«Farmaci più economici ma pochi fondi»
«Farmaci più economici ma pochi fondi» is e IL DIRETTORE DEL FONDO MONDIALE D'AZIONE ONUAIDS: STRATEGIE COMUNI CONTRO LA CATASTROFE «Farmaci più economici ma pochi fondi» Plot: «Destinare i finanziamenti non solo nelle capitali» intervista Velerie Gas CI sono progressi nell'accesso ai medicinali cinti-Aids in Africa? Risponde Peter Piot, direttore del Fondo mondiale d'azione OnuAids promosso dalle Nazioni Unite contro l'Aids, la tubercolosi e il paludismo: «Ci sono stati grandi progressi per quanto riguarda la riduzione del prezzo dei farmaci e dell'accettazione delle cure come parte integrante del trattamento dell'Aids. D'altra parte, i progressi sul terreno sono molto limitati. Nelle rispettive capitali ogni paese dispone di un almeno un centro a cui ci si può rivolgere per farsi curare, se si ha denaro. Sono sempre più numerosi i paesi in cui le aziende pagano le cure ai dipendenti. Succede in Sud Africa, Namibia, Botswana, Zimbabwe. Ci sono progressi, ma non ne trae beneficio che qualche migliaio di persone. Perciò il problema da risolvere è duplice. Da un lato, fornire i finanziamenti, che per quanto riguarda i paesi africani più poveri non possono venire che dall'estero. D'altro lato, è necessario fare in modo che i soldi siano investiti soprattutto al di fuori delle capitali. Esiste anche un paese, il Botswana, in cui stiamo organizzando un programma nazionale di cure antiretrovirali. Si tratta di un paese piccolo, con appena un milione e mezzo di abitanti, dei quali però sono stati contaminati ben il 300Zo. E' un test importante: se non dà risultati, sarà una catastrofe per tutti i paesi africani». La lotta all'Aids è anche questione di leadership. Che influenza riuscite ad esercitare sui capi di Stato africani per incitarli ad agire? «Credo che siamo riusciti a influenzare l'agenda dei leader politici, in Africa come altrove. E' stato il mio obiettivo numero uno da quando ho preso la guida di OnuAids: mettere l'Aids al centro delle preoccupazioni, spingere tutti a impegnarsi. Quest'aspetto è particolarmente rilevante nell'ambito di società in cui l'autorità del capo riveste un ruolo importante, ad esempio nella lotta contro la stigmatizzazione sociale del malato e della malattia. Abbiamo fatto capire che l'Aids è un problema che ha un impatto sullo sviluppo sociale ed economico, che è quanto sta più a cuore ai politici. Un paio d'anni fa il problema dell'Aids fu dibattuto in sede di Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Questo ha contribuito alla presa i coscienza dei capi di Stato e dei governi. L'ho constatato di persona in quanti ho incontrato successivamente. Abbiamo illustrato quel che l'Aids rappresenta per Io sviluppo e la demografia parlando la lingua della gente alla quale ci rivolgevamo e usando argomentazioni a cui erano sensibili. E' stato il più grande successo di QnuAids». In concreto, che risultati avete ottenuto? «Sono state istituite commissioni nazionali, spesso guidate dagli stessi capi di Stato o dai primi ministri. Sono stati stanziati dei fon- di. Resta il problema della lentezza amministrativa e quello della limitata disponibilità di personale sul terreno. Ma anche nell'Africa occidentale, che è la più in ritardo, le cose vanno meglio. Non c'è più reticenza a parlare del problema a livello di capi di Stato. Semmai è al livello dei quadri intermedi che resta del lavoro da fare». I leader religiosi non le sembrano un po' troppo reticenti a impegnarsi nella lotta all'Aids? «In effetti ci sono dei problemi. In Kenya, per esempio, si è formata una coalizione fra Chiesa cattolica e gruppi islamici contro la promozione dei preservativi. Invece in Uganda il presidente della commissione nazionale per la lotta all'Aids è un vescovo cattolico e negli ospedali cattolici del paese i profilattici si trovano più facilmente che in quelli pubblici. Anni fa si poteva temere che i leader religiosi fossero di ostacolo sulla via della lotta all'Aids, ma col tempo ho cambiato opinione e ora li vedo come alleati importanti. Quando vado in un paese non manco mai di fare visita alle autorità religiose. Nessuno vuol vedere i suoi fedeli morire di Aids».
Persone citate: Peter Piot
Luoghi citati: Africa, Botswana, Kenya, Namibia, Sud Africa
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