La maledizione di Palermo

La maledizione di Palermo DOVE E' IL RISCATTO CHE FINALMENTE SENZA PRUDENZA INVOCAVAMO? La maledizione di Palermo za che sembrava infine aleggiare su Palermo? Tenerezza. Parola fuori tempo, fuori luogo. Parola per bambini e che ne è di noi, non più bambini? Sono passati dieci armi. Era un pomeriggio come questo. Una grande sonnolenza. E d'improvviso il boato a pochi metri da casa mia. Ricordo di aver subito detto, con terrore, «Borsellino!», quel boato segnava quasi certamente la sua morte. Era stata promessa, la promessa è debito; nessuno volle fermare quello sterminio annunciato: doveva morire e moriva. ((Aiuto, aiuto», gridava la gente correndo per la strada, mentre le lamiere contorte delle auto smembrate sembravano innalzare un monumento a future devastazioni. Ciò che si devastava ora era sì, la vita di alcune persone meravigliose; ma si devastava anche e soprattutto lo stesso principio del vivere civile, tutta la nostra umana simpatia per la gentilezza. Quando arrivai sul luogo della strage - tutto avvolto in un incubo di fumo e di polvere nera - rischiai quasi di svenire di fronte alla potenza di quello spregevole destino che faceva dire ad una donna in lacrime: «Non c'è niente da fare. Non ce la faremo mai, vinceranno sempre loro; perché vogliono farci vedere che il male domina il mondo». «No, per favore. Non dobbiamo dire questo e non facciamo i soliti siciliani; è questo il nostro cancro, nell'essere i soliti siciliani». «Basta coi soliti siciliani! Voghamo non essere siciliani se siciliani significa intrigo, violenza, prepotenza e maliziosa rassegnazione». Rassegnazione, come rassegnarsi a quella sconfitta inesorabile, come credere ancora di essere umani; dove cercare uno stato, un mondo, una morale stessa che desse a Borsellino il diritto di esistere e di giudicare? E' possibile diradare la barbarie? «Ora basta!» continuava a ripetere un uomo piccolo magrissimo tutto cosparso di polvere, che tentava di forzare il blocco per andare a scoprire chissà che, a invocare chissà chi, tra le macerie. «Basta!». Quella sera dovette rodere l'anima a tutti questa parola: basta col tenersi chiusi in gola la paura, basta con la ripetizione dell'odio. E quasi tutta la città non compromessa, in giorni di un fervore morale che non s'era mai visto a Palermo, ripetè quella parala che avrebbe trovato un'eco straziante nel pianto della giovane moglie di un uomo della scorta, morto orrendamente. Ebbene sì, qualcosa sembrò avvenire sulla spinta anche della giunta Orlando che non smetteva di porre la lotta alla mafia come suo cartello politico essenziale; nel coraggio che dà la paura quando è La mafia è commistione fra barbarie e intelligenza acutissima fra superconformismo e capacità di mutare secondo i tempi e i più maliziosi espedienti logici in gioco la vita; nella rabbia che induce a dire (io stesso l'ho sentito dire in piazza) «o la salviamo questa città, o la distruggiamo». «Distruggiamola» gridò un vecchio «non cambierà prendiamo un piccone per uno e facciamola a pezzi». Salvare o distruggere una città così splendida, così infinita, così profonda di azzurro. Certo, nessuno è più colpevole della Sicilia, della storia della Sicilia, e nessuno più della Sicilia è responsabile dei suoi malanni. Ma non bisogna mai tacere le colpe delle istituzioni che tanto spesso certamente hanno strumentalizzato il cinismo sicihano. Ecco il momento per un incontro felice tra il «basta» dei siciliani e una onesta e decisa progettualità statale: un vero concerto di sollevazione morale. In effetti, subito dopo il '92, un profondo respiro sembrò animare l'attività del Comune, dello Stato, delle forze dell'ordine, l'energie sociali, dell'iniziativa morale. Ed ecco i grandi arresti; ecco gli assassini sulle prime pagine; ecco gli effetti impressionanti della legislazione antimafia, che dava vantaggi perfino eccessivi ai mafiosi che si pentivano e denunciavano i loro colleghi. Tutto sembrava volgere verso una penetrante diffusione del riscatto. «Ci siamo?». A molti sembrò di si. Ma a troppi è sempre sfuggito che la mafia siciliana non è una semplice associazione barbarica; è una straordinaria commistione fra barbarie e intelligenza acutissima; fra superconformismo e capacità di mutare secondo i tempi e secondo i più raffinati e mahziosi espedienti logici. Del resto la mafia siciliana è il modo più clamoroso di rappresentare il culto del potere. ' l'liiiii pE' l'esplicitazione teorico-pratico del male mondiale, fondato sulla ricchezza e sulla prepotenza. Infatti l'intensità antimafiosa cominciò a scemare appena gli interessi del potere mondiale italiano (si ricordi il vero potere è sempre segreto) cominciarono a sentirsi minacciati dalle leggi speciali. Anche certi magistrati hanno sicuramente esagerato in zelo favorendo clamorosi trucchi giudiziari che prepararono il fallimento di certe piste fondamentali. E allora? «Basta», avevamo gridato. Ma come si può sperare che la spirale mafiosa si spezzi se non si coinvolgono nelle indagini tutti i centri del potere mondiale, tutte le istanze morali più appassionate, tutte le coscienze più vitali? Che ne è, ora, di quella tensione, di quella determinazione di cui non solo la Sicilia ma l'intero paese sembrò attraversato dieci anni fa? L'infinito azzurro sicihano come può non essere di nuovo contaminato dalla furia di un potere che è insieme tanto misterioso quanto evidente? L'evidenza. L'evidenza del male siciliano non si stanca mai e mai smette di significare l'orrore di una vita vissuta con cinismo. Ed ecco: Leoluca Bagarella, ai dieci anni dalla strage di BorseUino, dà una clamorosa prova del camaleontismo mafioso. All'improvviso ecco la sua dichiarazione: «Noi mafiosi procederemo legalmente contro il 41 bis; questa legge speciale è incostituzionale. Esso toghe ad alcuni cittadini i diritti che dà alla maggioranza degli altri». Ed ecco i detenuti di Novara, mafiosi di prestigio che si prepara¬ no a denunciare il loro stesso avvocato che dopo averli difesi negando costituzionalità al 41 bis, ora praticamente lo accettano sedendo in parlamento. Eccoli, sono loro, sono tornati. Per un periodo era servito che la mafia diventasse troppo violenta per essere veramente imperdonabile, per giustificare le leggi speciali. Ma sistemata questa faccenda si trattava di trovare il modo apparentemente ncn feroce di rilanciare la mafia, ed eccoci di nuovo nel marasma. Eccoci di nuovo nelle più intricate polemiche sulla magistratura, ecco le infinite ambiguità dell'una e dell'altra parte. Dieci anni, qualche iniziativa teatrale (Scaldati, Licata); il ricordo dei martiri, l'orazione funebre: e meno male che alcuni artisti aiutano a non dimenticare, ma lasciatemi dire solamente ((maledizione»! Maledizione a un mondo, a una nazione, a una regione, a una città che ha ancora bisogno,,di compiangersi. Che deve ancora ossessionarsi delle proprie vecchie miserie, quando la postmodernità c'indurrebbe a nuovi problemi e a nuovi mah che il nostro tempo ci prepara... Maledizione. Ma per quanto debba essere grande lo sdegno e la noia - sì francamente la mafia ci ha annoiati - non sarò mai d'accordo, per principio - perfino per astrazione con chi, come Lampedusa e come Sciascia, hanno voluto chiudere la vicenda definendo la Sicilia irredimibile. La Sicilia è redimibile. Sì, maledizione. Lo è. Maledizione. IL TEMPO A CURA DI MARCELLO LOFFREDI OGGI ORE 9 OGGI ORE 9 CALDO MA NON PER MOLTO. L'alta pressione atlantica ha trovato l'opportunità di edificare una «testa di ponte» sull'Europa centrale e sull'Italia ma non offre garanzie di durata. Sul Mare del Nord è già in gestazione un nuovo impulso di aria instabile destinato a raggiungere le zone alpine tra domani pomerìggio e la serata. Tendenza per dopodomani. Sulle regioni alpine annuvolamenti con possibilità di temporali che tenderanno a coinvolgere anche alcune località padane. Tendenza a annuvolamenti sull'Appennino Ligure, Tosco-Emiliano e Marchigiano. Poco nuvoloso sul resto del Centro. Sereno al Sud. OGGI. Su tutta la Penisola prevarrà il cielo sereno, ad eccezione delle zone DOMANI. Sarà ancora una giornata calda e soleggiata su tutta la alpine e delle regioni meridionali del versante adriatico, dove si avranno Penisola, ma dal pomeriggio-sera sulle zone alpine torneranno ad dei parziali e temporanei annuvolamenti. Temperature in aumento di addensarsi annuvolamenti senza escludere la possibilità di piovaschi, alcuni gradi nei valori diurni. Venti deboli e mari poco mossi. Temperature in ulteriore lieve aumento. Venti deboli e mari quasi calmi. CITTA' ITALIANE min max min max min max Aosta n.p. n.p. Bologna 17 26 Bari 20 28 Bolzano 16 27 Firenze 19 29 Napoli 21 28 Verona 20 26 Pisa 19 27 Potenza 20 n.p. Trieste 22 27 Ancona 17 25 S. M. Leuca 22 n.p. Venezia 17 26 Perugia 18 30 Reggio C. 22 32 Milano 16 29 Pescara 18 30 Palermo 22 28 Torino 12 27 L'Aquila n.p. n.p. Catania 19 31 Cuneo n.p. n.p. Roma Ciamp. 20 27 Messina 23 30 Genova 19 26 Roma Fium. 19 27 Alghero 21 29 Imperia 18 25 Campobasso 16 19 Cagliari 20 33 CITTA' ESTERE [previsione del 21 LUGLIO) max mm max min Amsterdam 22 9 piovaschi Lisbona 27 17 nuvoloso Atene 34 23 sereno Londra 23 12 parz. nuv. Bangkok 32 23 temporale Los Angeles 28 19 parz. nuv. Berlino 21 12 parz. nuv. Madrid 34 21 sereno Bruxelles 24 9 parz. nuv. Montecarlo 27 17 parz. nuv. Bucarest 28 17 piovaschi Montreal 31 21 parz. nuv. Budapest 30 17 parz.nuv. Mosca 22 12 parz. nuv. Buenos Aires 13 8 piovaschi New York 31 23 sereno Copenaghen 25 13 sereno Parigi 28 11 sereno Dublino 19 12 parz. nuv. Pechino 32 21 temporale Francoforte 24 9 parz. nuv. Praga 22 13 parz.nuv. Gerusalemme 31 18 parz. nuv. Rio de Janeiro 22 18 piovaschi Ginevra 26 14 parz. nuv. Sofia 28 16 piovaschi Helsinki 18 12 nuvoloso Sydney 15 9 sereno Istanbul 29 18 parz. nuv. Tokyo 28 21 nuvoloso II Cairo 36 22 sereno Varsavia 22 15 parz.nuv. Johannesburg 14 4 piovaschi Vienna 27 15 parz.nuv. II nuovo ritrovato provoca un effetto tensore aumentando la resistenza dell'epidermide Pubblicità

Persone citate: Borsellino, Leoluca Bagarella, Marchigiano, Scaldati, Sciascia