«lo alle tentazioni non so resistere»

«lo alle tentazioni non so resistere» AUTOBIOGRAFIA DI PINOCCHIO «lo alle tentazioni non so resistere» Tornata dalla.prigione, dove era stato ringbiuso per colg|M^MPinocchio, Geppetto scgape che il suoburatt;ino.non ha più i .:piedi e iViitore di fame. qfrofft;e tréfWlitjiwifWiòcchio diyjlta..^ rapidamente. Poi acconsente a rifargli i piedi, a patto che Pinocchio s'impegni ad andare a scuola e a diventare. m buono... ^ Fabrizio Rondolino IN realtà, ricevere un paio di piedi nuovi non è molto diverso dal ricevere un paio di scarpe nuove. Per lo meno dal mìo punto di vista, se capite che cosa voglio dire. E siccome anche voi avrete ricevuto, una volta o l'altra, un paio di scarpe in regalo, siete in grado dì comprendere la mia gioia quando il mio papà finì dì incollarmi ì piedi. Ero dunque pieno di orgoglio, e di buoni propositi, e soprattutto di voglia di mostrare a tutti le mie nuove scarpe, cioè i miei nuovi piedi. Così mi viene in mente la storia della scuola, e spiego al mio papà che ho proprio voglia dì andarci, a scuola, e dì diventare un ragazzo per bene. Però a scuola mica ci posso andare così, nudo e crudo: mi ci servono dei vestiti. Il mio papà, che di soldi come sapete ne aveva meno che niente, s'improvvisa sarto e mi prepara su due piedi un vestito di carta a fiori, un paio dì scarpe dì corteccia d'albero e un berretto dì mollica dì pane. Mi sono sempre chiesto da dove veniva la mollica, e perché non me l'avesse data assieme alle pere, visto la fame che avevo quel giorno. Bob. I genitori hanno sempre qualcosa dì nascosto, che sanno tirar fuori all'occorenza. Oppure sì dimenticano dì ciò che hanno, anche quando hanno poco. Ad ogni modo quei vestiti, che mi porterò appresso per quasi tutta la vita e che saranno destinati a diventare persino di moda, a me piacciono molto. E poi sono ì miei vestiti. Per andare a scuola, però, ancora non ci siamo. "Mi manca il libro", dico al mio papà. "Già, ma per comprarlo ci vogliono i soldi", risponde lui. Bella scoperta. "Mi è venuta un'idea", aggiunge, e se ne esce dì corsa. Il mio papà ha sempre avuto un cuore d'oro, anche se questo cuore spesso lo affoga nelle prediche che non sì stanca mai dì farmi: è una specie dì pedaggio che bisogna pagare, e io ogni volta non so se sia meglio pagarlo, il pedaggio, e stare ad ascoltare con pazienza e partecipazione quel che ha da dirmi, sebbene quel che mi dice non mi interessi né punto né poco, oppure invece seguire l'istinto, e mandarlo al diavolo, luì e le sue prediche, e dire come la penso davvero, e però in questo modo rinunciare alla sua generosità. È un problema complesso, questo, credete a me. E non riguarda solo il mio papà, ma la vita tutta quanta. C'è sempre un momento in cui dobbiamo decìdere se accettare una cosa che ci serve al j| :jps ^ ezzo dì un fiume dì chìac^jftiere insensate, o mandare tutto al diavolo. Deve avere a •che/fare con la dialettica di iìbértà e necessità, questa cosa. Forse, o forse no. Quel giorno ad ogni modo la predica l'accettai in compunto silenzio - non vedevo l'ora di far vedere in giro ì miei piedi nuovi - e in capo a mezz'ora mio padre se ne tornò con. il libro di scuola. Aveva venduto la sua giacca tutta rattoppata, per comprarmelo: ve l'ho detto che il mìo papà è generoso. Con ì piedi, i vestiti e il libro nuovi me ne esco dunque di casa per andare a scuola. E mi vengono subito in mente grandì progetti. Ho una visione strategica, io. Non mi accontento del giorno per giorno. E sono un imprenditore nato. Così preparo un piano perfetto: per prima cosa imparare a leggere, penso, poi a scrivere. e subito dopo a far dì conto. E siccome sono un tipo in gamba, la mia abilità unita alla mìa cultura mi faranno guadagnare un bel mucchio di quattrini - e con ì primi quattrini che guadagnerò, vado ancora pensando, comprerò subito una nuova giacca al mìo papà. Una giacca meravigliosa, una giacca d'oro e di brillanti. Non bisogna mai badare a spese, quando sì fa un regalo ad una persona che si ama. Così come un regalo prezioso ad una persona dì cui non c'importa nulla - ma che magari ci torna utile, o cui siamo legati da un qualche obbligo - sostituisce l'affetto che non c'è e che probabilmente mai ci sarà, allo stesso modo la ricchezza del regalo alla persona amata rafforza, e in qualche modo materializza, consegnandone un frammento al mondo degli oggetti, l'amore che noi abbiamo per quella persona. Mentre riflettevo su questo e su altro, sento in lontananza una musica dì pifferi e dì tamburi. Mi fermo ad ascoltare meglio: la musica viene da un paesetto costruito proprio sulla spiaggia. Peccato dover andare a scuola, perché un'occhiata all'orchestrina e al paesetto l'avrei data volentieri. Poi però penso anche che la scuola sempre lì stal e l'orchestra invece chissà. E la storia dell'uovo e della gallina, giusto? O quella dei rimorsi e dei rimpianti: ditemi voi, cos'è che è peggio, tormentarsi nel rimpianto dì non aver divorato quel capolavoro dì torta al cioccolato, o nel rimorso dì avertnangiato troppo? La vita è un mozzico, diceva una persona che la sapeva lunga, e bisógna sbrigarsi prima che finisca. Così, me ne corro tutto allegro fino al paesetto e all'orchestrina. In mezzo al paesetto c'è una piazza, e in mezzo alla piazza c'è un baraccone dì legno tutto dipinto, e al centro del baraccone c'è un cartello rosso fuoco con su scritto: GRAN TEATRO DEI BURATTINI. Io alle tentazioni non so resistere. È sbagliato, lo so. Ma è più forte dì me. E poi non penso che sia così sbagliato. A volte, forse. Ma altre volte le tentazioni sono la vita che ci viene incontro con il volto sorridente della felicità, e dir dì no sarebbe un peccato. Proprio un gran peccato. (9 - contìnua) pinocchìo@rondolino.ìt

Persone citate: Fabrizio Rondolino