Fuoco incrociato su Bush per il caso Harken di Maurizio Molinari

Fuoco incrociato su Bush per il caso Harken RIVELAZIONI DI «WASHINGTON POST» E «NEWSWEEK»: VENDETTE AZIONI SAPENDO CHE SAREBBERO CROLLATE Fuoco incrociato su Bush per il caso Harken Documento del 1990 l'accusa di insider trading Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Fuoco incrociato sul presidente americano, George Bush, accusato dall'opposizione democratica e dai rivali repubblicani di non essere «l'uomo giusto» per risolvere gli scandali finanziari a causa delle nuove indiscrezioni sulla vendita di azioni Harken da lui eseguita nel maggio del 1990. Il quotidiano «Washington Post» e il settimanale «Newsweek» hanno rivelato ieri un tassello mancante del caso. A inizio maggio del 1990 la Harken fece avere a Bush, e a tutti gli altri membri del consiglio d'amministrazione, una «relazione settimanale interna» nella quale si sottolineava la difficile salute finanziaria. Quindici giorni dopo Bush vendeva le sue 212,140 azioni a 4 dollari l'una incassando 848.560 dollari, due mesi prima che le previsioni della «relazione settimanale interna» si avverassero con l'annuncio di perdite per 23 milioni di dollari e conseguente crollo del valore delle azioni sul mercato. L'esistenza del documento riservato della Herkan è stata svelata dal «Center for Public Integrity», un'associazione indipendente di Washington, secondo cui dunque Bush «sapeva» dei guai finanziari e quindi i suoi ricavi della vendita di azioni furono viziati dal reato di insider trading. Inoltre, secondo il «Washington Post», quei soldi servirono a Bush per pagare il mezzo milione di dollari di prestiti ricevuti per acquistare la squadra di football «Texas Rangers» e per muovere i primi passi in politica. La Casa Bianca resta per ora attestata sulla definizione di «roba riciclata» data da Bush al caso Harken, ma le ombre sul presidente si addensano e i sondaggi testimoniano un crescente malumore dell'opinione pubblica: secondo «Newsweek» il 47 per cento dei cittadini ritiene che Bush «non fa abbastanza» contro gli scandali e il 44 che «i democratici gestirebbero meglio la situazione di emergenza». Gli avversari della Casa Bianca affondano i colpi. «Bush non è nella posizione di criticare nessuno», dichiara Tom Daschle, leader della maggioranza democratica al Senato, riferendosi al pacchetto di leggi anti-frode proposto dalla Casa Bianca. «Non si può guidare un Paese se si hanno avuti in passato comportamenti analoghi a quelli che ora si criticano», aggiunge Richard Gephardt, capo dei democratici alla Camera. A fianco del¬ l'opposizione scende in campo il senatore repubblicano dell'Arizona, John McCain, già rivale di Bush nelle presidenziali del 2000: «Il Paese sta attraversando una crisi di fiducia nelle imprese e la fiducia non potrà essere certamente risollevata da persone che hanno macchie nel proprio passato». Le ombre del caso Harken sul ^residente non bastano a provare 'insider trading, ma sono sufficienti per metterne in dubbio l'autorità morale a guidare il Paese nella tempesta finanziaria che attraversa Wall Street. La pressione politica dei leader democratici e di McCain è indirizzata sul capo della Sec (la Consob d'America), Harvey Pitt, di cui chiedono le dimissioni poiché non ha ancora aperto un'indagine sul caso Bush-Harken sebbene le indiscrezioni siano oramai di pubblico dominio. Pitt ieri è stato il protagonista dei talk-show televisivi del mattino e si è difeso con grinta: «Non ho alcuna intenzione di dimettermi, sono la persona giusta per svolgere questo lavoro e non ho mai avuto, non ho e non avrò mai la mano leggera con chiunque nello svolgimento dei compiti che mi spettano». «La Sec è un'istituzione solida e determinata - ha aggiunto Pitt - che viene contestata solo ora, in coincidenza con l'incombere della campagna elettorale per il rinnovo parziale del Congresso. Ciò dimostra che gli attacchi contro di me sono solo frutto di giochi politici». Il Segretario al Commercio, Donald Evans, ha difeso l'operato di Pitt: «Sta facendo un lavoro egregio e non risponde che a se stesso». Ma il senatore democratico Joseph Lieberaman, già candidato alla vicepresidenza, affonda i colpi: «Se Bush vuole allontanare i sospetti deve sostituire Harvey Pitt con una persona indipendente e far svolgere accertamenti sulla vicenda Harken». McCain rincara la dose: «La verità è che l'avvocato Pitt è stato messo da Bush in quel posto solo per coprire i pasticci combinati in precendenza». Il riferimento non è solo al caso Harken ma ad altre due spine nel fianco dell'amministrazione: la controversa riforma della contabilità della società petrolifera Halliburton nel 1998, quando era guidata dall'attuale vicepresidente Dick Cheney; i sospetti di insider trading nei confronti di Larry Thompson, neonominato capo della task force anti-frode, per la vendita di cinque milioni di dollari di azioni della Providian nel 1997, pochi mesi prima del suo collasso finanziario. Il presidente degli Stati Uniti George Bush in un recente discorso sulla sicurezza del Paese

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