Le peripezie di uno 007 in pensione
Le peripezie di uno 007 in pensione Le peripezie di uno 007 in pensione Quindici mesi da detenuto modello nel carcere di Novosady MINSK Angelo Antonio Più è ritornato in fibertà alle 10.30 di venerdì, quando la porta verde del carcere di Novosady si è chiusa alle sue spalle con un suono metallico. Il giorno prima il presidente bielorusso Aleksandr Lukashenko aveva firmato un decreto di grazia per l'italiano che aveva confessato di aver fatto spionaggio in questa piccola e ancora molto sovietica repubbhca dell'ex Urss; Era stato arrestato il 18 aprile 2001 a Minsk, in flagrante, mentre cercava di acquisire documenti con non meglio precisati segreti: in realtà era un tranello del Kgb. La prima persona ad abbracciare l'itahano sulla sogha del carcere è Irina Ushak, la donna che per amore suo si è convertita in spia. Erano stati arrestati, processati e condannati insieme, ma lei, cittadina bielorussa, è stata graziata tre mesi fa. Per il 51 enne sardo, ex carabiniere ed ex dipendente del Sismi, invece, il perdono del presidente Lukashenko si è fatto attendere, fino a che a Minsk non è arrivata una lettera del presidente Carlo Azeglio Ciampi. Quindici mesi di carcere, di cui 10 qui, a Novosady, un centinaio di chilometri da Minsk: baracche e filo spinato immersi nel verde di una campagna bucolica, con cavalli che vanno a spasso liberamente e orti curati. In una di queste baracche, nella stessa maxicella con altri cento detenuti, l'itahano ha atteso la grazia. Il comandante della prigione Vasilij Kulakovic è contento: «Un detenuto modello, mai nessuna lamentela, se fosse rimasto più a lungo gli avremmo insegnato il mestiere di saldatore nella nostra fabbrica». Una prospettiva che probabilmente non entusiasmava l'italiano, ritornato in «borghe¬ se» - jeans, maglione blu e scarpe da tennis - dopo mesi in uniforme grigio liso dei detenuti. Tiene per mano Irina e sorride felice. Da anni aiutava orfani bielorussi e tre anni fa ci era arrivato di persona per cimentarsi negli affari. Non era andata benissimo: «Business mai più», scuote la testa la ragazza. Ma anche con lo spionaggio non era andata meglio: «Quando abbiamo saputo che un pensionato dei servizi italiani era a caccia di segreti a Minsk, ci è sembrato ancora meno probabile dell'atterraggio di un Ufo in piazza Indipendenza», commenta Fiodor Kotov, l'alto ufficiale del Kgb che sovrintende alla consegna di Più alle autorità italiane. «Quando mi aveva réso partecipe del suo progetto, gli ave¬ vo detto che era impazzito, ma non gli rimprovero nulla», dice Irina. La «femme fatale» di questa spy story non è una Bondgirl, ma un'allegra infermièra di 27 anni, con gli occhiali e le lentiggini. Sorride imbarazzata quando le ricordano che al processo era stata definita «parte attiva e autonoma» del gioco spionistico, ma ammette che Più ci si era buttato per poter avere i soldi per sposarla. I due fidanzati-spie si tengono per mano e non vogliono parlare di passato. Progettano di sposarsi appena possibile, e anche di adottare Vitja, il bambino bielorusso di 13 anni che Più assiste dal '96 e che ora si trova da sua sorella in Sardegna. Ma il lieto fine è ancora lontano: a Irina per ora è proibito lasciare la patria, e per Più subito dopo la scarcerazione è stata ordinata la deportazione immediata. Kotov lascia capire che per la «spia» italiana la porta rimane aperta: «Non vogliamo che questo incidente danneggi in alcun modo le buone relazioni tra i nostri Paesi». la.z.) L'ufficiale del Kgb che l'ha catturato: «Quando mi ha detto che cosa voleva fare credevo che fosse impazzito»
Persone citate: Aleksandr Lukashenko, Angelo Antonio, Carlo Azeglio Ciampi, Fiodor Kotov, Irina Ushak, Kotov, Lukashenko
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