Molotov al G8 la verità in un filmato di Alessandra Pieracci
Molotov al G8 la verità in un filmato DOPO GLI INTERROGATORI Molotov al G8 la verità in un filmato Alessandra Pieracci GENOVA Tutti gli alti vertici della polizia dì Stato (con un paio dì eccezioni), gli stessi che, nelle loro precedenti dichiarazioni, a quanto pare non avevano mai ammesso di aver avuto a che fare con le false prove esibite dopo l'irruzione alla Diaz, sarebbero ora smentiti da una serie dì immagini inequivocabili. All'inizio del periodo feriale che rallenta l'attività della giustìzia inquirente, l'inchiesta sulle violenze e sui misteri dei giorni del G8 registra un passo avanti sulla lìnea portata avanti dai magistrati. La ricostruzione è faticosa e diffìcile, ma in quelle centinaia e centinaia dì ore dì filmati ì pm hanno trovato inquadrature interessanti. Il primo vìdeo è stato mostrato agli indagati convocati martedì per nuovi interrogatori ed eventuali confronti, ma ci sono altre immagini che permetterebbero di stabilire presenze e movimenti. Nelle riprese che hanno messo in imbarazzo più d'uno sì vedono gli alti funzionari riuniti fuori della Diaz e la discussióne sembra riguardare .un mS/ólubro, à quanto pare témitb in mano da Luperi, attuale capo dell'antiterrorismo ed allóra vice''di'ta Barbera, che contiene due bottiglie: sono le molotov ritrovate in corso Italia e poi fatte riapparire a giustificare l'irruzione nella scuola, degenerata in un pestaggio. Le riprese smentiscono tutti i «non so», «io non le ho mai viste», «mi è stato riferito da qualcuno». Vacilla, al momento, la compattezza necessaria per indirizzare responsabilità e colpe in un'unica direzione, cioè il Reparto mobile romano comandato da Canterini con il vice questore aggiunto Pietro Troiani (dello stesso Reparto mobile) coinvolto nella costruzione delle false prove. Fino ad oggi nessuno, nemmeno un semplice agente, sì è fatto vivo per dire di aver visto quelle molotov all'interno della Diaz, o quanto meno per indicare qualcuno che abbia detto dì averle ritrovate. E forse le bottiglie trovate in corso Italia e portate da un autista in via Battisti non sono mai nemmeno entrate nella scuola, diventando subito l'argomento dì un «vertice» improvvisato. Martedì Troiani si è avvalso della facoltà dì non rispondere, vanificando ogni possibilità di confronto con gli altri indagati convocati per l'interrogatorio: il capo del Servizio centrale operativo Francesco Gratterì (scortato, per tutta la giornata trascorsa a Palazzo dì Giustizia, dalle 10,30 fin oltre mezzanotte, dal capo della Mobile genovese, incaricato delle indagini sulle false prove), il suo vice Gilberto,, Caldarozzì, l'ex capo della Digos genovese Spartaco Mortola, il vice questore di Bologna Lorenzo Murgolo, il commissario romano Massimiliano Di Bernardini. Tranne Troiani, Murgolo e Dì Bernardini, tutti gli altri avrebbero visionato il filmato, e qualcuno avrebbe «completato» e «perfezionato» le precedenti dichiarazioni. Ma ci sono altre registrazioni per definire il mosaico, dopo la pausa feriale. Intanto ì pm Enrico Zucca e Francesco Finto hanno disposto accertamenti per scoprire a chi appartengono tre firme illeggibili delle 15 che appaiono nel verbale dì sequestro delle bottìglie incendiarie. I magistrati acquisiranno anche i tabulati dei cellulari dei funzionari indagati.
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