Todt: e ora nessuno deve montarsi la testa

Todt: e ora nessuno deve montarsi la testa GRANDE STRATEGA E «ALLENATORE» DI UNA SQUADRA IMBATTIBILE Todt: e ora nessuno deve montarsi la testa «Ricordo Prost che quando arrivai alla Ferrari mi disse: non ce la farai» dall'inviato a MAGNYCOURS «Sto provando un'emozione grandissima, non ci sono parole per descriverla». Nel delirio della festa, Jean Todt è avaro di iperboli quanto lo è Schumacher. Tra i due la sintonia è perfetta, professionale e umana, nell'entusiasmo come nelle sempre più rare delusioni. «Michael è un ragazzo tranquillo che non si è mai montato la testa - dice il capo della Gestione sportiva Ferrari -. Tutti insieme raccogliamo il frutto di quanto abbiamo seminato». Eppure, qualche pagliuzza il manager francese la trova anche nel giorno di festa: «Non mi piace vedere ima Ferrari ferma sulla grigha di partenza. Dobbiamo capire che cosa è successo a Barrichello ed evitare che si ripeta. Noi non pensiamo mai di essere dei fenomeni, perché in Formula I gli equilibri si spostano in fretta. Dall'inizio della stagione il nostro rivale principale è uno (la Williams, ndr), qui a Magny Cours è stato un altro (la McLaren, ndr)». E' vero, però l'unica costante è la supremazia rossa. Ormai sono tre anni... Il segreto è pensare sempre al futuro. Siamo su una buona strada, ora è importante restarci, con umiltà e realismo. Il prossimo obiettivo è il campionato costruttori, che ancora non abbiamo conquistato. Ma domani mattina potremo comunque alzarci un po' più tardi». La vittoria del Mondiale è l'occasione buona per togliersi qualche sassolino dalla scarpa. «Negli ultimi tempi - spiega Todt - sono stato trattato male (per l'ordine a Barrichello in Austria di lasciar passare Schumacher, ndr). La Ferrari è forte se tutti soffiano nella stessa direzione: le più belle vele del mondo stanno ferme se non c'è vento. Io arrivai a Maranello nove anni e venti giorni fa. Prost mi disse che non ce l'avrei fatta. Una frase così, pronunciata da uno che era stato quattro volte campione del mondo, mi fece riflettere. Ma imparai a resistere». Il momento più brutto? «Nel '96, proprio qui a Magny Cours, quando la macchina di Schumacher si fermò durante il giro di ricognizione». Il più bello? «La vittoria a Suzuka nel 2000, un trionfo atteso 21 anni». Il suo peggior difetto? «Sono rancoroso». Gli avversari? «Loro si permettono di fare commenti su di noi, io no». La vendita di ima quota della società? «Significa che il Cavallino piace anche agli investitori». Come definirebbe il suo incarico a Maranello? «Mi sento un custode. La Ferrari mi ha cambiato la vita, mi ha offerto cose che nessun altro lavoro avrebbe potuto mai darmi». Alla dichiarazione d'amore si uniscono gli altri uomini chiave. Ross Brawn, direttore tecnico e grande stratega: «Sono fiero della Ferrari e di Michael. Lui non è soltanto un pilota: è parte del team, un grande motivatore. Non può essere confrontato con Fangio, perché una volta erano richieste delle doti diverse». Pino D'Agostino, responsabile dei motori in pista: «La Ferrari è una fabbrica di emozioni. E Schumi un grande: tenerlo dietro è difficile, come avrà capito Raikkonen». Paolo Martinelli, responsabile del reparto motori: «La F2002 ha corso otto gare: sette le ha vinte, mentre a Montecarlo è arrivata seconda. Pensavamo di conquistare il titolo a Hockenheim. Meglio così: in Germania i tifosi potranno festeggiare Schumacher fin da venerdì. Siamo orgogliosi di lui. Sembra un tipo freddo, in realtà le sue lacrime dimostrano quanto sia sensibile. Anche a Monza nel 2000 scoppiò a piangere». Luciano Burti, pilota collaudatore: «Questo è il mio primo anno con la Ferrari, sono contentissimo di aver fatto la mia piccola parte, soprattutto nel lavoro di collaudo delle gomme. Tornare in pista in un Gran Premio? Adesso voglio soltanto festeggiare. Ci penserò domani», [s. man.] «La gioia non è completa: non mi piace vedere una Ferrari ferma sulla griglia di partenza Dobbiamo capire cosa è successo a Barrichello ed evitare che si ripeta» «Il prossimo obiettivo è il titolo costruttori che ancora non abbiamo conquistato. Domani mattina potremo alzarci un po'più tardi Poi tutti al lavoro» Montezemolo festeggia così Jean Todt

Luoghi citati: Austria, Germania, Maranello, Montecarlo, Monza