«Scorta a Biagi, ci furono negligenze a tanti livelli» di Fabio Poletti

«Scorta a Biagi, ci furono negligenze a tanti livelli» I PM DI BOLOGNA HANNO STABILITO CHE LA BUROCRAZIA NON FUNZIONO' «Scorta a Biagi, ci furono negligenze a tanti livelli» ndagati capo dell'antiterrorismo e prefetto Fabio Poletti inviato a BOLOGNA Fascicoli mai aperti malgrado le minacce e le sue richieste dì non essere lasciato solo. Dossier del Sisde dimenticati nei cassetti. Domande di revoca della scorta, avallate con un burocratico: «Nulla da rilevare». Negli uffici della Direzione generale di polizia e prevenzione i magistrati della procura di Bologna Antonello Gustapane e Giovanni Spinosa che indagano sulla mancata tutela a Marco Biagi hanno trovato carte e prove. «C'è da piangere pensando a quello che è successo», si lasciano scappare il giorno dopo aver firmato quattro nuovi avvisi dì garanzia per cooperazione in omicidio colposo con l'aggravante della funzione del pubblico ufficiale e l'omissione dì atti d'ufficio, che colpiscono il numero uno dell'Antiterrorismo Carlo De Stefano, il suo vice Stefano Berrettoni, il Prefetto di Bologna Sergio lovin'o e il Questore Romano Argenio, già indagato per il solo reato di omissione di atti d'ufficio. In cima al fascicolo dei magistrati bolognesi c'è una lettera inviata solo pochi giorni fa dalla Direzione generale di polizia. E1 la risposta'Burocratica, ^Ua richiesta di acquisire ^H'àM'ìl'fhscicolo dell' Antiterrorismo su Marco Biagi. E', a questo punto, quasi una ammissione di colpa dei vertici dell'ex Ucigos: «Non possiamo fornire il fascicolo richiesto, non sussistendo all' epoca un fascicolo su di lui». Ma non è la sola omissione su cui stanno indagando i magistrati dì Bologna che contano di chiudere l'inchiesta entro la fine di settembre. Ce ne sono altre, che dipingono un quadro di negligenze, sottovalutazioni e ottuse burocrazie dei più alti dirigenti della polizia, chiamati a tutelare la vita del giuslavorista ucciso sotto casa in via Valdonica, il 19 marzo di quest'anno. Una morte annunciata da un dossier del Sisde del dicembre 2001. Dove sì parla degli obiettivi sensibili delle Brigate rosse. Dove si indica nei consulenti del ministero del Lavoro i soggetti più a rischio. Dove il nome del professor Marco Biagi non c'è, anche se l'intelligence ne fornisce ampiamente un ritratto. Il dossier del Sisde finisce sul tavolo di Carlo De Stefano. Come direttore della •Polizia di prevenzione ha l'obbligo di trasmetterlo alle questure di tutta Italia. Non lo fa. Il perché lo dirà ai magistrati di Bologna a settembre, dopo che a fine mese gli avranno spedito l'invito a comparire. «Sono atti dovuti, a tutela degli indagati», spiegano in Procura. Ma si capisce che si riferiscono alla forma. Non alla sostanza. Quella c'è nelle carte che hanno trovato a Roma. Come i due fogli firmati da Stefano Berrettoni, il numero due dell'ex Ucigos. Portano la data del 25 settembre e del 5 ottobre. Quando a Marco Biagi erano già arrivate minacce telefoniche a casa e nell'ufficio all'università dì Modena. Quando lui aveva già inviato le e-mail al presidente della Camera Casini, al ministro Maroni e al suo referente in Confindustria Parisi, dopo aver saputo che le Prefetture di Roma, Milano, Modena e Bologna volevano togliergli la scorta. A Stefano Berrettoni tocca solo dare un parere. Lo fa in tre parole, scritte a biro: «Nulla da rilevare». Identiche contestazioni colpiscono il prefetto di Bologna Sergio levino. Il 30 agosto 2001 arriva nel suo ufficio un telegramma cifrato dal ministero dell'Interno. Il telegramma è indirizzato a tutte le questure. C'è scritto che da fonti riservate hanno appreso che ì consulenti e i dirigenti del gruppo industriale Zanussi-Electrolux potrebbero essere obiettivo di attentati terroristici. A Bologna anche per quésto ha la scorta il professor Luigi Mariucci, docente di Diritto del Lavoro come Biagi ed ex assessore della giunta di centrosinistra. Tra i consulenti della società, fabbriche nel Nord-Est, più volte sono stati ritrovati volantini delle Brigate Rosse e dei Nuclei Territoriali Antimperialisti, c'è anche Marco Biagi. Per i vertici della Zanussi", il giuslavorista bolognese ha studiato i contratti di lavoro a termine, i piani della flessibilità su cui aveva speso una vita di lavoro. Si capisce che potrebbe essere un obiettivo sensibile anche lui. Ma inspiegabilmente il prefetto di Bologna non segnala il telegramma al Comitato per l'ordine pubblico che decide sulle assegnazioni delle scorte e delle tutele. A settembre il comitato, mancando quella preziosa documentazione, decide che per Marco Biagi sono venute meno le esigenze di sicurezza. La richiesta di revoca della scorta viene spedita all'Antiterrorismo per il parere finale. Quello che dà con tre parole a biro, Stefano Berrettoni: «Nulla da rilevare». Via Valdonica a Bologna, dove Marco Biagi è stato assassinato dalle Br