Da «uomo-missile» a Presidente indiano di Fabio Galvano

Da «uomo-missile» a Presidente indiano ABDUL KALAM E' IL TERZO MUSULMANO CAPO DI STATO A DELHI Da «uomo-missile» a Presidente indiano E' stato scelto ieri con un voto plebiscitario: quasi il 90 per cento Lunghi capelli grigi, camiciotti colorati e sandali, oltre a una vita monastica, per il «padre» dei programmi militari che parla di pace personaggio Fabio Galvano SEMBRA un coacervo di contraddizioni, la plebiscitaria elezione deir«uomo-missile» - così tutti lo chiamano in India come prossimo presidente di un Paese in pericoloso bilico fra guerra e pace sul confine del Kashmir. E' infatti musulmano, ma sostenuto dalla compagine nazionalista induista del primo ministro Vajpayee, questo Avul Pakir Jainulabdeen Abdul Kalam che tutti conoscono come «padre» del programma missilistico indiano. Fa parte del comitato nucleare indiano, e anzi afferma che fra India e Pakistan «è stata la dissuasione nucleare a evitare la guerra», ma proprio perché musulmano viene additato come possibile pedina di un dialogo con Islamabad. E' stato, fra i notabili indiani, l'unico - e questo pesa ancor più proprio perché musulmano - a non denunciare i massacri di marzo nel Gujarat, quando quasi duemila musulmani furono massacrati; ma, secondo un editoriale del quotidiano «The Hindu», «pare evidente che il sostegno del governo alla sua candidatura sottolinea il desiderio di cancellare il ricordo di quella carneficina». L'unica cosa certa è che Kalam, 70 anni, capelli grigi sulle spalle come una stella del rock e un guardaroba fornito soprattutto di camiciotti colorati e di sandali infradito, porterà una ventata d'informalità nelle 340 sale del palazzo presidenziale in cui farà il suo ingresso giovedì prossimo - terzo presidente musulmano nella storia dell'India - dopo la cerimonia del giuramento. Secondo i 4896 rappresentanti del Parlamento nazionale e delle Assemblee dei trenta Stati india- ni che con l'89,58 per cento dei voti lo hanno preferito all'unico altro candidato, l'eroina comunista della lotta per l'indipendenza Lakshmi Sehgal, 88 anni, è anche l'emblema della democrazia indiana plasmatasi nel mezzo secolo d'indipendenza, per aver saputo scalare dalle sue umilissime origini il vertice della comunità scientifica indiana e ora di un complicato e litigioso establishment politico. Figlio di un pescatore analfabeta del Tamil Nadu, Kalam è uno di quegli uomini che si sono «fatti da sé»: uno che, dopo la scuola elementare nel villaggio di Rameshwaram, si mise a vendere giornali in strada per mantenersi agli studi e che, dopo la laurea in ingegneria aeronautica al PoUtecnico di Madras, per continuare a studiare non esitò a vendere i premi e le medaglie di cui veniva regolarmente insignito. «L'India dev'essere trasformata in un Paese sviluppato, prospero, sano e rispettoso dei valori umani», ha dichiarato subito dopo l'elezione. E già molti si domandano quale potrà essere il suo ruolo: se si accontenterà dei compiti essenzialmente protocollari e onorifici che spettano al presidente, come ha fatto il suo predecessore Kocheril Raman Narayanan, o se cercherà invece di sfruttare al massimo i suoi pochi poteri - oltre alla sua immensa celebrità - per dirimere i non improbabili bisticci parlamentari dei prossimi cinque anni. La sua esperienza politica può essere limitata, come è stato sottolineato durante la campagna delle scorse settimane, ma Kalam ha dimostrato di sapersi muovere con abilità - per spingere il suo programma missilistico - nei meandri del governo. «Senza decisioni politiche - fa notare - il nostro satellite Rohini non sarebbe in orbita, i missili non raggiungerebbero i loro bersagli, l'arsenale nucleare non esisterebbe». Forse la maggior forza di questo «uomo-missile» è di essere per usare l'etichetta con cui lo ha sostenuto anche il Partito del Congrosso - «politicamente corretto». E' un uomo che ama le poesie - egli stesso ne scrive, con titoli altisonanti come «Canto di giovinezza» o «Tumulto» - e le citazioni esistenziali («Ho esplorato lo spazio per dare fiato alla scienza o invece ho crealo mezzi di distruzione?»); ma è anche celebre per il suo stile di vita quasi monastico. E' un rigido vegetariano, suona il veena - uno strumento a corde - e ogni giorno legge, oltre ai versetti del Corano, le pagine del Bhagavad Gita, libro santo dell'induismo. A chi gli domandava nei giorni scorsi chi sarebbe stata, per le necessità protocollari, la sua first lady, lo scapolo Kalam ha risposto, quasi irritato: «No, no, sono un brahmacharya». E' una parola che, in hindu, indica chi ha fatto voto di purezza, quindi anche di rinuncia ai piaceri terreni; un voto di castità che preclude sesso e matrimonio. Qualunque cosa si dica di lui, però, è l'immagine di «padre dei missili» a tenere banco. Teorico di un'India militarmente potente («Nella sua storia è stata invasa a più riprese proprio per la sua debolezza militare»), dovrà tentare di coniugare il suo credo e il programma nuclear-spaziale con il diffuso desiderio di pace e con l'esigenza del Paese di attuare il «grande balzo» della propria società - economico, scientifico, sociale - per il quale il neo-eletto Presidente ha fissato l'ambizioso obiettivo del 2020. Insiste che la sua ascesa alla presidenza non deve lanciare segnali di guerra al Pakistan, ma semmai «segnare il via allo sviluppo della nazione attraverso la tecnologia». Eppure nessuno - né in India, né in Pakistan - può ignorare nomi come Prithvi, Trishul, Akash, Nag e Agni: i cinque programmi missilistici che hanno dotato questo Paese del Terzo Mondo di armi da superpotenza. «Sognare, sognare, sognare», ha sempre detto per spronare i suoi collaboratori sulla strada del progresso. «Dobbiamo pensare come un Paese di un miliardo di abitanti e non di un milione», ama ripetere. E se fosse un musulmano a risolvere i problemi dell'India? Sarebbe la più grande contraddizione. Figlio di un pescatore analfabeta del Tamil Nadu, si è «fatto da sé»: vendeva giornali per mantenersi agli studi e laurearsi in ingegneria aeronautica Ama le poesie e ne compone. Suona un antico strumento e oltre al Corano legge il libro santo dell'induismo Però si muove abilmente nei meandri del governo Il neo-presidente indiano Abdul Kalam ringrazia i suoi elettóri davanti alla sua casa di New Delhi. In alto, il volo del premier Alai Bihari Vajpayee

Persone citate: Abdul Kalam, Bihari, Kalam, Lakshmi Sehgal, Narayanan, Raman