Torna a brillare il fascino discreto del Monopolio

Torna a brillare il fascino discreto del MonopolioL'INDICE DELLE UTILITIES SUPERA DEL 170Zo IL DOW JONES EUROSTOXX. PIACE LA GARANZIA DI STATO Torna a brillare il fascino discreto del Monopolio I titoli dell'energia e del gas garantiscono in Europa i rendimenti più elevati e sicuri Laura Galvagni Pubblici o privati, poco importa. Di fronte al calo dei listini i grandi operatori europei stanno riscoprendo il fascino delle Utilities, come dimostra il fatto che l'indice di settore supera del 170Zo la media del Dow Jones Europe. Il fenomeno è facilmente comprensibile, se si pensa ai livelli di redditività raggiunti dai grandi gruppi attivi nell'elettricità o nel gas. L'annuale ricerca R&S di Mediobanca, ad esempio, ha messo in evidenza che nel 2001 Enel ed Eni hanno conseguito i migliori risultati in Italia. E lo stesso vale per i colossi tedeschi come E.on o Rwe, oppure per gli inglesi di Scottish Power. Ma non si può trascurare il fatto che, sull'altra sponda dell' Oceano, la situazione è del tutto diversa: messi in ginocchio dalla crisi energetica della California prima, dal terremoto Enron e dai suoi effetti a catena poi, molti gruppi americani sono sull'orlo del fallimento. L'ultimo caso riguarda la Williams, costretta a sbarazzarsi della rete di telecomunicazioni per sfuggire alla liquidazione. In Europa la musica è ben diversa. In un momento di grande disagio dei listini, i pochi buy si concentrano su questo settore. Per Crédit Suisse First Boston, ad esempio, è questo il giudizio per Endesa e Edp (l'Ente elettrico portoghese), per la stessa Enel, Union Penosa e Rwe. Una citazione a parte la merita Snam Rete Gas, uno dei difensivi preferiti dai gestori. Gli ex monopolisti tornano a essere i beniamini dei mercati, assai meno esigenti in materia di «deregulation» e di liberalizzazione come dimostrano recenti episodi. L'intervento del govemo parigino a favore di Franca Telecom, oberata di debiti, è stato salutato da un robusto rialzp. Ben poche voci di protesta si sono levate contro l'intervento a gamba tesa del cancelliere Gerhard Schroeder sui vertici di Deutsche Telekom. In Italia, intanto, la riforma Marzano non imporrà più a Enel la cessione di una quarta Genco mentre l'Eni, sul fronte del gas, potrà contare su vantaggi stratturali quasi inattaccabili. Che lo Stato sia ancora o meno l'azionista di riferimento poco importa; sia che si parli della spagnola Endesa, ormai completamente privatizzata, o di Enel, saldamente in mano al Tesoro italiano, quel che rende le società così appetìbili agli occhi degli investitori sono il principio di visibilità degli asset, il ritomo sul capitale investito più elevato del costo del capitale e la capacità di generare cassa, qualità rare in tempi così agitati, eredità di posizioni di monopolio quasi naturale che i governi non hanno potuto (o voluto) smontare negli anni passati. E che, a giudicare dagli atteggiamenti della Francia sull'energia elettrica o di quasi tutti i paesi della Uè sul mercato del gas (l'Italia non è certo il fanalino di coda nella riforma) non intendono certo smontare adesso. Perfino nella telefonia, il settore in cui la liberalizzazione sembrava ormai cosa (quasi) fatta si assite a un evidente ritomo al passato. Molti operatori, da Sonera a British Telecom alla stessa telefonica riducono l'impegno sui mercati più competitivi (la Germania, innanzitutto) mentre i portali Internet dei grandi ex monopolisti, tipo Wanadoo, T-online o Terra Lycos stanno alzando barriere tariffarie sull'uso della banda larga che rischiano di spiazzare gli indipendenti come Tiscali, in lotta con le tariffe praticate da Telecom. [borsa&fìnanza] Nelle telecomunicazioni meno spazio per chi sfida le Telecom ex pubbliche I grandi gruppi elettrici in cima alle preferenze delle banche d'affari TELECOM A CONFRONTO 100 dal 2/1/02 al 24/7/02

Persone citate: Genco, Gerhard Schroeder, Laura Galvagni, Marzano