Propaganda fondamentalista a Torino, indaga l'Fbi di Massimo Numa

Propaganda fondamentalista a Torino, indaga l'Fbi AL MUJIAHIDAH HA LA REDAZIONE A CARMAGNOLA Propaganda fondamentalista a Torino, indaga l'Fbi Controlli sulla rivista di un senegalese: ho conosciuto Bin Laden, aiuta i poveri Massimo Numa CARMAGNOLA Prima la Digos. Poi, in ordine. Finanza, carabinieri e l'Fbi. AbdulQadir Fall Mamour, un sociologo senegalese che abita a Carmagnola, un piccolo centro vicino a Torino, è uno degli uomini più controllati d'Italia. Gli americani lo hanno interrogato a lungo dopo un viaggio in Svizzera; lo racconta lui stesso, neppure troppo preoccupato. Per quelli come Fall Mamour, sospetti di essere legati al terrorismo islamico, è nato un orribile neologismo: sono uomini «attenzionati», cioè oggetto di una particolare «attenzione» da parte dello Stato che li ospita. Sono molte le indagini, non solo a Torino, e non solo da parte dagli inquirenti italiani, sulla presenza dì organizzazioni islamiche estremiste, in qualche modo collegate, o semplicemente nell'orbita, di Al Quaida. Il caso del sociologo sposato con un'italiana convertita, è uno di questi. Interrogato mille volte, fermato e sottoposto a minuziosi controlli ogni volta che abbandona la sua casa di Carma¬ gnola, per i suoi viaggi di.lavoro, pedinato e fotograto «dalla polizia, dalla Digos, credo», adesso racconta dì avere «appena consegnato» una copia del suo giornale, «Al-mujahidah», su richiesta, anche ai carabinieri. Non nasconde la sua ammirazione per Bin Laden («Un uomo profondamente religioso che da sempre aiuta i poveri e gli oppressi») e si considera, comunque, un suo «sostenitore», pur prendendo le distanze «dagli attentati dove possono rimanere vìttima i civili, cioè le persone innocenti». «Al-mujahidah» è un periodico dì opinioni giuridiche, scritti e testimonianze per la donna musulmana. Redazione a Carmagnola, vìa Tetti Grandi 12, direttrice responsabile Umm Yahya 'Aisha Barbara Farina, un'italiana da tempo convertita all'Islam. Editore, Abu Sayyaf. Letteralmente è un nome proprio arabo, in realtà qualsiasi musulmano identifica Abu Sayyaf in un gruppo terroristico, nato nelle Filippine e attivo in tutto il mondo, anche in Europa, specie nel Regno Unito e in Germania. Si precisa che «il giornale è stato stampato con il contributo della «FadlAllah Islamic Investment Company Ag Private Banking». C'è un sito Intendet, web.ìscali.it/ìsiainìqra, dove compare una selezione dei servizi; e-mail ummyahya2002@hotmaìl. com; fax 0119727252. E' gratuito, viene distribuito nelle moschee torinesi e nei centri culturali islamici. Nel numero di luglio-agosto 2002, nell'ultima pagina c'è la ricetta dell'Aush, agnello afghano con spinaci e yogurt. La copertina, invece è per Al Khattab, mitico comandante ribelle in Cecenia, ucciso recentemente dai russi. Un martire della Jihad. A pagina 6 un lungo servizio, dal titolo «La fine dell'America è imminente», preceduto da un versetto del Corano e da un'aforisma di Shaick Usama Bin La din. Segue un inserto dedicato a Oriana Fallaci, accusata di razzismo. Il suo volto, riprodotto sulla copertina de «La Rabbia e l'Orgoglio» è stato cancellato. Seguono un inserto sulla Fatawa (responsi giuridici) e alcuni articoli dedicati al comportamento della donna musulmana, come indossare il velo, la questione dei cosmetici sì o no («Devono essere vegetali e sì possono utilizzare solamente per rallegrare il marito. Lo smalto sulle unghie? Sì può tenere, però - se sì deve uscire dì casa - si devono indossare i guanti), le lettere. Nel numero di ottobre 2001, comparso pochi giorni dopo l'attentato alle Twin Towers, la copertina è tutta per Bin Laden. La seconda mostra una foto di George W. Bush. Didascalia: wanted, live or dead, commander of crusade, cioè ricercato, vivo o morto, comandante della Crociata», tìtolo: «Io sto coi Talibani». La firma è del direttore. A pagina 11, il decreto dei Talibani che giustifica, sotto il profilo religioso e teologico, la distruzione dei «Buddah di Damyan». In un inserto riservato ai bambini, a pagina HI, una poesia di Hamza Bin Laden, uno dei 17 figli di Usama, che inneggia alla distruzione dell'America. Le accuse contro di lui sono solo un'invenzione dei «kuffar», gli infedeli. A dicembre 2001 la Jihad contro l'America è il tema dominante, ossessivo. «Ecco gli orrori di Mazar-isharif». A pagina 24 un appello di Ayman al-Zawahiri, uno dei capi di Al Oaeda e un'altra intervista di Usama bin Laden, in cui lo sceicco, superate le prime titubanze, giustifica l'attacco alle TT, come reazione alle stragi Usa ai danni dei musulmani. Infine la «dichiarazione di guerra» contro gli americani che «occupano la terra dei due luoghi Santi, per espellere i miscredenti dalla penisola araba». Per questo, ed altro, AdbulQarid Fall Mamour è «sotto osservazione». Trovare una pubblicazione così, in tutto l'Occidente, non è facile. Tra i servizi pubblicati interviste al teorico della guerra santa Titolo di un editoriale «lo sto con i taleban» Lo sceicco Osama bin Laden. A sinistra alcune pagine della rivista pubblicata a Torino da un senegalese finito anche nel mirino dell'Fbi.