Mixomiceti: minuscoli ma ricchi di sorprese

Mixomiceti: minuscoli ma ricchi di sorprese CONVEGNI | I RISULTATI DELLE GIORNATE DI STUDIO DI BAGNI DI VINADIO Mixomiceti: minuscoli ma ricchi di sorprese NON APPARTENGONO Al FUNGHI, MA SONO INSERITI NEL REGNO DEI PROTOZOI PRODUCONO SPORE SFERICHE, MA NON PRESENTANO NE' ASCHI NE' BASIDI Iolanda e Giovanni Manavella NOVE nazioni hanno partecipato alle Giornate Intemazionali di ricerca e di studio delle specie nivali dei Mixomiceti -14a edizione - che si sono svolte qualche tempo fa nella piccola borgata di Bagni di Vinadio, alta Valle Stura, a 1300 m. di altitudine in provincia di Cuneo. Sessantacinque in tutto i partecipanti. Era la prima volta che l'Italia ospitava un convegno sull'argomento di tale portata. Infatti tutte le altre edizioni si erano svolte in Francia. Organizzatore questa volta l'AMBAC (Associazione Micologica Bovesana e delle Alpi Cuneesi "Ugo Maria Cumino") in collaborazione con la Féderation Mycologique Dauphiné-Savoie. Tra i partecipanti Marianne Meyer (una delle massime esperte in fatto di mixomiceti nivali) per la Francia, Bruce Ing del Clwyd Mycological Institute per l'Inghilterra, Carlos Lado del Real Jardin Botanico di Madrid per la Spagna, Wolfgang Nowotny autore di testi base sull'argomento per l'Ausrtria, Franco Bersan dell'Università di Trieste Der l'Italia, Roland Me Hugh per .'Irlanda, Karl Hans Riemay per la Germania, ecc. La scelta del luogo non è stata casuale. Infatti tutti i partecipanti si sono trovati per cercare e determinare le specie nivali di questo strano genere. A questo proposito vorremmo soffermarci un istante per guardare un po' più da vicino quello che è davvero il mondo dei "Mixomiceti". Innanzi tutto due parole sulla reale natura di questi organismi del tutto particolari. Che siano poco o per nulla conosciuti è dovuto principalmente al fatto di avere una taglia decisamente ridotta che conta pochi millimetri. Non appartengono al mondo dei funghi, ma sono stati inseriti nel medesimo regno dei protozoi. Producono spore di forma generalmente sferica, ma non presentano né aschi né basidi. Le loro fruttificazioni non nascono da un micelio e non sono costituiti da ife. Per lungo tempo addirittura non si è saputo dove collocarli. Un micologo tedesco nel 1860 li aveva perfino chiamati Mycetozoa ossia funghi-animali. Anche il loro ciclo vegetativo è particolare. Abbiamo detto che si riproducono mediante spore come i funghi. Scendendo nei particolari, quando si verificano condizioni ambientali favorevoli al loro sviluppo, umidità e temperatura, che possono variare da un genere all'altro, le spore aploidi germinano dando origine sia a dei protoplasti bifiagellati (mixoflagellati) sia a delle cellule ameboidi (mixamebe). Dopo varie suddivisioni, queste cellule si uniscono a due a due formando uno zigote che diventa in questo modo diploide. I nuclei del mixozigote si moltiplicano per mitosi, il protoplasma che li contiene si ingrossa e a questo punto diventa visibile ad occhio nudo sotto forma di una massa gelatinosa chiamata plasmodio (da cui il nome mixomiceti da Myksa in greco che vuol dire muco). Questo può essere di colori diversi dal giallo al trasparente e vivere in condizioni che possono tollerare ambienti più o meno asciutti fino a vivere sotto un leggero strato di acqua. Il plasmodio è formato da un reticolo di piccole vene anastomosate, disposte a ventagho all'interno delle quali si producono pulsazioni che danno luogo ad un movimento di reptazione che si può notare nel giro di qualche ora. In questi spostamenti il plasmodio, come le amebe, si nutre di batteri, muffe, funghi superiori, lasciando dietro di sé i resti non digeriti. Qualunque sia comunque il tipo di plasmodio, se l'ambiente di crescita risulta troppo secco, troppo umido o troppo freddo, questo può comportarsi in tre diversi modi; può morire, può maturare velocemente oppure può raggrinzirsi in ima forma detta sclerozio che gli permette di superare momenti difficili aspettando migliori condizioni ambientali. Alla fine di questa fase prettamente di tipo animale, lo spostamento si arresta e si verifica un'importante muta- zione: il protoplasma si concentra su se stesso formando delle goccioline che danno origine nel giro di qualche ora a degli sporocisti di forma variabile a seconda della specie, che maturando cambiano colore, e che alla fine producono miriadi di spore. Il ciclo a questo punto è terminato. Per quanto riguarda il loro aspetto, questo varia notevolmente da una specie all'altra. Possono presentarsi sotto forma di minuscoli palloncini dai colori metalhci che vanno dal bronzo al blu intenso; altri, che, per la presenza di calcare, ricordano piccoli gusci d'uovo in miniatura, altri ancora sembrano capighatùré' scompigliate dai colori più vivaci come il rosa o il giallo, altri ancora ricordano piccoli cestini provvisti di gambo. Insomma i mixomiceti sembrano non avere limiti nella loro fantasia di presentarsi. Sono presenti su tutta la superficie del globo. Poli compresi. La maggior parte di essi si trova nelle zone temperate, ma possiamo trovarne anche nei deserti, in alta montagna, nelle foreste tropicali. L'habitat che ha interessato il convegno è stato quello nivale, dove le nevi ritirandosi danno la possibilità di reperire interessanti specie prettamente 'primaverili. Perciò chi saliva in montagna per fare le prime gite domenicali avrebbe visto parecchie persone "pattugliare'le ultime placche di neve scrutando tra piante di mirtillo e cespugli di rododendro. Altre specie però vivono per esempio sulle cortecce di tronchi, vivi o morti che siano, altri sui muschi, altri ancora nei mucchi di foglie in decomposizione. Altri invece sono più cosmopoliti e non danno così importanza al substrato. Ogni specie ha una sua epoca di crescita e quindi li possiamo trovare in tutto l'arco dell'anno. Solo in inverno, nelle zone temperate, il ciclo cessa, ma poco importa perché per il ricercatore c'è sempre la possibilità di "coltivare" a casa i propri mixomiceti. Si possono in effetti raccogliere plasmodi in natura ed aspettare che fruttifichino (qui la pazienza è d'obbligo); oppure usare la cosiddetta camera umida. Questa consiste in una scatola sul cui fondo si è posta ima carta assorbente imbibita di acqua, al di sopra della quale vengono posati pezzetti di corteccia o altro sub- strato idoneo alla eventuale fruttificazione. Questo tipo di coltura può riservare molte sorprese, in quanto a volte possono svilupparsi specie molto interessanti e di minuscola taglia che difficilmente si riuscirebbe a reperire in natura. Per chi si dedica alla raccolta e allo studio dei mixomiceti, non sono necessarie ceste o grossi contenitori, perché il materiale reperito può benissimo essere riposto in scatole di fiammiferi. Inoltre un altro aspetto positivo della materia è che 1 campioni non marciscono né si raggrinzano quando seccano, ma rimangono intatti per anni come se fossero appena raccolti. L'erbario dei mixomiceti prende quindi poco posto, ed è bello vedere chi si occupa di questi organismi mostrare al curioso le sue piccole scatole rigorosamente etichettate che riservano grandi sorprese. Importante! Per lo studio dei mixomiceti ima buona lente di ingrandimento e un microscopio stereoscopico sono d'obbligo. Se per alcuni paesi del mondo un vero e proprio censimento e uno studio approfondito della materia sono in corso da parecchi anni, per l'Italia molto resta ancora da fare. Pochissimi gli studiosi che si sono occupati di questo argomento e ancora meno quelli che hanno pubblicato qualche cosa in merito; la penisola italiana è stata oggetto di alcuni studi tuttavia regioni intere rimangono ancora del tutto "inesplorate". Così se la prossima volta che farete una passeggiata incontrerete qualcuno con una lente in mano a pochi centimetri dal suolo o che scruta da vicino una corteccia lungo un viale della vostra città, saprete di che si tratta. SONO PRESENTI IN TUTTO IL GLOBO E SI TROVANO SULLE CORTECCE DELLE PIANTE, SUI MUSCHI, SULLE FOGLIE IN DECOMPOSIZIONE. PARTICOLARMENTE INTERESSANTI QUELLI CHE VIVONO IN HABITAT NIVALE UN MICOLOGO TEDESCO NEL 1860 LI AVEVA CHIAMATI «MYCETOZOA», OSSIA UN IBRIDO MISTERIOSO A META' TRA FUNGO ED ANIMALE :■:.■■%f*%$^&m&*'''-f*'-:r- ■ -- ■■•■■--■,■ ,', --rV^-O v--:-;'.^-.-'*,-.-'.■■;■'■,'■■■ - . ■• ■ . ■- .->■' . ■ - -.v^ .•..-.■■.■;,...■;■.;■■.-.. ,- ■ ■ ■'■.. .•■.■ . gto Mixomiceti sferici denominati Arcyria giobosa (Foto Michel Poulain, dal periodico «ll micologo»)