UNA PROVA DI REALISMO SUI CONTI

UNA PROVA DI REALISMO SUI CONTI UNA PROVA DI REALISMO SUI CONTI Carlo Bastasin PROGRAMMAZIONE economica? E' un'ambizione non da poco con le incertezze che ci sono in giro, con il capitalismo americano in crisi di credibilità e la Germania ancor più debole di quel che i numeri non mostrino. I Documenti di programmazione economica e finanziaria (Dpef), come quello pubblicato ieri dal governo, non sono atti eroici, né prove di testosterone: adottano quasi sempre previsioni ottimistiche di medio termine e indicano gli impegni di programma senza molti dettagli. In quello di ieri, l'enfasi dello scorso anno, sulla nuova era di crescita aperta dalla rivoluzione liberale, è temperata da un nuovo saggio realismo: il governo ha preso atto di ciò che era evidente agli orbi e cioè che la dinamica della spesa corrente è incompatibile con l'ambizione di tagliare radicalmente il prelievo fiscale. Le cifre sulla crescita, il debito e l'occupazione sono da prendere come doverosi auspici, ma la stima di 18 miliardi di euro di tagli alle spese sono realistiche. Serve ora capire da dove verranno i risparmi e se Eurostat accetterà, come pare, che una parte delle spese per investimenti possa uscire dal bilancio dello Stato (nella Infrastrutture spa) riducendo i tagli a 12 miliardi. I Dpef servono ormai soprattutto a far conoscere ai partner europei gli orientamenti del Paese e quindi a fissare i termini di coordinamento. Il documento italiano presenta a fianco delle cifre sul deficit, che confermano lo slittamento concordato a Siviglia, una buona motivazione: indicano cioè che il maggior deficit viene a seguito di "riforme strutturali" e che quindi la "quantità" di indebitamento è compensata dalla "qualità" dell'azione politica. In fondo anche la Commissione potrebbe avere interesse a far leva su questo punto, per rendere "qualitativo", cioè "politico" in senso alto, il coordinamento europeo. Governare un Paese col debito pubblico dell'Italia si conferma mestiere avaro per chi ha grandi ambizioni. Di certo non sono permessi ritardi: sulle privatizzazioni e le liberalizzazioni, così come sulle "grandi opere", vero test della capacità di onesto governo del territorio. Un po' di dinamismo nell'economia si sta vedendo, in particolare nel mercato del lavoro. Resta da capire se le "riforme" in cantiere sono qualitativamente buone: quella dell'art. 18 è poca cosa e per il piglio conflittuale con cui è stata condotta ha provocato più di un danno, ma tra tre anni il giudizio sarà forse più positivo. Le altre riforme faranno bene se non creeranno un analogo clima di conflitto nelle imprese e di incertezza nelle famiglie. Quella delle pensioni in particolare è molto utile a riformare la spesa pubblica e a collegare il benessere dei cittadini e quello delle imprese attraverso fondi pensione ben regolati e mercati finanziari più trasparenti e seri di quelli attuali: abusarne a fini politici - come è stato fatto da tutti con l'art. 18 - significherebbe perderne i benefici ancor prima di raccoglierli.

Persone citate: Carlo Bastasin

Luoghi citati: Germania, Italia, Siviglia