Furti e spionaggio, presa banda di hacker

Furti e spionaggio, presa banda di hacker MILANO, TRA I 14 PIRATI INFORMATICI INDAGATO UN SEDICENNE Furti e spionaggio, presa banda di hacker Avevano vio ato anche i siti de a Nasa e dell'esercito Usa Silvano Rubino MI1AN0 C'era una volta il piccolo genio infonnatico, autodidatta ed estroso, sohtario e imprevedibile, capace di acquisire capacità così sbalorditive da violare anche i sistemi considerati più sicuri. Una figura romantica di hacker, che nelle sue scorrerie piratesche desiderava più che altro dimostrare che lui era «il migliore» e che nessun sistema è davvero un fortino inattaccabile. Nulla di più lontano dalla banda sgominata dalla Guardia di Finanza di Milano. Quattordici professionisti della pirateria informatica - capaci di violare i siti della Nasa, dell'esercito e della marina americane - che avevano trasformato l'hackeraggio in un fiorente business da parecchie migliaia di euro, sconfinando probabilmente anche nello spionaggio. Due gruppi di pirati, autobattezzati con gli appellativi di «Mentor» e di «Reservoir dogs» («Le Iene» del film di Tarantino), provenienti da diverse regioni italiane, sono stati individuati e denunciati dagli uomini delle fiamme gialle, su ordine del pm di Torino, Cesare Parodi. Hanno dai 16 anni in su, sono studenti, ingegneri elettronici, giovani frequentatori di centri sociali, consulenti per la sicurezza informatica. Uno dei pirati è il responsabile della sicurezza informatica di un importante internet provider italiano, un altro - quello che viene cdnsiderato dagli inquirenti il «cervello» del gruppo - ha la stessa funzione in una nota azienda di consulenza del settore di Torino. Le distanze contavano poco. Internet era il loro «covo» virtuale, il mezzo con cui mantenevano i contatti e si scambiavano informazioni. Due i settori principali della loro instancabile attività. Quello commerciale, innanzitutto. Un fiume di soldi che usciva dalle falle della galassia telematica che loro stessi praticavano. I pirati avevano imparato a clonare carte di credito per fare importanti acquisti on-line, arrivando addirittura a creare codici virtuali di carte di credito inesistenti. Una vera manna di merce gratuita nelle loro case, che poi probabilmente veniva rivenduta. Poi c'era la fiorente attività di smercio (a 300 euro l'ima) di smart card di ^éle+ e Stream, ottenute decodificando il nuovo sistema di trasmissione via sateUite «Seca 2», considerato - sino a ieri - a prova di contraffazione. 114 erano anche specializzati nel fiuto di file e programmi che poi, dopo averli opportunamente rimaneggiati, vendevano a ignari clienti convinti di acquistare software personalizzato. Non mancava anche il settore «creativo» della premiata ditta: fabbricazione e vendita di dvd di film (come Scooby-doo e Spider Man), ancora prima che arrivassero nelle sale cinematografiche. Le operazioni, in alcuni casi, partivano dai computer di ignari clienti dei consulenti informatici, utihzzati come «teste di ponte». In altre circostanze, i sistemi di sicurezza installati nelle reti di aziende e privati nascondevano, in realtà delle «backdoor» (ingressi secondari) a disposizione degli hacker per le loro attività «collaterali». Molti dei file rubati venivano nascosti sui sistemi di Università italiane, utihzzati come «depositi» virtuah da cui poi i pirati attingevano a piacere. Una straordinaria perizia tecnica, messa al servizio dell'illegalità. Truffe informatiche, fabbricazione di virus con la nota tecnica del «cavallo di Troia», furti di prove di esame ad uso e consumo degli studenti del gruppo. Ma - ed è questo il secondo settore, quello più inquietante, dell'attività dei pirati - anche intrusioni in siti come quello della Nasa, dell'Us Army, dell'Us Navy e in quello di una nota azienda americana che produce «firewall», cioè proprio i sistemi di sicurezza per le reti informatiche. Anche se gh inquirenti si trincerano dietro un secco «allo stato non ci sono elementi per affermarlo», la parola che viene in mente è, inevitabilmente, «spionaggio». Sembra difficDe escluderlo, visti gli obiettivi presi di mira e visto anche che la segnalazione agli inquirenti itahani è arrivata dal Secret service del dipartimento del Tesoro americano, che ha scoperto intrusioni sospette in siti governativi e militari partite da utenze italiane. L'inchiesta, cominciata l'S ottobre, è ben lontana dal considerarsi conclusa. 114 pirati, accusati di una serie di reati informatici, rischiano pene fino a otto anni di reclusione. La Guardia di Finanza con alcuni computer sequestrati

Persone citate: Cesare Parodi, Mentor, Secret, Tarantino

Luoghi citati: Milano, Nasa, Torino, Usa