L'uomo che guidava le bombe umane di Igor Man
L'uomo che guidava le bombe umane ^ i LÒBIETTIVO bELL'ATTAGCO ISRAELIANO ERA L'EREDE POLITICO DELLO SCEICCO YASSIN IHL'hid l bb L'uomo che guidava le bombe umane Shehadeh creò il braccio armato dell'organizzazione personaggio Igor Man TERRORISMO suicida e controterrorismo militare combattono oramai una guerra senza misericordia in un incalzare di mostruosi «salti di qualità». Il campo di battaglia è relativamente angusto, una manciata di chilometri divide RamaUah da Tel Aviv, la Cisgiordania rioccupata da Gerusalemme, Israele dalla Palestina storica. In codesto spazio politicoterritoriale esiste una guerra parallela condotta dall'intelligence di Israele - di alto livello tecnico-operativo - e dai servizi che (in teoria) fanno capo al presidente della cosiddetta Autorità palestinese, il vecchio duellante Arafat che gli americani hanno sfrattato dal salotto buono. Dopo la condanna politica di Bush, Arafat s'è dato un gran da fare perché non venisse tagliato il filo peraltro anemico con cui Shimon Peres e Saeb Erekat tentavano di cucire un surrogato di trattativa volto a sfreddare una congiuntura invero incandescente, esplosiva. Ma se l'azione suicida di due terroristi palestinesi, or è qualche giorno, ha spezzato un mese di tregua tanto incoraggiante da far prospettare a Sharon un ritiro di tanks dalla Striscia di Gaza, il blitz israeliano che ha ridotto in cenere Salah Shehadeh con tutta la sua casa e cinque condomini, la moglie di Salah e «almeno» due piccoli di 2 e 18 mesi, e sei altri bambini dai 3 agli 11 anni (sono dati provvisori), è arrivato proprio quando si intravedevano «timidi segnali di distensione»: la «disponibilità di Hamas a una seria trattativa nel segno della giustizia». Non c'è nulla di nuovo sotto il sole, dice l'Ecclesiaste: in Terra Santa ogni tregua ha avuto sempre vita effimera, ogni rottura ha portato ad un incarognimento della situazione. E regolarmente nel mucchio dei morti si sono contate vittime due volte innocenti: bambini israeliani e/o palestinesi. L'intelligence israeliana ha diversi moduli operativi: dalla presa all'accalappiacani di questo o quel manovale del terrorismo palestinese, all'eliminazione di questo o quel capetto con un telefonino-bomba, al bljitz contro il «personaggio». Questa volta, per far fuori Salah Shehadeh hanno impiegato addirittura una poderosa macchina da guerra: un F-16 che coi suoi velocissimi razzi mortali ha centrato in pieno la casa del numero due di Hamas, giustappunto Salah, e contigue abitazioni. Ma era tanto importante quest'obiettivo centrato con Così rara abilità coniugata col cinismo del senza pietà? Sì, certamente Salah, anzi lo sceicco Salah, era un pezzo da novanta. Quarantanove anni, si vuole sia stato il fondatore, nel 1987, del braccio armato di Hamas (Izzadin el Qassam), veniva ritenuto il successore (in pectore) dello sceicco cieco - o quasi - Ahmed Yassin, fondatore e leader di Hamas. Più volte sbattuto in galera dagli israeliani (imparando in prigione l'ebraico) e dallo stesso Arafat «turbato dalla sua totale mancanza di scrupoli», Salah era sempre riuscito a farla franca, aumentando giorno dopo giorno il suo prestigio presso i palestinesi radicali. L'intelligence di Israele gli attribuiva il ruolo di pianificatore crudele dei troppi attacchi suicidi. Sharon non ha nascosto il suo compiacimento per tanta proficua azione, non mancando, però, di esprimere il suo rammarico per i civih, i bimbi, coinvolti in questa «azione bellica». «Ci dispiace», ha detto senza curarsi della condanna rituale dell'Onu, dell'Ue eccetera, poiché: «Col terrorismo altro non si può fare se non combatterlo». Non si è scomposto, Sharon, per le dimissioni da ministro della figlia di Rabin, ai commenti critici dei grandi giornali come sempre il premier-centurione non ha prestato bada considerandoli aria fritta. E, poi, dicon nel suo entourage, nessuno pensa ai bambini israeliani uccisi dai kamikaze palestinesi? (Una vera ecatombe). Abbiamo sempre condannato, con durezza. con sgomento l'assassinio degli innocenti (tutti eguali davanti a Dio: ebrei e palestinesi); abbiamo pregato per i bimbi morti ammazzati negli attacchi suicidi. Tuttavia condannare, com'è doveroso, il terrorismo suicida è esecizio sterile poiché chi si uccide per uccidere il nemico è fuori dalle nostre leggi; dal nostro essere uomini volti a onorare la vita: è un alieno. A un esercito, ancorché in guerra, è fatto obbligo, invece, di rispettare per quanto possibile i principi sanciti dalla Convenzione IV di Ginevra. Rispettare, in primo luogo, gli innocenti: la popolazione civile, i bambini. In Vietnam gli americani per giustificare certe «cadute» dei Gì inventarono un fatuo linguaggio di guerra che viene ancora praticato un po' dappertutto. L'aver ucciso, insieme con un «obiettivo militare pericoloso» qual era Shehadeh, degli innocenti rientra nella famosa sigla CD: collateral damage, danni collaterali. La prima vittima della guerra è la verità, scrisse Remarque, l'autore di «Niente di nuovo sul fronte occidentale». Con la verità muore anche la pietà, vorremmo aggiungere. Ed or^? Ci sarà una tregua, verosimilmente, che andrà in pezzi a un certo momento a causa di un blitz suicida o no. Con rituali condanne, solite espressioni di rammarico, e con conseguente regolare CD. E' come aver messo nella stessa ampolla sigillata due scorpioni. Godeva di grande prestigio fra i radicali e Arafat si diceva «turbato dalla sua totale mancanza di scrupoli» Il leader di Hamas Salah Shehadeh ucciso dal raid israeliano a Gaza
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