Fantascici QUATTRO di Gabriele Ferraris

Fantascici QUATTRO Fantascici QUATTRO É E' bello accorgersi a 51 anni di aver ancora tanta voglia di suonare. E' merito del clima piacevole del tour. Pare quasi una gita scolastica. Ma, spero, con un po' di professionalità in più Francesco De Gregori JV-^VWIS- H ON prendete impegni, la sera di venerdì 19. La I carovana dell'estate arriva in città, per la precisione a Collegno, Parco Dalla Chiesa, per «Colonia Sonora». Francesco De Gregori, Fiorella Mannoia, Ron e Pino Daniele. Anche detti i Fantastici Quattro; o i Quattro dell'Apocalisse; o dell'Ave Maria: fate voi, le definizioni si sprecano. E s'è sprecata anche una buona dose d'ironia, all'annuncio che lo strano quartetto avrebbe battuto le piazze d'Italia con uno spettacolo che sulla carta - poteva anche immaginarsi come una Missione Impossibile. Passino De Gregori e la Mannoia, che sono vecchi complici. Ma che c'entrano Pino Daniele, che gli altri tre li ha bazzicati, finora, poco o punto; e Ron, che dai tèmpi di «Banana Republic» poco ha spartito con il Principe, e nulla, da sempre, con il Napoletano? Pareva una stramberia estiva, o un'applicazione in campo musicale delle economie di scala: un solo palco, meno spese e più incassi. Gli incassi ci sono, in effetti, perché i Fantastici Quattro hanno acceso le fantasie popolari, e mediaticamente sono riusciti ad oscurare pure i megaconcerti di stagione, da Ligabue in giù. Però, tappa dopo tappa, concerto dopo concerto, gli osservatori imparziali si sono accorti che, su quel palco, succede qualcosa di grosso. Per la prima volta quattro musici, individualisti allo stremo, hanno trovato un'identità di gruppo. E, a quanto riferiscono le cronache dal backstage, anche un'armonia intema forse inattesa: De Gregori, per dire, ha scoperto in Pino Daniele un amico e un fratello in musica, lui che di fratelli in musica ne ha avuti pochi, e scelti. Così, per usare le parole del Principe, «s'è creato un clima disteso, piacevole: quasi da gita scolastica, direi. Ma con un po' di professionahtàinpiù». Se la spassano i leader, e se la spassano pure i gregari di lusso che si portan dietro, le tre-bandtré che s'alternano sul palco, con dentro gente di talento spaziale, dagli inarrivabili Rino Zurzolo e Toto Torquati al giovane leone torinese della tastiera, Alessandro Arianti. A proposito: trattasi di tour ad alto tasso «vecchio Piemonte», perché oltre ad Arianti sono della partita anche Luca Scarpa, pianista della Mannoia, Guido Guglielminetti, bassista e braccio destro di De Gregori, ed Elio Rivagli, il batterista delle star, nell'occasione arruolato sotto le bandiere di Fiorella. Elio conferma l'armonia dell'ambiente, «siamo in tanti, senti lo spirito del gruppo, la voglia di suonare insieme, e di divertirsi». Tutto questo dà ricchi frutti sul palco, dove contrariamente alle cupe previsioni della vigilia - non si susseguono quattro set separati e non comunicanti: i singoli hanno ciascuno un proprio spazio solista, ma fin dall'inizio, con una non casuale citazione di Crosby Stills Nash Er Young, il gioco del concerto si chiarisce. E' un gioco di rimandi e interazioni, dalla partenza fulminante a quattro voci con titoli-monumento quali «Una città per cantare», «Alice», «I treni a vapore», «Che male c'è», fino alla sorprendente e corale «Bufalo Bill». La scaletta varia di sera in sera, l'ordine d'uscita dovrebbe restare immutato, con Pino Daniele che passa il testimone a Fiorella Mannoia, non prima d'aver duettato con la Signora in «Oh che sarà»; la voce di Fiorella è la marcia in più del concerto, e non a caso la Rossocrinita svetta al centro dell'area in ogni azione superba, dal trio di «Cantautore» con Ron e Daniele al duetto deir«Uccisione di Babbo Natale» con De Gregori dylaniato su chitarra e armonica. Il Principe e Pino, poi, cantano insieme «Napule è», mentre il Napoletano punteggia «Generale» con la sapiente chitarra e si mette al servizio di Ron per un'eccellente «Non abbiamo bisogno di parole». Dura tre ore, il concerto. Un'enormità, per le striminzite convenzioni del music-business contemporaneo. Ma durata normalissima, se si adottano altri parametri; quelli dei magni Grateful Dead, o da noi dei Nomadi, che come ognun ben sa fatichi a mandarli a casa, che se fosse per loro suonerebbero e canterebbero la notte intera. E qui, s'impone una considerazione: se gli artisti non smaniano per chiudere lo spettacolo, è segno infallibile che - magia rarissima ormai - provano gusto a far musica. Concorda De Gregori: «E' vero, questo tour è così. E'bello accorgersi, a 51 anni, di aver ancora voglia di suonare». E lì, chiaro, c'è lo zampino spirituale di Pino Daniele, la cui «voglia 'e sunà» è acclarata e incontestabile. L'idea del tour, pare, è sua: e venga reso onore al merito. Sperando che questo patrimonio di musica non vada disperso, e diventi un disco finalmente utile, tra tanti dischi inutili. Ora, considerate le premesse, apparirà comprensibile l'invito a non perdere l'occasione. Invito - lo dichiariamo onestamente - del tutto partigiano, proveniente da fonte estremamente sospetta di filocantautorismo aggravato da viscerali propensioni per almeno due dei Fantastici Quattro. Ma anche se non li amate singolarmente, e puranco se detestate cordialmente la musica italiana, con cantautori annessi e connessi, be', fate uno strappo alla regola. Potrebbe valerne la pena. Il concerto si fa, l'abbiam detto, al Parco Dalla Chiesa di Collegno; l'ingresso è da via Torino 9, il biglietto costa 21 euro. Quattro al prezzo di uno: in fondo, è un affare. Gabriele Ferraris Fantascici QUATTRO

Luoghi citati: Collegno, Italia, Piemonte