Trerè: ora si capirà la paura di Biagi

Trerè: ora si capirà la paura di Biagi Trerè: ora si capirà la paura di Biagi risposta del ministro e Cristiano Carocci, suo portavoce, sottolinea come «tacere è la più fragorosa delle risposte. In ogni modo abbiamo rafforzato le misure di sicurezza all'interno e all'esterno del ministero, la scorta è stata raddoppiata». Perché il ministro e perché gli altri? Forse, si fa sapere, la crescita politica di Alemanno, leader della così detta corrente sociale di An, ha finito per stuzzicare l'attenzione dei terroristi. In altre parole, lui è uno a cui non piace il muso contro muso, ma con quell'ostinazione tipica di chi scala le montagne, cerca il dialogo. E ciò rischia di far funzionare un sistema che, come proclamava una parola d'ordine di tempi che si credevano passati, «si abbatte, non si cambia». Con velenosa astuzia, i terroristi, nel documento oppongono nomi ad altri, sicuri di cavalcare quel venticello chiamato calunnia capace, se non imbrigliato subito, di provocar danni irreparabili. Non è un caso che gli assassinii di D'Antona e Biagi siano indicati come momenti di assoluta importanza: e finché i loro autori non verranno smascherati e presi, c'è il rischio che rappresentino una calamita per chi m-. «La capacità organizzativa delle Br-Pcc nel territorio ha già colpito le strutture burocratiche e i simboli dello Stato e altri lo saranno» vede il futuro spazzato dal vento della follia del terrorismo. Gli autori ne sono consapevoli e così sottolineano «la capacità organizzativa delle Br Pcc nel territorio»; e truci assicurano che «strutture burocratiche e simboliche sono state colpite e altre lo saranno». Dunque, un disegno a lungo termine che vorrebbe toccare «nuovi obiettivi delle privatizzazioni della scuola, della sanità, dei diritti di rappresentanza negati» e parla di «azione strategica contro chi deve temere ma ancora non essere eliminato». Col loro linguaggio, vorrebbero indicare come logica e accettabile «la strategia politica proletaria rivoluzionaria adeguata ad attaccare lo Stato, gli uomini che nel sindacato e nello stato sostengono il progetto neocorporativo contro i lavoratori e il protetariato». L'analisi va avanti complicata: «paradossalmente gli interessi della destra e del capitale favoriscono la lotta di classe» perché «a loro interessa disarticolare l'iniziativa neocorporativa che ha contraddistinto l'opzione unitaria del sindacato o di chi, già da tempo individuati e facilmente eliminabili, si è adoperato per attenuare lo scontro sociale, alle brigate rosse per il partito comunista combattente si impo¬ ne una strategia altrettanto sofisticata di sostegno strategico alla destra, favorendo chi in Cisl e Uil opera in collateralità al Governo». E dopo le intimidazioni, il «programma di lavoro», di certo sarà materia di studio, per non dire un rompicapo, porgli uomini dell'antiterrorismo, alla ricerca di un successo concreto da molto prima dell'assassinio di Massimo D'Antona, avvenuto a Roma il 20 maggio '99: cioè quasi in un'altra èra geopolitica. E questo chiamiamolo progetto, sottolinea la necessità di organizzare «aree di immigrati nel veneto e Bologna» e «consolidare i rapporti organizzativi con gruppi di fuoco islamici in Lombardia ed Emilia Romagna». Mica tutto: «Consolidare l'internazionalizzazione del progetto rivoluzionario dei movimenti, compagni no global e compagni comunisti dovranno ritrovarsi in una sola strategia di lotta e di organizzazione». La prosa dell'altra missiva, non appare poi così diverso. Ancora i delitti D'Antona e Biagi sono punti centrali dello «scontro in atto nel nostro Paese». Ancora: «La borghesia imperialista ha compiutamente prodotto il suo massimo sforzo nell'intervento di riforma del sistema lavoro nello spostamento della negoziazione neocorporativista alla forzosa modifica costituzionale con cui Articolo 18 Libro Bianco Statuto dei lavori e ora Patto per l'Italia si qualificano quale espressione complessiva della progettualità dominante in antagonismo a quella della classe». Ambiziosi i sei obiettivi che toccano pure il capitolo tanto caro ai rivoluzionari del tempo che fu: la guerra di classe di lunga durata. Sì, c'è un tempo per tutte le cose e questo è il tempo delle minacce.

Persone citate: Alemanno, Biagi, Cristiano Carocci, D'antona, Massimo D'antona, Trerè

Luoghi citati: Bologna, Emilia Romagna, Italia, Lombardia, Roma