Il Brasiliano e l'Argentino storia di un rapporto difficile

Il Brasiliano e l'Argentino storia di un rapporto difficile IL FENOMENO NON HA MAI AMATO CUPER, CORDIALMENTE RICAMBIATO^ Il Brasiliano e l'Argentino storia di un rapporto difficile Il tecnico considera tutti uguali, il campione ha bisogno di sentirsi leader e dopo il trionfo mondiale ha sperato di prevalere nel cuore di Moratti retroscena ERA il novembre del 1981, da 5 mesi Magic Johnson si era legato ai Lakers per 25 anni di basket in cambio di 25 milioni di dollari, nonostante fosse mancato a 45 partite della stagione Nba precedente a causa di un guaio alla cartilagine del ginocchio. Un anno prima Paul Westhead, còach di quella squadra, aveva riportato il titolo Nba a Los Angeles dopo 8 anni e non immaginava di ricevere dal postino il peggiore dei telegrammi sui vivi: licenziato. Precipitatosi nella sede, Westhead entrò nella stanza di Jerry Buss, il presidente, mentre l'altro allargava già le braccia: «Non ti sopportava, mi ha detto: o me o lui. Come te ne trovo cento, come lui nessuno». Quel pomeriggio californiano in cui la showman nero che infiammava le star bianche di Hollywood scacciò il direttore d'orchestra sgradito, un bimbo brasfiiano di 5 anni inseguiva una palla di pezza nei vicoli putridi di Rio. Da quel giorno sono passati 21 anni: da Luis Nazario de Lima che era, il pupo povero s'è messo il mantello trasformandosi in Ronaldo, un'azienda che in una stagione accumula 12-13 milioni di euro tra ingaggio (5 milioni) e sponsor (Nike, Pirelli, Tim brasiliana e Brahma birra). Hector Cuper arrivò a Milano la scorsa estate con la fama di perdente di successo e la raccomandazione di riportare ordine in un bordello. Con lui atterrarono all'Inter anche colonnelli ringhiatiti, soprattutto Juan Alfano, il preparatore che Ronaldo ritiene responsabile dei continui infor¬ tuni muscolari e che avrebbe tenuto lontano a vantaggio dell'amico Patrone. A Ronaldo la novità non convince, sente l'aria viziata: perché Cuper è argentino (e tenerli mescolati con i brasiliani equivale a camminare sul filo di nylon a 3000 metri d^altezza), perché Cuper appartiene alla stirpe di chi considera il particolare un frammento dell'universale: la squadra e il gioco prima del singo¬ lo. Ronaldo? Se non come Gresko, importante come Toldo o Cordoba oppure Zanetti. Ronaldo, che sa vivere anche se lo sguardo non ipnotizzerebbe un bradipo, finse di capire l'antifona. Cuper non lo avrebbe di sicuro messo sul piedistallo: in allenamento, nello spoghatoio, nella formazione. A settembre, Ronaldo si sentì pronto per il gran rientro, la gente lo seppe dalle tv: «Per Parma spero di essere convocato». Cuper lo lasciò a casa: «Non è arrivato il suo momento». Il momento è 10 giorni dopo in Coppa Uefa, contro il Brasov, passa ima settimana e Ronie si ferisce la coscia in Romania. Lesione piccola in confronto allo strappo con Cuper del mese seguente. C'è Juve-Inter, Ronaldo commette sempre il solito errore, anticipando il dribbling con la lingua: «Sto benissimo, ma decide l'allenatore...». L'allenatore decide che Ronaldo non gioca e non va neppure in panchina. Cioè: Ronaldo non viene convocato, vorrebbe esplodere ma si limita a disertare l'allenamento della Pinetina riservato alle scamorze. La spiegazione dell'assenza arriva dal suo sito: «Ha mal di testa. Causato dalla mancata convocazione?». Dopo l'ennesima umiliazione («a Cracovia non è partita per lui») Cuper fìnge di mollare l'osso e lo lancia dall'inizio in Inter-Lecce: gioca 13 minuti e si rifa bua alla coscia di pollo. Toma con la Fiorentina, partendo dalla panchina: entra a partita tumulata (a favore dell'Inter), ma al posto di Vieri con il risultato di infastidire entrambe le star. Vieri (che voleva giocare accanto al compagno), il compagno (che pensava di mostrarsi finalmente affiatato con l'onnivoro Bobone). Ronaldo torna a crederci e Cuper lo rimette in riga, a Bergamo lo lascia ammuffire m panchina, condendo l'umiliazione con una frustata su ogni illusione: «Difficile trovargli un posto, l'attacco è al completo». In Europa Cuper gli riserva ima mozzarella scaduta: 10 minuti contro l'Ipswich, Ronaldo li gioca e poi lascia lo stadio senza farsi la doccia. Cuper (su pressione di Moratti) lo mette in campo a Brescia dal primo istante; l'altro coglie l'attimo, segna e risorge: 4 partite, 3 gol e il solito crac ai tessuti. Il rapporto si deteriora, la corda si sfilaccia: nel tepore di Palma di Maiorca, le fibre di seta fanno strap, Ronaldo decide di curarsi in Brasile, lontano dal «nemico» Alfano. La società finge di essere d'accordo, Moratti si lascia sfuggire un «abbiamo dato l'ok poco volentieri, Ronaldo non deve portare le cose a un punto di rottura». Rottura con Cuper, che si lega al dito la provocazione e a Bologna vuota il sacco: «Ronaldo rientrerà quando deciderò io. Devo pensare alla squadra, non a lui: nell'Inter non c'è nessun salvatore. E nessun Dio». A Cuper risponde Peissao, preparatore della nazionale brasiliana: «Con Ronaldo l'Inter ha usato metodi superati». Il tecnico accetta il duello: «Non tutto il bene viene da Ronaldo. Luì è un'arma, non Tanna scudetto». Lo scudetto finisce alla Juve quando l'Inter lo sente già sul petto, le lacrime di Ronaldo (sosti- tuito) all'Olimpico fanno il giro del mondo. Quando il mondo, appunto, incorona Ronaldo campione dei campioni (Yokohama, 30 giugno, due gol alla Germania) il Fenomeno pensa alla vendetta da servire fredda. Fa passare 40 giorni e pianifica partendo dal suo punto di vista: Cuper ha perso lo scudetto, io ho vinto il Mondiale. E poi sono il Magic Johnson del calcio: Moratti chi volete che scelga? Moratti non ha scelto, si è fermato prima, stranamente. Ha spedito il maggiordomo ad avvertirlo che nelle prossime ore prolungherà il contratto di Cuper fino al 2005. Il quale per chiuderlo all'angolo - gradirebbe integrare la comunità argentina ali Inter: preso Almeyda, insegue Kily. Quanto a Ronaldo, che vada al Real Madrid, se gli spagnoli abboccheranno al bluff. Scolari, et del Brasile, sostiene che non tornerà jpiù incantatore al lOO'Ji, la sua camera specchio fedele di un calvario a singhiozzo. All'Inter è saltata la mosca al naso e dei 200 miliardi richiesti ora si accontenterebbero della metà. Al Real, non a caso, Ronaldo ha trovato il portone sbarrato. «Non è Zidane, e neppure Figo». Dovrà rassegnarsi a Cuper, se accetterà la regola indigesta del generale: Ronaldo è uno, nessuno, centomila. Il giocatore nonostante la catena di infortuni e la forma precaria ha sempre preteso di essere titolare ma ha subito molti no A gettare benzina sul fuoco le accuse del bomber contro il preparatore voluto dal tecnico che sarà confermato fino al 2005 O^ eader atti R011 i tto e subito agli dal t iIl Fenomeno ora deve riconquistare i tifoe trovare un'intesa con il tecnico argentIl giocla catee la foha semdi essema haposto, l'aEuropa mozzarecontro l'e poi lascdoccia. Moratti) Brescia dli l' a O v*f J e la rso rie no a a a a con solo dovrà cosa o: il on la agare da Bruna e riconquistare i tifosi on il tecnico argentino Ronaldo e Cuper visti da Bruna Il Fenomeno ora deve riconquistare i tifosi e trovare un'intesa con il tecnico argentino