Una parata di Pianisti a cinque stelle
Una parata di Pianisti a cinque stelle A SALISBURGO INCANTANO I CONCERTI DI ARKADI VOLODOS, ALFRED BRENDEL E POLLINI Una parata di Pianisti a cinque stelle Gìangiorgio Satragnì SALISBURGO Se qualcuno pensa che l'epoca dei divi della classica sia passata, venga a Salisburgo per sentire cosa il Festival è capace di mettere assieme. Da una parte spara un Wagner-Gala con Domingo, la Meier. Moli, Levine e la sua orchestra del Metropohtan di New York nel primo atto della «Valchiria» e nel secondo del «Parsifal»; dall'altra, al Mozarteum, offre Lieder rarissimi di Schubert con lan Bostridge, il tenore inglese che abuserà di voce flautata, ma così alto e magro sembra un-giovane poeta romantico tormentato dai dubbi interiori. E poi ci sono i pianisti di grido, che sono divi non per atteg- ' giamento, ma per sapienza musicale: in tale parata di mani a cinque stelle Salisburgo ha schierato in meno di tre giorni Arkadi Volodos, Alfred Brendel e Maurizio Pollini. La giovane rivelazione degli ultimi anni, dunque; prima dei sommi consacrati, e nella raccolta sala del Mozarteum invece che al Grosses Festspielhaus: eppure lì dentro sembrava debordare il pianoforte di Volodos, che a tratti possiede la ricchezza di suono e di timbro di un'orchestra sinfonie^. La scuola russa vive rinnovata nel trentenne di San Pietroburgo, che ama il virtuosismo spettacolare (per lui un gioco da ragazzi, specie nei bis) ma lo fonda su basi molto serie con un programma assennato, già presentato in Italia: da un lato c'era il rapporto fra Brahms e Schumann, con il «Tema e variazioni in re minore» e la «Kreisleriana», un sismografo dell'anima schumanniana fra abbandono lirico e passione impetuosa, financo con qualche durezza di Volodos; dall'altro il rapporto fra Schubert e Liszt, con la prima sonata (in¬ completa) del viennese ben rilevata nei debiti beethoveniani, soprattutto con tre Lieder capitali trascritti da Liszt («Il mugnaio e il ruscello», «Sosta», «L'io sdoppiato») magnifici nell'esecuzione per la bellezza del rapporto polifonico fra l'originario canto e la.parte strumentale. Passati i settanta, Brendel è sempre più l'apollineo interprete, di riferimento del classicismo viennese. Anche per questo programma salisburghese, inizio di ima lunga tournée europea (in Italia a ottobre), il pianista ha inanellato Haydn, Mozart e le «Variazioni su un valzer di Diabelli» di Beethoven, con illuminazioni ovunque. Cesellata negli abbellimenti e nel suono cristallino una sonata haydniana e offerta la perla della «Fantasia K. 397», di Mozart Brendel ha ripreso da par suo la «Sonata K. 310» evidenziando con senso di sorpresa quell'inatteso cambio da a minore a la maggiore nel movimento finale, una soluzione armonica che diverrà schubertiana. E poi c'era appunto il colosso delle «Diabelli», un intero universo dove il linguaggio pianistico, muovendo da quel semplice tema, giunge a un'arditezza che lascia ogni volta attoniti, pur fra variazioni d'ironia assoluta: ironico per vocazione è Brendel, ma con lui il viaggio musicale nelle «Diabelli», ancor più quando appare la statua musicale di Bach, è un'avventura filosofica. Infine, il nostro Pollini, l'interprete che per tanto tempo è stato definito «razionale»; ma basta ascoltare il suo Chopin per sfatare il luogo comune, ascoltare, dopo i due «Notturni op. 32» messi in programma come apertura beneaugurante, i quattri mondi delle «Ballate», dove, accanto alla cantabilità, la passione acquistava un impeto da fiume in piena: almeno a Salisburgo, per un soffio rispar- miata dalla Salzach, la metafora può reggere. Certo soltanto un pensiero chiarificatore, l'unione della «ratio» con l'acutezza melodi- ca e timbrica, può offrire una lettura indimenticabile del secon- do libro dei «Preludi» di Debussy, in cui Pollini ha saputo illuminare e discemere laddove il ritmo divié- ne frammento ironico, dove la melodia si fa simbolo, dove il pianoforte è un'arpa: quasi d'obbligo citare «Ondine», ma anche lo spassoso cake-walk di «General Lavin». Ovazioni, quattro bis e l'annuncio che la passata serie di concerti del «Progetto Pollini» verrà portata a Tokyo. g.satragni@tin.it Maurizio Pollini ha offerto a Salisburgo una lettura indimenticabile del secondo libro dei «Preludi» di Debussy
Luoghi citati: Italia, New York, Salisburgo, San Pietroburgo, Tokyo
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