«Non abbiamo toccato il fondo»

«Non abbiamo toccato il fondo» JEFFREY SACHS, PROFESSORE AD HARVARD «Non abbiamo toccato il fondo» intervista NEW YORK UN po' di gente finirà in galera, mentre le regole sulla gestione oielle grandi compagnie e il loro rapporto con i mercati andranno riscritte. Gli investitori però sono stati parte di questa crisi, e il vero problema ora è capire che impatto avrà sull'economia reale degli Stati Uniti». Jeffrey Sachs, professore di International Trade all'università di Harvard e direttore del Center for International Development, non è tenero con i risparmiatori. «Alla fine degli anni Novanta abbiamo vissuto dentro un'enorme bolla speculativa. L'andamento della Borsa andava contro la logica e contro la storia, ma ci siamo voluti convincere che le aspettative irrealistiche generate avessero una base autentica. I soldi facili hanno fatto perdere la testa ai leader delle grandi compagnie, che hanno cominciato pratiche contabili discutibili o illegali, spinti anche dal nuovo sistema di compensazioni legato ai titoli e ai loro risultati. La maggior parte dei risparmiatori non poteva conoscere gli imbrogli che stavano avvenendo, ma sapeva che la bolla esisteva. Sono diventati ricchi in fretta quando la speculazione è decollata, con prezzi a livelli assurdi per tutto, dalle azioni di internet ai beni delle aziende tradizionali. Hanno pensato che questa tendenza potesse continuare all'infinito, e chi ha continuato a giocare d'azzardo troppo a lungo è rimasto bruciato». Ma professore, qui stiamo parlando di gente che ha perso la pensione. «Chi era davvero povero, o comunque non benestante, non ha giocato i suoi soldi in Borsa. Inoltre la maggior parte dei risparmiatori ha perso ricchezza che esisteva solo sulla carta, e molti sono ancora in positivo rispetto a quando avevano cominciato. Quindi gli effetti sociali di questa crisi, per quanto triste, non dovrebbero essere catastrofici». E gli effetti economici? «Ecco, qui sta il vero problema. Il crollo di Wall Street potrebbe avere un impatto sulla fiducia dei consumatori, e quindi frenare la ripresa in corso o far tornare il paese nella recessione. Io credo che l'economia reale americana sia abbastanza sohda a flessibile per resistere, ma in questo momento è difficile fare previsioni affidabili». Come spieghiamo il disastro ai risparmiatori italiani, che avevano investito i loro soldi nel 1 proprio paese, e ora li vedono svanire per colpa di Enron o WorldCom? «Mi dispiace per loro, ma siamo in un mercato globale. Molti investitori italiani hanno portato i loro soldi a Wall Street, e molti americani, quando hanno esaurito le opportunità in patria, hanno cercato occasioni nelle Borse europee ed asiatiche. Quando cade uno, quindi, cadono tutti. Poi non dovete dimenticare che la bolla aveva gonfiato i prezzi di certi titoli, come quelli tecnologici, in tutto il mondo, e quindi i risparmiatori italiani perdono ricchezza perché hanno partecipato al fenomeno speculativo insième agli altri». Abbiamo toccato il fondo? «Non è detto. Certi prezzi sono troppo alti rispetto all'inizio della bolla, e quindi secondo alcuni analisti devono ancora scendere». Cosa bisogna fare, scappare dai mercati con i pochi soldi sopravvissuti? «Non necessariamente. Bisogna essere prudenti, fare attenzione ai fondamentali delle aziende in cui si investe, e tornare alle aspettative reahstiche di prima della bolla». [p.mas.]

Persone citate: Jeffrey Sachs

Luoghi citati: Enron, New York, Stati Uniti