Clemente, tra caciocavalli e soppressate di Filippo Ceccarelli

Clemente, tra caciocavalli e soppressate IL LEADER DELL'UDEUR È SEMPRE STATO FAMOSO PER L'AMORE DELLA TAVOLA E ÌGRANDI BANCHETTI ALLESTITI PER GLI AMICI Clemente, tra caciocavalli e soppressate Pannella: «Un po' di dieta può solo giovare alla sua linea» personaggio Filippo Ceccarelli ROMA DUNQUE, per ottenere i miliardi del finanziamento pubblico, con un gesto che certo si sforza di risultare drammatico Clemente Mastella ha scelto lo sciopero della fame. Ma perché non (anche) della sete? Si sarebbe trattato di rinunciare ai vini assai pregevoli delle cantine Rillo e Solopaca e all'eccellente Tabumo. In occasione del tradizionale ricevimento nella gran villa di Ceppaloni, alla fine di giugno, anniversario di matrimonio mastelliano, è accaduto che i rotocalchi abbiano addirittura dato conto, in un spazio delimitato da un nastro grafico, della carta dei vini, oltre che del menù: cicatellini di Beino, gran fritto al cartoccio, panzerotti, ricottine di Puglianello. Ai Mastella, Clemente e signora Sandra, piace molto nutrire la gente e organizzare banchetti. Giusto in questi giorni ce n'era uno in programma, per un figlio che si è laureato; e ieri durante la conferenza stampa il leader Udeur l'ha fatto mestamente notare ai giornalisti, e addebitando l'imminente sacrificio a Rutelli che l'ha fatto «cornuto e mazziato» tagliandolo fuori dalla distribuzione miliardaria. Ora, per quanto l'argomento dei soldi (pubblici) appaia senz'altro meno che adatto, dar conto della inusitata scelta di Mastella pone un serio problema di coscienza professionale perché da un lato, come ogni scelta, richiederebbe un rispetto pregiudiziale. Ma dall'altro, francamente, no. E' eccessiva, come scelta: troppo facile, troppo recitata, troppo spudorata, troppo lontana dai codici di una vita pubblica che sempre più spesso assume in via di principio le modalità espressive del- la commedia, della farsa e a volte anche dell'incubo pagliaccesco. Chi abbia dedicato qualche cura nel!'analizzare il complesso rapporto che intercorre tra cibo e politica, tra il mangiare e il potere, non può non essersi imbattuto in Mastella: nell'allegra energia con cui quest'uomo simpatico si butta sul piatto a bocca aperta e forchetta in mano, nella generosa vitalità con cui da sempre s'impegna a reclamizzare i prodotti della sua terra e della sua cucina, assiduo dispensatore di eroecantini e caciocavalli di 12 chili a Natale, di mozzarelloni e soppressate alla festa di Telese, di treccine fatte arrivare da Paestum direttamente sui lunghi tavoli dei vertici del centrosinistra, sicuro indizio di raggiunto successo sociale, nutritivo, pohtico e patronale. Qualche anno fa, proprio al momento in cui si liberava dall'alleanza con Berlusconi, quest'ultimo quasi lo fermò sulla porta di Palazzo Grazioli sospirandogli: «Ma come? Ti ho coccolato a pane e burro e marmellate e ricchi menù!», tanto per non rinfacciare. Ebbene poco dopo Mastella, cioè l'uomo che ieriha intrapreso lo sciopero della fame, rese noto che del trascorso legame con il Cavaliere rimpiangeva soprattutto il cuoco Michele, «e i camerieri, i manicaretti, le tartine, i cioccolatini, lo champagne». Più che un moto tardivo di riconoscenza, quella di Mastella suonava in realtà come un tributo alla propria modestia. Ma quali tartine e champagne, o burro e marmellate. L'inesperto Berlusconi ignorava che a Mastella, anzi al Mastella portavoce di De Mita nei primi anni ottanta, si doveva nientemeno che l'affermazione dei celeberrimi torroncini al cioccolato di San Marco dei Cavoti, non a caso ribattezzati i «mastellini»: attesi con ansia alla buvette di Montecitorio sotto le feste e addirittura protagonisti di uno sketch di Beppe Grillo che con una scatoletta in mano gridava: «Mastella ha tentato di corrompermi con i croccantinil». L'ha ricordato di recente la signora Sandra che, candidatasi alle politiche nel collegio Malese, ha ritenuto di impostare la sua campagna sulla valorizzazione dei prodotti locali, dalle provole affumicate al prosciutto di Pietraroja, dalla pesca di Pastorano al salame di bufala. In questa invidiabile temperie pohtica e famigliare si colloca dunque il ricorso al digiuno, arma disperatissima di Capitini, Dolci e Pannella. «Ben arrivato!»: così il leader radicale, ancora rinsecchito dagli sforzi della recente prova, ha accolto Mastella; «Un po' di dieta - ha valutato a occhio - può solo giovargli». In fondo il Pannella ha fatto il signore. Nel 1987, in un dibattito televisivo, proprio Mastella l'accusò di averlo visto in un villaggio turistico africano mentre «s'ingozzava», pur essendo in sciopero della fame. Pannella gli fece causa chiedendogli cinque mihardi di risarcimento. Mastella rispose promettendogli di invitarlo, al primo digiuno utile, a una cena «pantagruehea». Stai a vedere che adesso succede il contrario. I torroncini al cioccolato di San Marco dei Cavoti ribattezzati i «mastellini» Avrebbe dovuto rinunciare ai vini delle cantine Rillo e ali'eccellente Taburno

Luoghi citati: Ceppaloni, Pastorano, Pietraroja, Puglianello, Roma, San Marco Dei Cavoti, Solopaca