Sorpresa, il vecchio Btp batte ancora tutti i fondi

Sorpresa, il vecchio Btp batte ancora tutti i fondi VIAGGIO TRA I LIMITI DI UN SISTEMA CHE HA CONTINUATO A CONSIGLIARE GLI AZIONARI AMERICA Sorpresa, il vecchio Btp batte ancora tutti i fondi Nessun obbligazionario ha fatto meglio dei titoli di Stato sui 3 anni Anna Messia Il verdetto è chiaro: Btp batte fondi. E' questo l'esito di un semplice raffronto tra i fondi obbligazionari area euro e i titoli di Stato di pari durata. Se, infatti, si mette a confronto l'indice Mts dei Btp a medio-lungo termine con i fondi area euro a medio-lungo termine emerge che il rendimento lordo negli ultimi 3 anni dei Btp è stato pari al 15,2007o, ossia al 13,3007o netto. Nessun fondo obbligazionario di diritto italiano con caratteristiche analoghe è riuscito a fare altrettanto. Eppure l'industria del risparmio gestito ha sfornato prodotti di ogni tipo e specializzazione, ottenendo risultati molto diversi, dal 407o, per i peggiori, fino al 1307o.. Ma nessuno, nemmeno il leader della categoria (il Sanpaolo obbligazionario che ha reso il 13,1307o) è riuscito a battere il sano, vecchio Btp. Il fatto, per la verità, è tutt'altro che inedito. Dall'SS a oggi, il rendimento dei titoli di Stato ha, in pratica, sempre battuto i fondi obbligazionari offerti al pubblico. Ma questa considerazione non consola certo i risparmiatori, soprattutto dopo 2 anni e mezzo di mercati azionari in ribasso e di soddisfazioni magre. Certo, i rispar¬ miatori italiani sono più che consapevoli che i gestori non possono fare miracoli, a fronte di listini che colano a picco. Nessuno insorge se si scopre che, su 454 fondi di investimento azionari, solo 2 possono vantare una performance positiva nel corso degli ultimi 18 mesi. Ma la pazienza non deve essere scambiata per rassegnazione o, peggio, per dabbenaggine: il sistema continua a mostrare, in alcuni casi, limiti di efficienza molto preoccupanti. E non sempre ha senso appellarsi alla crisi generale, come dimostra il confronto tra obbligazionari e Btp a medio-lungo. «In effetti - ammette Giancarlo Premoli di Sai sim - ci sono stati errori di strategia da parte di molti operatori. Lo sbaglio è stato di aumentare la durata delle emissioni esponendosi alla volatilità dei mercati. Questo spiega anche le forti differenze tra le performance, perché i gestori più bravi sono stati quelli più rapidi a riposizionarsi sulle scadenze più brevi». «Abbiamo assistito - aggiunge Lorenzo Signorelli - a un'impressionante altalena di rendimenti negli ultimi 15-18 mesi: prima c'è stata una riduzione dei rendimenti, poi una forte correzione dei corsi, infine un mercato laterale, senza grandi variazioni. Chi non ha anticipato queste tendenze si è trovato a malpartito». Peggio ancora è andata a chi ha scommesso sui corporate bond per alzare i rendimenti incassati. Negli ultimi due anni - dice Massimo Neretti di Eptafund - i rendimenti sono scesi, i titoli di Stato sono saliti. E così, chi aveva in portafoglio corporate bond ha pagato». Le spiegazioni, insomma, non mancano. Resta la considerazione che un esercito di gestori, aiutati dalle tecnologie più sofisticate, non è ancora stato in grado di sfornare un prodotto capace di battere sul campo il vecchio Btp. Non è questo il solo tallone d'Achille del sistema. Come dimenticare, proprio mentre il dollaro in crisi si avvicina alla parità con l'euro, l'insistenza con cui il risparmio gestito ha pilotato la raccolta verso i fondi America. Anche a maggio, quando si moltiplicavano i segnali di cautela verso i mercati statunitensi e il dollaro dava segnali evidenti di rallentamento, gli azionari America hanno raccolto 112 milioni di euro, ben più dei 77,3 milioni dell'area euro. Per avere un'idea degli effetti di questa strategia basti considerare l'andamento del patrimonio. A dispetto di un afflusso di nuova raccolta assai più vivace di altre categorie, il patrimonio dei fondi azionari America è scivolato negli ultimi 6 mesi dai 21.640,3 milioni di euro di fine dicembre a 17.998 milioni, un risultato destinato a peggiorare se si intensificherà il recupero della moneta unica europea sul biglietto verde. Nello stesso periodo i fondi azionari Europa, pur con una raccolta minore, sono scesi da quota 40.687,5 milioni a 38.353 milioni. Ma perché quest'insistenza del pubblico verso i fondi Usa? Di sicuro, più che l'amore dei fondisti italiani per Wall Street, ha influito la strategia di vendita delle reti, a loro volta attivate dai quartier generali i quali, per qualche ragione (investimenti in ricerca, abbinamenti commerciali o semplice abitudine) hanno insistito sulla pista americana nonostante la bufera che sui addensava sui listini Usa. Anche in questo caso è legittimo, quindi, allestire un piccolo processo a danno del sistema dei fondi. Non è il caso di sottovalutare le difficoltà a operare in un ambiente operativo molto incerto, volatile e pericoloso. Ma se il sistema vuol ripartire è necessaria una bella presa di coscienza, in termini di taglio dei costi e di maggior efficienza delle scelte. (borsa&finanzal IA MARCIA DEI FONDI CATEGORIA PER CATEGORIA Rd. Fondi Azion. -1130% -15*75% -15.19% -22.99% -38,92% -23.88% FidFondiBilanc -5,04% -735% -7^*9% -10,92% -16,31% -5,94% Fid. FondlLlquldite, 0,24% 0,70% 1,21% 2.82% 6,77% 8,80% Fid. Fondi Obblig. -0,06% 0,28% 0,21% 1,26% 6.43% 8,71%

Persone citate: Anna Messia, Giancarlo Premoli, Lorenzo Signorelli, Massimo Neretti

Luoghi citati: America, Europa, Usa