Israele, la Corte Suprema blocca le deportazioni di Aldo Baquis

Israele, la Corte Suprema blocca le deportazioni OGGI VERRÀ' INCRIMINATO PER LE STRAGI MARWAN BARGHUTI, LEADER DI AL FATAH IN CISGIORDANIA Israele, la Corte Suprema blocca le deportazioni «L'esercito deve spiegare perché bisogna espellere i parenti dei terroristi» Aldo Baquis TEL AVIV Momenti drammatici si sono avuti ieri alla Corte Suprema di Gerusalemme quando tre palestinesi, familiari di terroristi, hanno presentato appello contro l'espulsione dalla Cisgiordania a Gaza, poche ore prima che essa entrasse in vigore. Il giudice Dalia Domer ha dato all'esercito due settimane di tempo per giustificare l'assoluta necessità di un provvedimento così drastico. E fra straordinarie misure di sicurezza Israele si accinge oggi a incriminare, presso il tribunale distrettuale di Tel Aviv, il leader di Al Fatah in Cisgiordania, Marwan Barghuti, membro del Consiglio legislativo palestinese e stretto collaboratore del presidente palestinese Yasser Arafat, catturato nel suo nascondiglio di Ramallah il 15 aprile da una unità scelta israeliana che da mesi lo ricercava. Barghuti è accusato di essere stato il cervello di due organizzazioni radicali legate ad Al Fatah, Tanzim e le Brigate dei martiri di AlAqsa. Un comunicato emesso ieri dal ministero israeliano della Giustizia lo definisce, prima ancora che il processo venga celebrato, «un arciassassino in contatto con noti terroristi come Nasser Awes e Raed Karmi», due comandanti locali delle Brigate. Torchiato dai servizi segreti israeliani un suo ex collaboratore, Ahmed Barghuti, avrebbe confermato che Marwan ha ispirato attentati suicidi. Secondo Jawad Boulos, uno degli avvocati difensori di Barghuti, la cattura del dirigente palestinese ha r. ppresentato una palese violazione del diritto intemazionale. «Marwan si presenterà in aula a testa alta, in quanto rappresentante eletto di un popolo impegnato nella lotta per l'indipendenza», ha anticipato. Ad accréscere il clima di preoccupazione sono giunte ieri le dichiarazioni rilasciate in Parlamento dal capo dell'intelligence milita- re, Àharon Zeevi Farkash, secondo il quale Arafat non ha rinunciato all'arma del terrorismo. Il generale ha allarmato i deputati quando ha rivelato che nuovi attentati palestinesi sono in fase di organizzazione: fra questi un mega-attacco con il ricorso a diverse autobombe. Proprio l'elaborazione di nuove forme di lotta contro Israele è in questi giomi al centro di un ampio confronto fra le maggiori forze pohtiche palestinesi. Parlando a nome dell'Anp Ahmed Abdel Raliman, un consigliere di Arafat, ha detto che «sebbene le operazioni di martirio (attacchi suiddi, ndr) abbiano un carattere eroico, capace di scuòtere Israele, dobbiamo limitarle ai soli Territori occupati per accrescere il sostegno intemazionale nei nostri confronti e isolare Sharon»'. Ieri Hamas e la Jihad islamica hanno replicato che «la resistenza non può essere limitata né disarmata» e hanno rifiutato di impegnarsi alla sospensione degli attacchi in Israele. Tuttavia il dialogo politico fra Al Fatah e gli islamici prosegue per definire a grandi linee un «consenso nazionae» che consenta la formazione di una nuova leadership unificata in cui - per la prima volta - anche Hamas e la Jihad islamica avrebbero incarichi di responsabilità. Su Hamas vengono esercitate pressioni non solo dall'ufficio di Arafat - cui l'intesa servirebbe molto per facilitare il lavoro del ministro degli intemi Abdel Razek Yìhia, impegnato in queste settimane a gettare le fondamenta di un nuovo servizio di sicurezza unificato - ma anche da Riad, che ritiene necessario sostenere questi sforzi di stabilizzazione. Ma da Damasco Khaled Mashal, dirìgente politico di Hamas, ha sottolineato che mentre le zone autonome palestinesi sono occupate dall'esercito israeliano, mentre migliaia di palestinesi sono tenuti prigionieri e mentre Israele attua una pohtica repressiva che include demolizioni di case ed espulsioni, sarebbe impensabile che gli islamici facessero concessioni di alcun genere. Il premier israeliano Sharon al Monte degli Ulivi per la commemorazione del ministro Zeevi, ucciso l'anno scorso —^