I giornalisti finiscono sul podio di Fulvio Milone
I giornalisti finiscono sul podio STOTHARD DEL TIMES. INSIEME CON CALABRESI, FERRARA, LERNER E MAFAI I giornalisti finiscono sul podio Assegnati i riconoscimenti del Premio Ischia Fulvio Milone inviato a ISCHIA E' possibile e giusto assicurare un articolo? Verrà davvero il giorno in cui a pagare per un risarcimento danni chiesto ad un giornale sarà ima compagnia di assicurazioni? A sentire i giornalisti e gli editori italiani, no. E' questa, in sintesi, la conclusione di una tavola rotonda su «La diffamazione: etica, responsabilità e copertura assicurativa», tenutasi ieri a Ischia nell'ambito della ventitreesima edizione del premio intemazionale Ischia di giornalismo. Il vincitore di quest'anno è l'inglese Peter Stothard, del Times. Un riconoscimento speciale alla memoria è stato dedicato a Maria Grazia Cutuli del Comere della Sera e al fotografo Raffaele Ciriello, morti mentre svolgevano il loro lavoro di cronisti su diversi fronti di guerra. Sono inoltre stati designati giornalisti deh' anno Miriam Mafai per la carta stampata. Giuliano Ferrara e Gad Lemer per la televisione, Alfredo Provenzali per la radio, Giuseppe Marra per le agenzie di stampa, Alessandro Bianchi per la nuova sezione riservata ai telefotoreporter. Premiati anche tre «under 35»: Francesca Senette del Tg4, Mario Calabresi della Stampa e Andrea Galdi di Repubblica-it. Una borsa di studio intitolata al giornalista dell'Ansa Marco Suraci, scomparso prematuramente, è stata assegnata a Francesca Basso del Corriere della Sera, prima classificata all'esame di idoneità. Se Stothard spiega che nel suo paese ogni giornale è assicurato, e che la legge britannica in materia di risarcimento «risente di lacci e lacciuoli imposti da un concetto giuridico arcaico e classista della diffamazione», il primo a mostrare forti perplessità sul!' ipotesi dell'assicurazione è il moderatore della tavola rotonda. Paolo Gambescia, direttore del Messaggero. «Assistiamo a un aumen¬ to abnorme del ricorso alla causa civile promossa prevalentemente da magistrati e pohtici - dice -. Queste azioni hanno spesso il sapore dell'intimidazione. Ad ogni modo ritengo sia meglio percorrere un'altra via, quella di una legge che preveda la smentita o la rettifica da pubblicare in tempi brevissimi e con lo stesso rilievo dato alla notizia originaria». James Sutherland, direttore dei Uoyds di Londra, spiega che anche in Italia si stanno studiando forme di assicurazioni da sottoporre agli editori. Ma il direttore generale della Federazione Editori Giornali Sebastiano Sortino, dopo aver rivelato che «nel Duemila abbiamo ricevuto richieste di risarcimento per 3.500 miliardi», si dice d'accordo con Gambescia: «Spesso la richiesta dei danni non ha nulla a che fare con il desiderio di veder riconosciuta l'onorabilità: è solo di imo strumento per fare quattrini)). Se Gad Lemer defìnisce «immorale il ricorso all'assicurazione», anche Miriam Mafai invoca soluzioni di tipo legislativo: «Ne parlò l'ex ministro della giustizia Pietro Fassino, e secondo me occorre proseguire su questa strada». Il direttore della Fieg «Nel Duemila abbiamo ricevuto richieste di risarcimento per 3.500 miliardi. Spesso è un modo per fare quattrini»
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