«Legge farsa, ci vuole un referendum abrogativo» di Amedeo La Mattina
«Legge farsa, ci vuole un referendum abrogativo» ANGIUS: BISOGNA VEDERE QUANTE RISORSE INTENDIAMO IMPEGNARE «Legge farsa, ci vuole un referendum abrogativo» I centrosinistra affila le armi e prepara la consultazione per l'anno prossimo Amedeo La Mattina j^jj^ Alla Camera l'opposizione fece Alla Camera l'opposizione fece la mossa aventiniana di uscire dall'aula e di non partecipare al voto sul conflitto di interessi. Ieri a Palazzo Madama i senatori dell'Ulivo hanno tirato fuori dalla pochette i fazzoletti bianco-rosso-verde che si sono trasformati in bandierine da sventolare come drappi in faccia ai colleghi della maggioranza. Il colpo di teatro è riuscito all'opposizione che adesso affila le armi per il referendum abrogativo. Nella speranza che il capo dello Stato, come ha detto Willer Bordon, non promulghi la legge: «Ciampi farà quello che deve fare - ha precisate il capogruppo della Margherita - ma voglio ricordare che 30 costituzionalisti hanno individuato tre profili di incostituzionalità a questa legge burletta che fissa limiti tranne per Berlusconi». Ma la speranza dell'Ulivo, suscita perplessità al Quirinale. La cui azione, discreta ma decisa, ha già portato al cambiamento della legge in alcuni punti importanti e proprio in direzione delle richieste del centrosihistra. ' Il risultato però è ancora una legge «farsa», secondo jyias^imo D'Alema: «Cpn questa legge si rimuove il conflitto, ma rimangono gli interessi. È la dimostrazione che si vuole in realtà legittimare una situazione anomala che non verrebbe accettata in nessun paese del mondo, come quella di una concentrazione di poteri politici, mediatici e finanziari in una sola persona. Questo non è accettabile in un paese democratico». Per il presidente dei Ds il conflitto d'interessi rimane «un grande problema irrisolto di questo paese, una ferita nel rapporto con le forze politiche». Una risposta, quella di D'Alema, a chi ha visto nel suo discorso dell'altro ieri alla Camera su Scajola un filo di dialogo con Berlusconi. Tutto il centrosinistra, insieme a Di Pietro, si trova imito su questo fronte e si prepara al referendum. Anche Mario Segni ha suonato la carica contro quella che ha definito «una squallida presa in giro». Ma ora il provvedimento dovrà essere approvato a Montecito- rio, in modo da poter raccogliere entro settembre le firme. Solo rispettando questa scadenza si potrà celebrare il referendum nel 2003. Il timore dell'opposizione è che la legge non venga votata a luglio, facendo saltare i tempi per il referendum. Ma il vero problema è im altro. Come ha fatto notare Gavino Angius, si tratta di sedersi attorno ad un tavolo per stabilire quanta determinazione, quali risorse economiche ogni partito è disposto a metter in campo per evitare che si ripeta l'insuccesso di altri referendum. Dalle affermazioni di ieri questa determinazione sembra esserci, visto che tutti gli esponenenti del centrosinistra hanno posto un problema di democrazia in Italia. «C'è un grumo di interessi - ha detto Angius - che si vogliono difendere arrivando a uno scardinamento progressivo delle regole istituzionali. Questa è una delle pagine più oscure della nostra Repubblica». Per il presidente dei senatori Ds l'obiettivo di questo provvedimento è quello di non toccare la posizione del presidente del Consiglio: «Chi di voi è in grado di parlare questa sera nella sua tv privata? C'è solo, una perso- na che è in gradò di farlo, ed è quella chela maggioranziavùo- parlare questa sera nella sua tv privata? C'è solo, una persona che è in gradò di farlo, ed è quella che la maggioranza vuole salvaguardare. Ma per farlo viola la Costituzione e lede i principi della libertà è della democrazia». Non poteva mancare un distinguo tra Angius e Bordon a proposito del perché nella scorsa legislatura il centrosinistra non ha approvato una legge sul conflitto di interessi. Per l'esponente della Margherita e stato, un errore che però non autorizza il centrodestra «a fare oggi di testa sua». «Noi 'j ' ha spiegato volevamo fare una'legge con il concorso di tutti, perché le regole della democrazia non si scrivono a colpi di maggioranza». Angius ha invece ammesso che il problema era un altro: «Ci sono state opinioni, in alcuni casi molte diverse, all'interno dell'Ulivo. E a fronte dì una risicata maggioranza di soli tre voti, è stato impossibile approvarla». n . . . ' ' .' DOrdOn: trenta QlUriStl Bordon: trenta giuristi hanno trovato tre profili d'incostituzionalità nel provvedimento in ir. u /— - LUIlVO Spera Cile Ciampi L'Ulivo spera che Ciampi rifiuti di firmare, ma la richiesta lascia perplesso il Quirinale Lo stato maggiore del centrosinistra: Rutelli, Fassino, D'Alema e Angius
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