KAHN+BAllack La cinica Germania scaccia le Zanzare di Roberto Beccantini

KAHN+BAllack La cinica Germania scaccia le Zanzare UN MIRACOLO DEL PORTIERE E UN GOL DELLA «STELLA» DEL BAYER BASTANO ALLA SQUADRA DI VOELLER PER BATTERE LA COREA CON IL TERZO 1 -0 DI FILA KAHN+BALLACK La cinica Germania scaccia le Zanzare la sfida/1 Roberto Beccantini inviato a SEUL GERMANIA, dunque. La Tardona del calcio mondiale, che a parole tutti cercano di evitare, noiosa e bolsa com'è, ha raccolto per strada l'invito strappato a Italia e Spagna e si è presentata zitta zitta alla festa organizzata dalla Corea, rubandole la scena. Non proprio in ghingheri, il trucco un po' così, il tailleur spiegazzato dal lungo viaggio, ma in grado di spazzolare il buffet. Una parata di «Gengis» Kahn nei primi minuti, un gol di Michael Ballack a ripresa inoltrata et voilà, settima finale della storia, un record che soltanto il Brasile potrà eguagliare, sempre che si sbarazzi dei turchi. In uno stadio rosso dalla testa ai piedi, i tedeschi si sono limitati a fare quello che meglio gli riesce, cogliere l'attimo senza eccitare gh animi e le passioni: 1-0 al Paraguay, 1-0 agli Stati, Uniti, 1 -0 alla Corea. Il massimo con il minimo. Un film già visto, sempre uguale. A disarmare le zanzare di Guus Hiddink ha provveduto un arbitro normale e non necessariamente eroico: uno che fischiava quello che vedeva e non già quello che «doveva» vedere. Il resto l'hanno scavato la malizia degli uni e la tensione degli altri. Partita modesta e a tratti inutile come una gomma sgonfia. Corea disposta secondo il 3-4-3 di ordinanza, Germania ridisegnata da Voeller con un inedito 4-4-2 e Bode estemo smistro di centrocampo. Al di là delle flebo d'agho - sarebbe questo il segreto dei coreani - molto stiletto e poco stile. Ballack: tutto in due minuti. L'ammonizione che lo priverà della finale (era già stato beccato con i paraguagi), il gol che spedisce la Germania a Yokohama. E' la vita. Un fallo disperato sull'arrembante Lee Chun Soo e poi la corsa da area ad area. La galoppata di Neuville, il cross. Destro, respinto. Sinistro, gol. «Una tragedia, la sua squalifica», ha dichiarato Voeller. In questa valle di lacrime, Ballack è uno dei rari fiori. Classe 1976, originaricidi Goerlitz, ex Germania Est. Uno scudetto (da rincalzo) con il Kaiserslautern, e una stagione, l'ultima con il Bayer Leverkusen, in bilico fra il sogno e l'incubo: tre volte secondo, in campionato a ruota del Borussia Dortmund, nella coppa di Germania dietro allo Schalke 04, in Champions League nella scia del Real di Zidane. E adesso, questa finale «persa» addirittura prima di giocarla. Gioca con le lenti a contatto e più che un numero dieci, si sente un numero sei; un imbianchino, cioè, non un pittore. Sarà. Ha il gol nel sangue: 17 in Bundesliga, uno in meno dei cannonieri Max e Marcio Amoroso, 6 in Champions, 6 nelle qualificazioni. E tre ai Mondiali: due di testa (Arabia, Usa), uno di sinistro. Più cinque assist. L'hanno paragona- to a Lothar Matthaeus: è diverso, non dategli un Maradona da marcare, ma lasciatelo libero di seguire l'istinto. Tifa Barcellona, anche se stava per finire al Real. Dal 10 luglio giocherà nel Bayem, un'operazione da cento miliardi, ingaggio compreso. Il suo idolo è Figo: non a caso, ha chiamato il figlio Louis, pazienza se con una o di troppo. Come Linke, Jeremies, Jancker e Schneider è targato DDR. Franz Beckenabuer era sicuro che la fusione avrebbe segnato il Risorgimento teutonico, non è andata proprio così, ma gli Europei del '96 intitolati a Sammer, altra scheggia dell'Est, e questa finale costituiscono concreti, ancorché parziali, risarcimenti. Beckenbauer. Era felice come una Pasqua. «Che sorpresa, ragazzi. Avrei fatto la firma per arrivare ai quarti. Con tutto il rispetto, meglio la mia Germania, la Germania del '90. Il nostro segreto? Lo spirito. Non ci buttano giù nemmeno le cannonate. Mi spiace per Ballack. Ci mancherà molto. Con la Corea, megUo che con gli Stati Uniti. Avevo paura, stavamo giocando da ca-ni. Gli arbitri? Certi sacrifici ci ha^ino aiutato». Sorride. Il rosso dello stadio si scioglie in un applauso che coinvolge vinti e vincitori. Voeller e Hiddink si abbracciano, «sono orgoghoso della mia squadra - dichiara il Napoleone olandese - è stata un'esperienza meravigliosa. Abbiamo fatto parlare di noi il mondo intero. La Germania? Ci ha colpiti proprio nel momento in cui l'avevamo in pugno. E se l'avessimo portata ai supplementari...» . Kahn consola il collega Lee Woon Jae. L'ingresso di Ahn, questa volta, non ha cambiato le carte in tavola. Ame sono piaciuti, oltre al portiere, il laterale destro Song Chong Gug e la punta di sinistra, Lee Chun Soo. Su Ballack operava il numero sei, Yoo Sang Chul. Non appena ne ha smarrito le orme, ci è scappato il gol. Ai tedeschi non sembra vero: il 1" settembre 2001 venivano umiliati dall'Inghilterra di Owen e Beckham, 5-1 a Monaco, e costretti agli spareggi con l'Ucraina; domenica 30 giugno 2002 potranno ritirare niente meno che la quarta Coppa del Mondo. Beckenbauer strizza l'occhio: «Tutti scommettono sul Brasile. Io dico: attenti ai turchi». Sarebbe un «derby» dai contomi esplosivi. Nessun aiuto esterno, questa volta, peri rossi di Hiddink. Dieci mesi fa i tedeschi venivano umiliati in casa dagli inglesi e costretti al playoff pervolare in Asia. Ieri hanno guadagnato la loro 7a finale mondiale Contro Brasile o Turchia mancherà però l'autore della rete decisiva che sarà squalificato Il pianto di una tifosa sudcoreana dopo la sconfitta contro la Germania ì\ Michael N^ BALLACK Michael BALLACK