Le magiche lingue di acqua e terra sul delta del Mekona di Fabio Galvano

Le magiche lingue di acqua e terra sul delta del Mekona IN BARCA AL CONFINE TRA VIETNAM E CAMBOGIA Le magiche lingue di acqua e terra sul delta del Mekona REPORTAGE Fabio Galvano BASTA guardare in basso, mentre l'aereo scende verso l'aeroporto di Hanoi, per capire che il Vietnam vive d'acqua, che quest'intera regione - quindi anche la Cambogia, più a Sud - non sarebbe la stessa senza le grandi piogge che ogni anno l'investono in primavera e nel periodo estivo (sovente un violento acquazzone di mezz'ora in una giomata altrimenti gradevole). Grazie alla pioggia, all'abbondante sole e al caldo che dura tutto l'anno, si fanno tre raccolti di riso l'anno; quattro nel Sud, attorno a Saigon, che è ancora più caldo e piovoso. Ed è proprio questa prima immagine, delle donne chine nelle risaie con i loro cappelli di paglia a forma di cono, ad accompagnare il primo tragitto in terra vietnamita dall'aeroporto di Noi Bai verso la capitale. Grandi specchi d'acqua con le piantine verdi che forano la superficie; ma tutte di lunghezza diversa, perché non c'è una «stagione del riso», come da noi: ciascuno semina il suo appezzamento appena si è finito il raccolto precedente, in un'interminabile catena di montaggio alimentare che da sempre è la forza delle genti della pianura. Acqua e riso dovunque. Ma è a Sud, poco lontano dalla Saigon che invano dopo la guerra i vincitori del Nord hanno cercato di ribattezzare Ho Chi Minh, che si coglie in modo più completo il senso che ha, per i vietnamiti, il concetto di «vivere sull'acqua». Sul delta del Mekong vive un Vietnam povero e antico, non ancora travolto - se non in piccola misura - dal boom turistico che sembra oggi coinvolgere l'intero Paese e che rischia, nel giro di pochi anni, di stravolgere caratteristiche sedimentate attraverso i secoli: la Cina insegna. Ci sono interi villaggi che vivono accanto all'acqua, sull'acqua, dentro l'acqua, fra le anse dei mille rami di questo fiume che faticosamente cerca la via del Mar Cinese Meridionale snodandosi attraverso isolotti di palmizi e acquitrini di bambù: villaggi di barche, che hanno nel grande fiume una fornitura costante di acqua corrente e una cloaca, un'immensa vasca da bagno e una lavanderia sempre aperta, uno spazio di giochi per i bambini e un'abbondante pescheria. Tutto in uno; ma chi vive lì, a quanto pare, non ci fa caso. Probabilmente nasce già con gli anticorpi per combattere qualsiasi infezione in agguato fra quelle acque limacciose. Il Mekong è anche sicurezza. Basta guardare quelle rive fangose, la folta vegetazione che si corica nell'acqua, per capire perché gli americani con le jeep e i carri armati non riuscirono mai a controllare i villaggi di questa regione; come neppure gli elicotte- ri - diventati per necessità il cavallo di battaglia in quella guerra sciagurata - riuscissero a penetrare più di tanto per bloccare il continuo flusso dei vietcong che fiancheggiavano l'armata del generale Giap. Soltanto chi vive da sempre in quel dedalo d'acqua può ritrovarcisi. Ora, in tempo di pace, il delta del Mekong non è più teatro di agguati, ma un formicaio dove gente misera ma operosa combatte una quotidiana battaglia per l'esistenza, dove i precetti del regime comunista di Hanoi giungono smorzati e rarefatti se non addirittura stravolti. Scendendo il fiume verso Vinh Long, su una di quelle lunghe imbarcazioni sottili a motore con la prua a muso di drago che sempre più numerose accomodano un flusso turistico in crescita esponenziale, interi villaggi scorrono sulle sponde. Capanne di bambù appena rinforzate da quattro assi si aprono al visitatore l'accoglienza è totale, incuriosita, sincera - per rivelare piccole aziende familiari nelle quali si producono pesce secco o riso soffiato dolce, oppure la celebre «carta di riso» che serve per avvolgere gli involtini primavera. Non ci sono marciapiedi e allora gli immancabili chioschetti dove si mangia sono su palafitte, in un TOUR ACCOMPAGNATI a I prezzi variano di continuo, in alta stagione da 6 936 a 1250. Esistono numerosi percorsi organizzati {eaccompagnati, è Importante), con prezzi medi attorno a 6 70 al giorno. La Promotur(011.3096363)si specializza in questo tipo di viaggi: contatti diretti con Mauro Barattino, trai maggiori operatorcon sede a Saigon. brulichio di donne sempre col cappello a cono, con la maschera sul volto e i lunghi guanti fin sopra i gomiti (per proteggersi dal sole, dicono). E poi, nel mezzo, il mercato. Un mercato sull'acqua, con barche ancorate e altre in continuo movimento: una specie di suk galleggiante, la stessa convulsa atmosfera dei mercatini che bordeggiano le vie di ogni città o paese vietnamita. Un inno all'arte di arrangiarsi. Ma a differenza dei mercati galleggianti della Thailandia, dove ogni barchetta offre una varietà di merci, qui ciascuno si specializza e vende un solo prodotto, bene indicato dall'insegna che consiste in un palo cui è appeso un campione. C'è così, su barche che fungono anche da casa, lo spaccio delle magliette con una t-shirt appesa al pennone, quello delle spezie, delle banane, dei cavoli, dei pesci, persino degli uccellini con una gabbietta in bella mostra. Un commercio perenne; ma sull'acqua. E se capitate da quelle parti, non mancate l'isolotto di Cai Be, dove in un vecchio edificio coloniale miracolosamente sopravvissuto a tutte le guerre c'è ora un delizioso ristorante con tutte le specialità ittiche del grande fiume. Il villaggio galleggiante sul lago Tonle Sap è ancor più surreale. E' a pochi chilometri da Siem Reap, la città della Cambogia che è meta d'obbligo, circondata com'è dagli splendidi e mozzafiato templi di Angkor, in un viaggio nella vecchia Indocina. Sul grande lago, infatti, non si vedono le rive se non in lontananza: i pescatori vivono nel mezzo, sulle loro barche. Fatte salve una mezza dozzina di case galleggianti adibite al traffico turistico, l'immancabile spaccio di souvenir dove se hai voglia ti puoi far fotografare con un pitone attorno al collo e se non stai attento una scimmietta ti sottrae con fulminea destrezza gli occhiali, in questo regno di palafitte e di barconi galleggiano la scuola, la chiesetta, lo spaccio alimentare. E tutto attorno le barche con le loro reti da pesca affondate nell'acqua limacciosa. Quando scendono a valle le acque delle grandi piogge il livello del Tonle Sap s'innalza di molti metri. Scompaiono quindi intere lingue di terra che, nella stagione asciutta, segnano il percorso da Siem Reap. Si spiegano così, per esempio, le case su palafitte ai bordi di una polverosa strada rialzata come una diga. Il lago in piena diventa immenso, fino a coprire il territorio che lo separa dal Mekong e formare un unico immenso bacino dalla Cambogia al Vietnam. Per chi vive sull'acqua ecco, una volta l'anno, una naturale arteria d'acqua, lungo la quale, fino a Saigon, fioriscono traffici e scambi che ignorano i confini della politica. UN'INTERA AFFASCINANTE REGIONE CHE NON SAREBBE LA STESSA SENZA LE GRANDI PIOGGE CHE OGNI ANNO L'INVESTONO IN PRIMAVERA E NEL PERIODO ESTIVO In un viaggio nella vecchia Indocina, da non perdere il villaggio galleggiante sul lago Tonle Sap, a pochi chilometri da Siem Reap, la città cambogiana meta d'obbligo, circondata com'è dagli splendidi templi mozzafiato di Angkor

Persone citate: Mauro Barattino