La vita è un tango nato in un postribolo di Ernesto Franco

La vita è un tango nato in un postriboloLa vita è un tango nato in un postribolo M USIC A sporca e sfacciata, dicevano del tango all'inizio del secolo passato: "ballo volgare", perché nato nei postriboli di Buenos Aires dove, nella franela, gh emigrati italiani cercavano qualche momento di conforto alla propria solitudine. E in effetti dalla ferita dello sradicamento dell'emigrazione nascono molti testi del tango, che parlano di sogni infranti e di assenze: "Fummo la speranza che non arriva, che non basta,/ che non può intravedere la sera mite./ Fummo il viaggiatore che non implora, che non prega/ che non piange, che si è lasciato morire" {Fuimos). Sfoghi rabbiosi da emigrante, registrati nel linguaggio dell'uomo della strada: 'Ma non vedi, piccolo fessacchiotto imbandierato,/ che la ragione ce l'ha chi ha il grano?/ che l'onore lo vendono in contanti/ e la morale la dan via a monetine?" [Quevachaché). Vicende di disamore e oscure tribolazioni, vite con- RECENLaPa SIONE ura ani densate nei tre minuti di un disco. In questo modo, sfogliando pagina dopo Xai testi che Paolo e Emesto Franco hanno raccolto in Tango, rivivono storie argentine degli ultimi cento anni, messe in versi da paro' beri famosi: Contursi, Le Pera, Flores, Discépolo, Manzi, Cadicamo, CastiUo... Brani musicalmente famosi ma che, riguardo ai testi presentati in versione originale e in traduzione, per molti avranno forse in serbo più di una sorpresa; che, leggendoli, si coglie facilmente quel movimento dialettico che bisogna tener sempre presente quando si parla di tango: da un lato, stanno i temi - memoria, rimpianto, smarrimento - che rallentano e dilatano tempi e spazi perduti; dall'altro, sta la velocità del ritmo, la sensualità di cui traboccano le figure dei baUerini in pista. Emerge nel tango ballato una carnalità vistosa - "Così 'si taglia l'erba' mentre accenno un 'otto'/ ... Così si balla il tango!/ Sentendo sul viso/ il sangue che sale/ a ogni battuta" {Asi se baila el tango) - che nasce dai bassifondi di Buenos Aires, dai duelli a coltello dei compadritos, riflettendosi nelle movenze della danza: lotta tra chi guarda e chi è guardato, tra chi guida e chi segue. Perché il tango, come scriveva Borges, "è la diretta espressione di quello che i poeti hanno spesso cercato di tradurre in parola: la certezza che una lotta possa essere una celebrazione". A questo mondo di machos, tra emarginazione e illegalità, è legata l'utilizzazione del lunfardo, un po' gergo della malavita, un po' parlata quotidiana degli emigrati itahani ammassati nei barrios periferici: provengono dai molti dialetti della nostra penisola le parole che il tango usa per nominare la donna lpercanta,piba, budin, chata, chirusa, cucifai, femina, grela) o il denaro [vento, guitarra, meneguina, mosca, guita, mangangds). Invenzione tutta italiana, il lunfardo - qui testimoniato tra l'altro da El ciruja o Como abrazao a un rencor -, che nel 1943 una norma di legge argentina tentò vanamente di proibire in nome della purezza della lingua castellana, obbligando i paroheri a elaborare curiose versioni purgate di tanghi famosissimi. Ma il basso e il popolare del mondo di periferia gioca a nascondino anche nei testi di origine colta: per questo il libro presenta alcuni brani {El tango, Jacinto Chiclana, Alguien le dice al tango) tratti dal famoso album che Piazzolla dedicò al racconto borgesiano Horribre de la esquina rosada e a una serie di canzoni tratte da Para las seis cuerdas, una raccolta poetica che Borges scrisse proponendosi già dal titolo un fine musicale. Certo, hanno qualcosa di commovente e provvisorio alcuni dei brani di questo libro; fragili come i tavolini sgangherati a cui la donna aspetta fumando che si compia il rituale dell'invito: da lontano percepisce il leggerissimo cenno di testa di un uomo, a indicare che lei è la prescelta; dopodiché la donna sorride, accennando l'invito. Solo a questo punto l'uomo verrà verso di lei, tendendole la mano; l'uno di fronte all'altra, al bordo della pista attenderanno che la musica prenda entrambi ai talloni. Finché, in un insospettato accordo, lui le porrà il braccio intomo alla vita e h tango inizierà. Lei seguendolo e fermandosi solo quando il dito medio di lui le farà una leggera pressione sulla schiena: '[porre la donna en punto muerto" è l'espressione usata dall' uomo in questo caso, e la donna subito congelerà ogni suo movimento, perché lui possa fare i suoi firuletes. Che il tango è anche addestramento alla vita. RECENSIONE Laura Pariani Tango a cura di Paolo Collo e Ernesto Franco Einaudi, pp. 218, e ì* ANTOLOGIA L'antologia «Tango» è curata da Paolo Collo e Ernesto Franco

Luoghi citati: Buenos Aires, Como