«Iman è tornata a casa e mi sembra un sogno»

«Iman è tornata a casa e mi sembra un sogno» IRIS MONETA E LA FIGLIA A BERGAMO «Iman è tornata a casa e mi sembra un sogno» Conclusa la mediazione diplomatica, il tribunale affida la bimba alla madre Il padre: «Verrò a vederla, ma seguendo le leggi e nel modo più corretto» Tremaglia: «Sono 500 i casi come questo, creerò un comitato speciale» Brunella Giovara MILANO «Mamma, vieni?». Viene, viene, ma prima ci sono le televisioni e i giornalisti, a cui mostrare questa bambina Iman, che balbetta poche parole di italiano ma sa già contare in arabo. «Ecco mia figlia. Come ho messo piede in Siria mi sono detta: io prima o poi me la riporto a casa». Casa, cioè Italia. Lontano dall'ex compagno Khaled Ahmad, l'uomo che lo scorso 5 aprile aveva rapito Iman e se l'era riportata a casa, cioè Siria. Quel giorno la mamma itahana. Iris Moneta, aveva promesso che avrebbe fatto «qualunque cosa» per riprendersi la bambina. Ieri c'è riuscita, con qualche lacrima di commozione nel momento in cui l'aereo da Damasco atterrava alla Malpensa. «Eh, toccare il suolo patrio è sempre di grande soddisfazione...», si commuove con lei il ministro per gli italiani all'estero Mirko Tremaglia, che è andato ad aspettarla alla saletta Vip dell'aeroporto. Una brutta storia. Soprattutto per la bambina, è chiaro. Ma anche per la madre, che ieri mattina è apparsa contenta dell'happy end ma stravolta di stanchezza, e amara, quando spiegava che «se uno si sposa con vino straniero, è meglio che prima conosca le sue leggi. Quando due sono innamorati non sembra il caso di sollevare problemi... altrimenti ne va di mezzo la fiducia. Sembra cinico, invece bisogna pensarci bene, prima di fare certe cose. C'è il rischio di perdere ifigh». Infatti. Lei c'è andata vicino, se non fosse per tutti quelli che le hanno dato una mano. Il ministro Tremaglia, che ad un certo punto si è fatto carico della vicenda ed era anche pronto a partire per la Siria. Bruno Poh, l'avvocato dell'associazione «Bambini rapiti». L'ambasciata itahana a Damasco, e «anche i siriani». Il giudice di Tartus, competente a decidere della sorte della minorenne contesa, che alla fine ha deciso per l'affidamento alla madre. «Ringrazio la Siria - diceva ieri Iris Moneta - L'affidamento mi è stato dato subito, e con una sentenza definitiva. E poi io non faccio di ogni erba un fascio: come da noi ci sono persone positive e negative, lo stesso è da oro. Io purtroppo ne ho trovata una che mi ha dato dei problemi». Poi spiegherà meglio i «problemi» nati dall'ex compagno, che «una volta era dolce è romantico e scriveva persino poesie. Poi è cambiato. Mi picchiava, è arrivato anche a minacciarmi di peggio. Pensi che mi sono anche ritrovata la macchina bruciata...». Ma questo è stato ancora dopo, quando la sfida giudiziaria tra Iris e il compagno siriano era già molto avanti, e Iman era già in Siria. - Perciò la donna ha paura, e lo dice chiaro: «Se toma è capace di tutto, lui. Ad un certo punto della trattativa avevo anche tentato un contatto diretto, tre giorni fa. Ma le condizioni erano terribili: "Toma in Italia da sola, ritira le denunce contro di me e allora riavrai la bambina". Come potevo accettare?». Da parte sua Khaled Ahmad ieri ha fatto sapere che tomerà certamente in Italia per rivedere Iman. Ma «seguendo le leggi e nel modo più corretto». Si dichiara stupito del ritomo di madre e figlia: «Io stavo seguendo l'iter giudiziario, che prevedeva le prossime udienze il 24 e 25 agosto. Invece mi trovo di fronte al fatto compiuto». Iman gli manca, «stavo sempre con lei, le sono molto affezionato». Un bravo padre, stando a quanto dice. Con due problemi da risolvere: Iman, 2 anni e mezzo, ormai approdata nella casa di Barzana, dove l'aspettavano la nonna Giovanna e il fratello Aron. E Martin, 11 anni, figlio di un'altra compagna italiana, Sonia Renzi. Anche lei decisa a riportarselo in Italia, ci ha provato nei giorni scorsi con un blitz a Tartus, per sentirsi dire dal bambino che lui preferisce restare con il papà, in Siria. «Sono storie in cui a pagare sono soprattutto i bambini», racconta 0 ministro Tremaglia mentre si improvvisa nonno adottivo e cerca - «trovatemi una brioche, qualcosa di buono da darle!» - di calmare questa bambina nervosa e stanca che scappa da tutte le parti urlando «mamma Iris, mamma mammaaaaaal! li». Cinquecento casi, dice il ministro. Lui progetta di creare un comitato che si occupi di questi bambini contesi, molti dei quali «vivono in Europa. E' una situazione vergognosa, che necessita di sforzi sul piano intemazionale. I politici devono occuparsi di queste cose, ma seriamente. Invece pensano solo al poterei E' il degrado della pohtica, la rinuncia ai valori». Ma ieri era contento. E Iris contentissima, non fosse per la paura che ha avuto qualche giorno fa, «quando per colpa del senatore Pedrini tutto stava per fallire. Sarei potuta tornare tre giomi fa, e la trattativa diplomatica era avviata per entrambi i bambini, la mia e il figlio della Renzi. Invece lui ha rovinato tut- to», con il viaggio lampo - falhto assieme all'altra ex compagna di Khaled Ahmad. Poi, tutto è precipitato, ma in bene. «Mi hanno chiamata dall'ambasciata per dirmi "vieni, abbiamo sistemato tutto, potete tornare in Italia". Era notte. Ho preso la mia piccola e me ne sono andata all'aeroporto». La diplomazia aveva vinto, e grazie a due consigheri che il ministro cita con affetto - «Rustico e Cascone. Bravissimi» - Iman ieri è tornata a Barzana, provincia di Bergamo, cioè Italia. - Con una brioche in una mano, e nell'altra la mano della mamma; che ripeteva «mi sembra ancora un sogno, davvero». Ha 33 anni, questa mamma. Ieri mattina ne dimostrava di più, per lo stress, la paura, e perché non aveva neanche un filo di trucco, e non aveva avuto neanche il tempo di pettinarsi. Niente a che vedere con le belle foto di quando si era appena innamorata di Khaled Ahmad, e le piaceva vestirsi all'orientale. Ma di tutto questo, ieri mattina, a lei non importava proprio niente. Iris Moneta con la figlia Iman all'arrivo all'aeroporto di Malpensa