Riforma agraria, l'Europa sì divide

Riforma agraria, l'Europa sì divide FRANCIA, ITALIA E SPAGNA FANNO MURO CONTRO GERMANIA, GRAN BRETAGNA, OLANDA E SVEZIA Riforma agraria, l'Europa sì divide Battaglia a Bruxelles sulla revisione dei sussidi Maria Maggiore BRUXELLES Nella prima udienza che si è tenuta ieri a Bruxelles per la revisione della Politica agricola comune (Paci nel periodo 2004-2006, le posizioni non potevano risultare più nette: da una parte i sostenitori di un'agricoltura europea gelosi di salvaguardare i diritti acquisiti, con Francia Italia e Spagna in testa; dall'altra chi, stanco di pagare per i primi, vuole chiudere il rubinetto degli aiuti. Al centro «l'imputato» Franz Fischler, il commissario responsabile, che la settimana scorsa ha presentato un audace documento di riforma della Pac, volto a sganciare i sussidi agricoli dalla produzione, a vantaggio dello sviluppo rurale e del rispetto delle norme ambientali. Con lui, nel corso di un dibattito pubblico avviato durante il Consiglio Agricoltura, si sono schierati l'Olanda, la Germania, il Regno Unito, la Svezia e la Finlandia, paesi a scarsi redditi agricoli, ma che contribuiscono come gli altri alla pesante fattura agricola europea, il 40nZn del bilancio totale. Dall'altra parte, tanti pubblici ministeri, inorriditi dalle proposte del commissario austriaco. «In poche settimane o in pochi mesi non si può ridisegnare la politica agricola comune - ha detto il ministro francese Hervé Gaymard, capofila del fronte del "no" -. Se le proposte di Fischler di ridurre gli aiuti diretti e di sganciarli dalla produzione dovessero passare, significherebbe la morte di milioni di agricoltori europei». Con toni più moderati, ma nettamente contrario alla proposta, si è dichiarato il ministro Gianni Alemanno. «Sganciare gli aiuti dalla produzione rischia di dare alla Pac connotazioni di tipo assistenziale, meno comprensibili per l'opinione pubblica e meno giustificabili sul piano etico». L'agricoltore si trasformerebbe, secondo Alemanno, in un «custode del terreno», senza spinte per migliorare la produzione. Fotografare la situazione attuale delle imprese agricole - come proposto da Fischler - e in base ai dati di oggi stabilire un reddito a vita per l'agricoltore, sia che produca sia che lasci a riposo le sue terre, «farebbe perdere di vista il valore economico della spesa agricola». «Sarebbe come una Cassa integrazione per l'agricoltura, che garantirebbe un reddito assicurato», ha aggiunto Alemanno. L'Italia è molto preoccupata anche per la proposta di tagliare in modo drastico i sussidi al settore del grano duro, che secondo i calcoli del governo ammontano a I IO milioni di euro l'anno. Ma di fronte alla porta sbarrata da Spagna e Francia, l'Italia ha comunque portato delle critiche costruttive. Accanto al «no» categorico per il disaccoppiamento totale dei sussidi, che «non può essere imposto dall'alto in sede istituzionale - ha continuato Alemanno - ma deve essere discusso con le parti sociali», il governo italiano ha presentato l'idea del disaccoppiamento parziale: sganciare i sussidi dalla quantità prodotta, causa delle colture intensive spesso poco sensibili alla qualità, per legarli comunque al tipo di prodotto. Inoltre Alemanno si è detto disponibile a cominciare i negoziati subito senza attendere la scadenza del 2006, data inizialmente prevista dai Capi di Governo per la revisione del finanziamento dell'Unione. Nel 2006 nell'Unione ci saranno probabilmente dieci nuo- vi Stati membri, e negoziare a 25 sarebbe ancora più complicato di oggi. Da una riforma dell'agricoltura, ha lasciato intendere Alemanno, l'Italia potrebbe anche guadagnarci in quanto oggi «a noi vanno riI0Zo degli aiuti europei contro il I50Zo del valore agricolo dell'Ue prodotto dall'Italia». Ieri primo giro d'orizzonte. Il dibattito sul futuro dell'agricoltura è appena cominciato. La settimana prossima Franz Fischler inizierà da Roma un giro delle capita¬ li europee per spiegare i dettagli del suo progetto. In settembre la Commissione presenterà una proposta legislativa formale e entro dicembre si concluderanno i negoziati con i paesi candidati. Il commissario austriaco vuole mostrare ai futuri Stati membri, a cui sono stati imposti aiuti molto più modesti degli agricoltori europei, che anche la vecchia Europa comincia a spendere meno per l'agricoltura. Ma la battaglia interna sarà dura. II ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno