SOLITUDINE DEGLI ARBITRI di Marcello Sorgi

SOLITUDINE DEGLI ARBITRI SOLITUDINE DEGLI ARBITRI Marcello Sorgi LO scontro al Senato sulla reintroduzione del «legittimo sospetto» nel codice di procedura penale ha ormai superato il livello di guardia. Ma non è solo la durezza della battaglia tra maggioranza e opposizione o la trasparenza dì interessi personali nella partita ih corso, a colpire. L'aspetto nuovo e oltremodo preoccupante è che la guerra dentro e fuori Palazzo Madama rischia di travolgere il presidente del Senato, impegnato per giorni in ima diffìcile mediazione tra maggioranza e opposizione e, dopo il fallimento della trattativa, bersaglio di un attacco frontale del centrosinistra, che lo accusa di esser venuto meno al suo niolo di arbitro aprendo la strada all'approvazione della «legge Girami». In occasione della cerimonia del Ventaglio, e in assenza dei capigruppo dell'opposizione, che hanno disertato l'invito, Pera ha reagito con toni perfino esagerati. Alla vigilia dello scontro finale in aula, la solitudine e la condizione incresciosa in cui versa la seconda carica dello Stato sono emerse così. In toni appena più felpati e a ruoli capovolti, da mesi, anche a Montecitorio, il presidente della Camera Pierferdìnando Casini è soggetto allo stesso genere dì pressioni: per aver fatto trapelare dissenso, dgJJa maggioranza dì centrodestra che lo ha espresso, su vari punti, dalla legge sugli immì- rti a quella sulfecondazione artificiale, o aver rinviato la nomina dei vertici Rai resistendo ai diktat del governo, Casini ha avuto applausi dall'opposizione e ha visto aumentare la frequenza delle vìsite dì Berlusconi, fino a ieri. Che tutto questo non agevoli il necessario ruolo imparziale dì un presidente di assemblea parlamentare, è logico, ma nessuno se ne preoccupa. E se a Pera è toccato un velenoso avvio d'estate, per Casini già si preconizza l'autunno caldo. \ Ma anche per Ciampi non è un periodo tranquillo. Il Capo dello Stato, il primo e il più autorevole degli arbìtri, ha dovuto esercitare, su pressione dell'opposizione, ima forte opera di «moral suasion» sulla maggioranza per convìncerla ad accettare un rafforzamento della legge sul conflitto dì interessi. Quando alla fine, sotto forma dì emendamenti, questi suggerimenti sono passati, l'opposizione ha scaricato in blocco il testo e gli emendamenti, sostenendo qhe l'unica vera garanzia sarebbe l'ineleggibilità del titolare dì reti tv, alias Berlusconi. Il Presidente della Repubblica, a segnalare la sua continua attenzione IL POLO COMCasini pranza«Bisogna andAugusto Minzoli ATTO con il premier are avanti» A PAGINA 3 al tema delicato delle libertà pohtiche, dì opinione e dì informazione, ha rivolto un messaggio alle Camere. La replica del Parlamento è stata una discussione ad aule semivuote. Inoltre, da ogni parte, sono arrivati sul Colle inviti contrapposti a firmare 0 a non firmare leggi approvate o all'esame del Parlamento: come se fosse, questo, un lìbero arbitrio del Presidente, e non una facoltà regolata dettagUatamente dalla Costituzione. Non è un mistero che in entrambi gli schieramenti ci sia chi pensa che questo contìnuo strattonamento degli arbitri e delle più alte cariche dello Stato sia, non solo conveniente, ma un effetto obbligato della nuova stagione maggioritaria: da sviluppare o da contrastare, secondo ì diversi punti dì vista, ma sempre con uguale energìa. Purtroppo ima simile scuola dì pensiero, se davvero, come sembra, dovesse affermarsi, è portatrice dì rischi pesanti, fino al collasso delle istituzioni. Invece, in un sistema, nuovo finché si vuole, ma nel quale i due schieramenti non si riconoscono a»cora piena e recìproca legittimazione, è indispensabile che il peso della garanzìa degli arbitri cresca e si consolidi: e questo non può avvenire se il ruolo dei garanti non gode di un rispetto assoluto. Qui non sì tratta dì rimpiangere l'antica saggezza della Pri- n ma Repubblica, in cui una Camera, per patto non scritto, era presieduta da un uomo della maggioranza, e l'altra da uno dell'opposizione. Né ricordare che all'interno dì quel patto, senza mai mettere in gioco il prestigio dell'istituzione, presidenti del Senato come Cossiga potevano arbitrare lo sqontro sulla scala mobile, finito a botte, con senatori feriti; e presidenti della Camera come la lotti potevano toghere la parola a leader come Berlinguer. La mediazione dì Pera sul legìttimo sospetto può risultare necessaria o indispensabile, utile o inutile: ma il giudìzio sul presidente, che legittimamente l'ha arbitrata, non può dipendere dall'esito della trattativa. I deputati vicini al presidente della Camera devono essere liberi dì votare in dissenso dalla loro maggioranza, in coscienza, perché è la Costituzione, e non l'amicizia con Casini, che lì garantisce. Sarebbe giusto, se mai tornerà il momento delle grandi riforme, ripartire dì qui: affidando magari obbligatoriamente l'elezione dei presidenti delle assemblee a maggioranze larghe e qualificate, e non volatili come quelle dì questi anni. IL POLO COMPATTO Casini pranza con il premier «Bisogna andare avanti» Augusto Minzolinl A PAGINA 3