Il giallo del bambino trafitto di Cristiana Pumpo

Il giallo del bambino trafitto SABAUDIA, L'AUTOPSIA ESCLUDE CHE SI TRATTI DI UN DELITTO Il giallo del bambino trafitto Non si trova la causa dell'incidente mortale Cristiana Pumpo SABAUDIA E' una morte ancora tutta da spiegare quella di Manuel Revelant. A distanza di oltre 36 ore dalla disgrazia non è ancora stato ritrovato l'oggetto che, l'altra sera a Sabaudia, ha trafitto il torace del quattordicenne di Gemona del Friuli. Ed è per questo che alla tragedia della morte di un ragazzino in vacanza si stanno sommando interrogativi dai confini inquietanti. Ieri sera è stata effettuata l'autopsia che ha fatto emergere una certezza: Manuel è stato colpito da un oggetto a punta quadrata che gli ha trafitto entrambi i polmoni. Il corpo contundente è entrato nel suo corpo per una profondità di 20 centimetri. L'agonia del ragazzo è durata al massimo 20 minuti. Il procuratore Giuseppe Chine è ormai certo che si sia trattato di un incidente, «ma rimangono ancora molti dubbi». Nella tenuta agricola sono stati trovati diversi attrezzi, compatibili con il tipo di ferita che ha causato la morte del ragazzino, però tutti questi oggetti erano puliti e nessuno aveva tracce sospette. Gli inquirenti cercano ancora nel podere dove c'è l'azienda zootecnica di Roberto Dapit, zio di Manuel, friulano anche lui. L'edificio è sulla statale 148 Pontina, in località San Vito, tra Sabaudia e San Felice Circeo. Nonostante le perlustrazioni in zona, durate ininterrottamente sin dal momento della tragedia, non è stato trovato alcun oggetto insanguinato. Si è sperato anche nel fiuto dei cani poliziotto che sono intervenuti nel pomeriggio di ieri, ma anche questi tentativi sono stati infruttuosi. «L'ipotesi è quella di un incidente, al momento non ci sono indagati - ha ripetuto ieri sera il sostituto procuratore di Latina, Giuseppe Chiné -, ma dobbiamo trovare qualcosa che lo confermi ed escluda altre possibilità». Altre possibilità, quali? Che qualcuno abbia nascosto l'oggetto che ha trafitto Manuel? Che l'agonia del ragazzino si sia protratta per qualche minuto ancora, il tempo sufficiente per chi gli è andato incontra di domandare che cosa fosse successo? Oppure che si cerchi di nascondere, per proteggerlo, un coetaneo che giocava con Manuel e che senzaaverne l'intenzione lo ha ferito a morte? «Non è un'indagine facile - ha spiegato il capo della Mobile di Latina, Andrea Cintale -; ci sono macchie di sangue vicino al luogo dove è stato-ritrovato il corpo, ma non lungo il tragitto». La maglietta di Manuel era intrisa di sangue ma la particolarità della ferita ha fatto sì che non ne uscisse molto. Il colpo è stato dal basso verso l'alto con una escoriazione alla base: come si trattasse di un oggetto ruvido e appuntito sul quale il ragazzo è caduto e che gli ha perforato il polmone. «Non ci sono testimoni oculari - ha spiegato ancora il sostituto procuratore Chiné -. Non sappiamo se sono trascorsi minuti preziosi in cui potere intervenire». L'unico ad aver visto il bambino ferito è stato lo zio; gli è andato incontro quando era già accasciato al suolo. «Secondo il suo racconto il nipote non aveva oggetti conficcati nel torace. Un fatto è comunque strano: nessuno ha chiesto a Manuel cosa fosse successo». Lo zio che lo ha soccorso non ha fatto questo tentativo, tanto meno i due figli di Roberto Dapit, uno di 22 e l'altro di 25 anni. Il primo era nella stalla, intento a pulire un macchinario, l'altro era assieme al padre nel capannone agricolo, posto sul retro dell'abitazione, e si è allontanato, in preda al panico, appena ha sentito Manuel urlare. La famiglia dei Dapit è molto conosciuta, agricoltori da sempre, da quando arrivarono dal Friuli nei territori appena bonificati dell'agro pontino insieme con tanti altri conterranei. Una, comunità, quella friulana del sud pontino, folta e solidale. «Uno dei pezzi di Friuli sparsi in Italia - come ha affermato Francesco Moro, presidente dei senatori della LegaNord - ai quali mi sento vicino in questo momento di dolore». In queste ore gli investigatori stanno valutando ancora il loro racconto e gli ultimi istanti di vita di Manuel che stava giocando, assieme al cane, nel giardino di fronte alla casa colonica e che è andato a chiedere aiuto ad uno zio perché aveva male al petto., Ieri sera i periti nominati dalla Procura della Repubblica di Latina (Gennaro D'Agostino e Tommaso Cipriani) 6 dalla famiglia Revelant (Giuseppe Schininà), hanno effettuato l'autopsia sul corpo di Manuel, fornendo ai magistrati le prime verità Sempre ieri, poco prima delle 17, sono arrivati i genitori del ragazzo, il papà Renato, cognato di Roberto Dapit, e la mamma Nadia Di Doi. «Era un ragazzo gioioso, innamorato di questo luogo, felice ogni volta che veniva qui ha raccontato una vicina -, giocava sempre con i bambini della zona. Poco prima che accadesse la tragedia lo abbiamo sentito cantare». I funerali si svolgeranno sabato a Ospedaletto, una frazione di Gemona del Friuli. M Anche le unità cinefile cercano l'oggetto che ha causato la morte del bambino