Vietti: sulla giustizia non abbiamo strategia di Guido Ruotolo

Vietti: sulla giustizia non abbiamo strategia OGGI INIZIA LA DISCUSSIONE. L'ULIVO FA MURO AL SENATO Vietti: sulla giustizia non abbiamo strategia Il sottosegretario teme una riedizione del «caso Nitto Palma» «Anche la proposta di Girami sul legittimo sospetto alla fine potrà creare schieramenti fittizi e aggregazioni casuali» Guido Ruotolo ROMA «Sinceramente sono sconvolta. Non riesco a capire tutto questo can can». Iole Santelli, sottosegretario alla Giustizia, si dice allibita per le proteste dell'opposizione che promette le «barricate» (parola di Willer Bordon, capogruppo della Margherita al Senato) per bloccare la legge sul «legittimo sospetto» in discussione in settimana, alla commissione Giustizia di palazzo Madama, e che fa pronunciare al diessino Guido Ca vi la fatidica invocazione-appello: «Resistere, resistere, resistere». Ecco, dunque, l'ultimo "caso" - «il legittimo sospetto» - della tormentata questione giustizia che arma di nuovo gli eserciti contrapposti di maggioranza e opposizione e che sarà uno dei temi all'ordine del giorno di questa settimana insieme alla questione del 41 bis (il carcere duro per i mafiosi) e della riforma dell'ordinamento giudiziario. In sostanza, entro giovedì la commissione Giustizia del Senato dovrebbe approvare il disegno di legge di Melchiorre Girami, Udc, che inserisce appunto il «legittimo sospetto» tra le cause di trasferimento di un processo in altra sede e che per l'opposizione è strumentale soltanto a far saltare i processi milanesi che vedono imputati, tra gli altri, il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, e il parlamentare Cesare Previti. Nel merito della proposta Cirami, il suo collega di partito, Udc, Michele Vietti, sottosegretario alla Giustizia, non vuole entrare. Vietti si limita, però, a sottolineare: «Pur rispondendo a una esigenza reale, perché si propone di riempire un vuoto normativo rilevato anche dalla Cassazione, il rischio è quello di focalizzare l'attenzione su un particolare contingente perdendo di vista il quadro complessivo dei problemi». Insomma, il sottosegretario alla Giustizia esprime un qualche disagio nei confronti della sua maggioranza: «Non possiamo più andare avanti così». Andare avanti come? «Con iniziative estemporanee di singoli parlamentari o di gruppi». Sottosegretario, sia esplicito. Cosa contesta alla sua maggioranza? «Non contesto nulla ma la maggioranza deve cambiare registro, deve sottrarsi alla logica di iniziative non concordate tra le varie sue componenti, che non rientrano in una strategia complessiva di riforma della giustizia, che hanno il difetto di produrre schieramenti fittizi, aggregazioni casuali. C'è bisogno di una cabina di regia in materia di giustizia. La sensazione è che ciascuno tiri sul tavolo la sua tessera che dovrebbe comporre un unico mosaico e che invece finisce per ingenerare confusione e per esporre la maggioranza a delle ritirate non edificanti». Si riferisce all'emendamento Nitto Palma della scorsa settimana, alla Camera? Quello che voleva introdurre la sospensione dei processi a carico dei parlamentari e contemporaneamente la sospensione della loro prescrizione? «Che ci debba essere una sorta di cuscinetto tra politica e giustizia è fuori discussione. Che sia necessario garantire l'autonomia e l'indipendenza del potere legislativo anche questo mi sembra necessa- rio. Però, bisogna evitare la sensazione che ci si occupi di tattica senza strategia. Resto convinto della necessità del ripristino dell'autorizzazione a procedere». Torniamo alla proposta Girami. La commissione Giustizia del Senato ha fretta per approvarla. Non altrettanto è accaduto per la riforma dell'ordinamento giudiziario che slitta a settembre... «Che devo rispondere? Su questa riforma si è rischiato lo strappo istituzionale, i magistrati hanno scioperato, è intervenuto anche il Capo dello Stato. Entro venerdì si chiuderanno i teraiini per presentare gli emendamenti al testo, per la sua approvazione se ne riparlerà a settembre. A proposito di emendamenti, sarebbe opportuno che quelli della maggioranza siano il più possibile condivisi. Se ne annunciano alcuni, sulla distinzione delle funzioni per esempio, addirittura più riduttivi rispetto alla proposta del governo che allora aveva fatto scandalo tra la maggioranza che la considerava troppo morbida. Ripeto, possiamo andare avanti così?». Al Senato, va in discussione anche la proroga del carcere duro per i boss, del 41 bis. Ci saranno colpi dd scena? «Il governo aveva previsto una proroga per tutta la durata di questa legislatura. L'Antimafia all'unanimità ha chiesto di rendere permanente il 41 bis allungandone i periodi di applicazione. Non mi chieda cosa accadrà domani». «Sul 41 bis il governo aveva previsto una proroga per tutta la durata di questa legislatura ma l'Antimafia all'unanimità ha chiesto di renderlo permanente allungandone i periodi di applicazione» Sergio Cofferati Romano Prodi Il ministero della Giustizia

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