Corvette spagnole a Perejil di Gian Antonio Orighi

Corvette spagnole a Perejil IL GOVERNO MAROCCHINO NON DA SEGNI DI VOLERSI RITIRARE Corvette spagnole a Perejil L'Europa a Rabat: «Via i soldati dall'isola» Gian Antonio Orighi MADRID Settantadue ore dopo che dieci soldati marocchini hanno occupato il minuscolo isolotto abbandonato di Perejil-Leila, 500 per 300 metri di roccia a 200 metri dalla costa mediterranea del Paese di Mohamed VI, poco distante dalla colonia spagnola di Ceuta, il governo di Madrid continua a protestare per la presunta invasione (e mostra i muscoli spedendo nella zona un importante dispositivo militare) e quello di Rabat si difende ribadendo che si tratta soltanto di un'operazione anti-immigrazione illegale. Il primo commento ufficiale del Marocco sull'occupazione dell'isolotto, escluso dal trattato ispano-francese del 1912 che delimitava la zona del protettorato di Madrid in Marocco, disabitato dagli Anni 60 e sulla cui proprietà spagnola dubita persino, come riferisce il quotidiano «El Mondo», il Ministero degli Esteri del premier Aznar, è arrivato ieri pomeriggio da parte di Mohammed Benaissa, capo della diplomazia di Mohamed VI. Dopo aver ricordato che il Marocco con dieci uomini non ha certo invaso la Spagna, Benaissa ha definito sproporzionata la reazione del governo spagnolo, che prima non aveva mai rivendicato l'isolotto, e ha ribadito lo scopo della missione: creare un avamposto che vigili sull'immigrazione illegale. Intanto Madrid continua a incassare appoggi da parte dei partner europei. Dopo l'intervento di sabato del presidente Uè Romano Prodi, che ha espresso la grande preoccupazione dei Quindici' per la conquista «mano militari» dell'isolotto (che per Madrid si chiama Perejil, Prezzemolo, mentre per i nordafricani è Leila, Notte) e per l'evoluzione del caso, ieri è scesa in campo la Danimarca, presidente di turno Uè. In unadichiarazione ufficiale, Copenaghen esprime piena solidarietà alla Spagna nel suo contenzioso con il Marocco ed esige che Rabat ritiri immediata¬ mente le sue forze. Ana Palacio, ministra degli Esteri spagnola, ha subito manifestato la sua soddisfazione per l'appoggio della presidenza Uè. Per il momento, un'opzione militare di Madrid per scacciare il minuscolo manipolo marocchino da Perejil-Leila è escluso (ma in un sondaggio online l'azione di forza è appoggiata dal 72 per cento degli spagnoli). La ministra ricordava ieri, dalle colonne di «El Mondo», che non bisogna fare politica-fantascienza e che il linguaggio simbolico è già stato usato con l'invio in zona delle navi spagnole. Infine ha ricordato che la Spagna è uno Stato democratico membro della Uè e che vuole trovare soluzione ragionevoli. Una presa di posizione confermata in mattinata dal sottosegretario di Stato alla Sicurezza Pedro Morenés nella sua visita a Ceuta (che, insieme all'altra colonia sul Mediterraneo marocchino, Melilla, è sempre stata rivendicata da Rabat come parte integrante del suo territorio insieme ad altri tre isolotti: in tutto, 33 km quadrati). Madrid, ha detto il viceministre, seguirà i passi normalmente adottati per la soluzione di conflitti intemazionali. Comunque, Aznar ha mandato a pattugliare la zona due fregate, due corvette e un battaglione di elicotteri. E Rabat possiede soltanto ima corvetta e quattro ricognitori. Il ministro degli Esteri di Mohamed VI: lo scopo della nostra missione è creare un avamposto contro l'immigrazione illegale. Dubbi nella diplomazia di Madrid sui propri diritti alla proprietà dello scoglio Il governo di Aznar pattuglia la zona ma esclude per il momento l'intervento militare Cerca soluzioni ragionevoli, mentre la maggioranza del Paese vorrebbe invece un'azione di forza Una nave militare spagnola alla fonda di fronte a Ceuta, l'enclave spagnola presso la costa nordafricana. Sei imbarcazioni sono state dispiegate dalla Marina per pattugliare le acque dopo l'invasione dell'isolotto di Perejil-Leila da parte marocchina

Persone citate: Ana Palacio, Aznar, Benaissa, Mohammed Benaissa, Romano Prodi