavori preparatori delle decorazioni bruciate nell'incendio del 1777 Fiorella Minervino A Genova Marcantonio Franceschini (1648-1729) approdò per ben due volte dall'amata Bologna che lasciava con scarsa voglia. Lì lo ritenevano «eccellente ed raro pittore», sicché per estro e invenzione, pur all'interno del classicismo, vantava importanti cicli pittorici o dipinti richiesti da famosi committenti e dalla grandi corti europee. Tuttavia l'allievo del Cignani, tra i fondatori dell'Accademia Clementina, segnato da enonne erudizione, dal desiderio di Arcadia, gusto classico legato però al «vero naturale» e soprattutto dell'intendere la pittura come esempio di virtù, scevra da retorica sovraccarica, scaturita da episodi biblici, mitologici, storici, aveva le carte in regola per trovare consenso nella Serenissima. E così fu, numerosi affluivano dapprima i suoi dipinti, con committenti di speciale rilievo che lo imposero al gusto della città: il marchese Spinola, Marcantonio Grillo, marchese di Glarafuentes, per il quale dipinse Omnia Amor vincit, opera notevole fra quelle esposte, per Stefano Pallavicini creò il superbo ciclo di Diana, di estrema finezza e invenzione, oltre la navata della Chiesa di San Filippo Neri. Peraltro 5 grandi dipinti vengono ora per la prima volta esposti, la punta di diamante di questa importante e gustosa mostra sono i cartoni che, dopo 300 anni, tornano nella sede naturale, per la quale furono ideati: il Salone del Gran Consiglio di Palazzo Ducale. Il Doge e il Giustiniani affidarono al Francescini la committenza di decorare il Salone. L'artista fra il 1702 e il 1704 terminò i lavori. I cartoni vennero pubblicamente presentati al doge e al Giustiniani nel 1702 per l'approvazione. Malauguratamente nel 1777 il Salone bruciò e con esso la mirabile decorazione. I cartoni, preziosi e delicati, formati da minuscoli fogli ravvi¬ cinati e attaccati gli uni agli altri, su carta fragile, disegnati a carboncino, ripassati ad acquarello, con rialzi di biacca, e tempera, riprese di colori scuri, offrono freschezza e immediatezza di esecuzione che la pittura tende a celare sotto il colore. Finirono al collezionista Cardinale Filippo Antonio Gualterio che scomparso nel 1728, li lasciò ai parenti marchesi Gualterio i quali li conservarono a Orvieto fino al 1872, allorché li vendettero'allo Stato. Per 20 anni furono condotte accurate ricerche d'archivio e nel!' ultimo decennio i memorabili cartoni preparatori sono stati sottoposti a un restauro assai accurato, con l'aiuto del Ministero dei Beni Culturali, che ha reso possibile questa splendida esposizione. La mostra consente infatti di esplorare e collegare con attenzione e nuovi dati le diverse tappe dei cicli pittorici d'un artista di qualità come il Franceschini e restituisce a Genova, un pezzo di storia e" arte perduti. L'eternità della Repubblica è quello tratteggiato con più fremente e vitale audacia. Forse non per un caso. Successivamente i cartoni verranno esposti nell'ex chiesa di Sant'Agostino a Orvieto. «La Carità», inchiostro su tela per il Duomo di Orvieto Marcantonio Franceschini I cartoni ritrovati Genova, Palazzo Ducale Orari:9-21, chiusura il lunedi Fino al 25 agosto
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