Anche Riina protesta contro il carcere duro
Anche Riina protesta contro il carcere duro MA NON ADERISCE ALLO SCIOPERO DELLA FAME Anche Riina protesta contro il carcere duro Lìrio Abbate corrispondente da PALERMO Il boss di Cosa Nostra, Totò Riina, protesta in carcere. Una protesta silenziosa la sua, con la quale esprime solidarietà agli altri detenuti sottoposti al 41 bis, cioè il carcere duro. L'uomo che ha ordinato la morte di Falcone e BorseUino condivide le loro richieste avanzate al ministro della Giustizia, Claudio CasteUi. Ij, nel carcere di massima sicurezza di Marino del Tronto, nelle Marche, da quattro giorni prosegue lo sciopero della fame di 60 detenuti: vogliono una detenzione più «leggera». Totò Riina parteciperebbe come gli altri a questa «protesta civile», iniziata il 3 luglio scorso, per sollecitare il Parlamento a modificare un regime che - secondo loro - «non avrebbe più motivo di essere». Ieri mattina il capomafia corleonese ha incontrato la moglie, Ninetta Bagarella e la figlia Lucia. Le ha riviste dopo oltre un mese. E' la prima volta che si incontrano dopo l'arresto di Salvo, il terzogenito finito in carcere per associazione mafiosa. La signora Riina è entrata nella sala colloqui con Lucia e dopo pochi minuti è arrivato il marito. Sono rimasti a parlare a lungo e lui le ha comunicato la sua partecipazione alla protesta, senza ricoirere allo sciopero della fame. Riina ha sempre solidarizzato con i detenuti, in particolare per alcune proteste. Lo fa, spiegano i suoi avvocati, per uno spirito di corpo. Ù carcere lo «zio Totò» lo ha affrontato con «dignità» dal giorno del suo arresto avvenuto nel gennaio '93. Le pressioni dell'Asinara e di Pianosa (istituti di pena chiusi da alcuni anni) non lo hanno piegato né lo hanno addolcito. Però, se gh altri rifiutano il cibo perché vogliono far cambiare il 41 bis, a lui non dispiace. I suoi due figli, Giovanni e Salvo, il primo condannato all'ergastolo, il secondo in attesa di processo, sono entrambi sottoposti a questo regime di detenzione previsto per «soggetti ritenuti pericolosa. A Marino del Tronto sono rinchiusi anche alcuni boss di Cosa Nostra, «picciotti» affiliati alle cosche corleonesi e poi gente della 'ndrangheta e della camorra. Tutti, però, portano rispetto allo «zio Totò». Secondo l'avvocato Mauro Gionni, di Ascoli, che ieri mattina ha avuto un colloquio con alcuni dei suoi assistiti, «i detenuti sono determinati ad andare avanti nella protesta, attuata rifiutando il dbo fornito dall'amministrazione, per ottenere una limitazione almeno delle misure "più disumane e coercitive", insopportabili d'estate, presentinella legge».
Persone citate: Mauro Gionni, Ninetta Bagarella, Riina, Totò Riina
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