(ila salute del dipendente va tutelata»

(ila salute del dipendente va tutelata» GUARDIA STRESSATA COLPITA DA INFARTO, ARGUS COLPEVOLE (ila salute del dipendente va tutelata» il richiamo al datore di lavoro nella sentenza di un processo Lo stress e i turni massacranti possono portare all'infarto del dipendente. E alla condanna del datore di lavoro. Come è accaduto al responsabile dell'Argus, Leopoldo Uccellini, che un mese fa si è visto infliggere sei mesi di carcere per lesioni personali ai danni di una guardia giurata. Un verdetto che ha destato scalpore, e che potrebbe fare da «sentenza pilota» in un campo piuttosto inesplorato. Lo stress da lavoro non è certo una novità, anzi, ma è la prima volta che viene indicata come causa o almeno concausa dell'infarto. Ora il giudice Giuseppina Leo, che ha condannato l'istituto di vigilanza, spiega i motivi di quella sentenza, traccia ima linea nuova nell'approccio verso la malattia del lavoratore. C'è prima la storia dell'inchiesta portata avanti dai pm Guariniello e Sara PaneUi. Luigi D., la parte lesa, che ora ha 49 anni. aveva più di un problema fisico, già quando venne assunto dall'Argus nel '77. Un incidente stradale nel '74 gh aveva lasciato un'invalidità del 40 per cento. Poteva benissimo fare la guardia giurata, ma possibilmente in ufficio. «Senza turni Stress e turni massacranti possono portare all'infarto del dipendente. E alla condanna del datore di lavoro. E'accaduto al responsabile dell'Arguschesi è visto infliggere sei mesi di carcere per lesioni personali ai danni di una guardia giurata massacranti all'esterno - ha detto il suo legale Laura D'Amico al freddo e di notte. Aveva fatto più volte presente che si stancava troppo a stare di guardia davanti ad ima fabbrica o ad una banca, anche per dodici ore di fila, specie di notte, quando la tensione diventa più forte». La guardia ha raccontato: «Ero costretto a fare lo straordinario... lì dovevi essere per forza disponibile, non si poteva rifiutare, io delle volte facevo il giomo, la notte e poi anche il giorno successivo senza interruzione... se mi fossi rifiutato avrei avuto le ritorsioni. Devo anche riconoscere che l'Argus mi ha dato da vivere per venti anni». Poi era arrivato l'infarto nel settembre '95, mentre era di guardia davanti ad un'agenzia a Mirafìori ed aveva resistito fino al mattino, con quel forte dolore al petto. Un accertamento medico lo aveva dichiarato non più abile al lavoro. Era stato lasciato a casa. Allora si era rivolto alla Procura. Era seguito il processo, uno scontro duro tra l'accusa e il difensore Gian Paolo Zancan: «Gh stessi consulenti del pm hanno scritto che la parte lesa aveva problemi di ipertensione e disturbi vascolari: tutti fattori di rischio per un infarto. Ritenere come ha fatto il giudice che anche un fattore incerto come lo stress lavorativo abbia avuto un'incidenza nell'infarto è inaccettabile». Il giudice Leo risponde in sentenza: «Il datore di lavoro che non si fa carico di salvaguardare la dignità, la salute, la sicurezza del proprio dipendente, mortificando le sue aspettative, contribuisce a produrre nel lavoratore una progressiva sfiducia nelle proprie capacità, nonché stati di depressione e si può rendere responsabile di eventuali malattie professionali». E richiama le conclusioni dei consulenti del pm, Panataro e Bosia: «Si può ritenere che fossero presenti prima della comparsa della malattia coronarica sia una patologia depressiva che uno stato di stress cronico conseguente all'attività lavorativa svolta». E mettono l'accento su una possibile correlazione tra l'ansia, la depressione, le nevrosi fobiche e la malattia di cuore. E poi: «Il timore di aggressioni e le intemperie vengono a completare il complesso di cause che non possono non essere considerate alla base di un evento infartuale». Per concludere che lo «stress da lavoro può diventare una delle concause dell'infarto miocardico».

Persone citate: Bosia, Gian Paolo Zancan, Giuseppina Leo, Guariniello, Laura D'amico, Leopoldo Uccellini, Luigi D., Panataro, Sara Paneui