Terremoto nella pena di morte di Maurizio Molinari
Terremoto nella pena di morte FINO AD ORA ERANO I GIUDICI. EFFETTO RETROATTIVO: 150 AVRANNO SALVA LA VITA Terremoto nella pena di morte La Corte Suprema Usa: a decidere sarà la giuria Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Per la seconda volta in meno di sette gioroi la Córte Suprema degli Stati Uniti si pronuncia contro alcune regole che governano l'istituto della péna capitale. Una settimana fa aveva stabilito con sei voti contro tre l'esenzione dei ritardati mentali dalle condanne a morte, ieri con. sette voti contro due è andata oltre ed ha deciso che d'ora in poi dovranno essere le giurie e non più i giudici a decidere se un condannato dovrà èssere giustiziato o meno. La sentenza, scritta dal giudice Ruth Bader Ginsburg, riguarda il caso di un omicidio commesso in Arizona durante una rapina avvenuta 1994 e, rovesciando un precedente pronunciamento della Corte Suprema, stabilisce che una condanna alla pena capitale decisa dal giudice «viola il Sesto Emendamento della Costituzione» che garantisce il «diritto ad essere processato da ima giuria» ad ogni cittadino degli Stati Uniti. L'applicazione della sentenza ha effetto immediato nei cinque Stati degli Usa - Arizona, Idaho, Montana, Colorado e Nebraska - dovgtfinora la giuria stabiliva solamente colpevolezza o innocenza.^ un imputato al termine del dibattimento mentre poi toccava al giudice intervenire comminando la pena capitale in base ad una valutazione sul «carattere odioso» del crimine commesso ed eventuali motivazioni pecuniarie. La Corte Suprema di Washington ha deciso che la sua decisione ha effetto retroattivo e dunque rimette in discussione le condanne a morte decretate nei confronti di oltre centocinquanta condannati nei cinque Stati. Non è al momento ancora' chiaro cosa avverrà di questi detenuti nel ^racgio^dellai apiorte di diversi penitenziari federali, ma le possibilità sono tre: tramutare la pena capitale in ergastolo, rifare il processo o decidere. come avvenne nel 1972, una sospensione delle esecuzioni' A differenza di quanto avvenuto in occasione della decisione sull'esenzione dei minorati ieri la sentenza è stata approvata con il voto favorevole non solo dei giudici di orientamento liberal, ma anche di due noti conservatori come Scalia e Thomas. L'impatto del passo compiuto potrebbe andare anche oltre i centocinquanta con-dannatia^morte che vengono di fatto graziati, perché in altri quattro: Stati - Florida, Indiana, Delaware ed Alabama vige al momento la prassi di una decisione ih due tempi presa da giuria e giudice che potrebbe adesso essere rimessa in discussione. Sebbene la sentenza del giudice Bader Ginsburg non intenda in alcuna marnerà contestare l'istituto, della pena capitale i due giudici che hanno votato contro compreso il presidente della Corte Suprema Rehnquist hanno denunciato il rischio che «venga adesso ad essere incrinato l'intero sistema nazionale della giustìzia criminale». Negli Stati Uniti vi sono al momento 3700 persone in attesa di essere giustiziate nei 38 Stati dove ancora vige la pena capitale, ma i due pronunciamenti della Corte Suprema confermano l'orientamento della giurisprudenza a stabilire regole molto rigide al fine di limita-; re quanto più possibile il rischio che venga commesso un errore di giudizio. L'impressione negli ambienti vicini alla Corte Suprema è che le due decisioni potrebbero presto essere seguite da altre sentenze. Non a caso, sempre ieri, i nove giudici di Washington hanno fatto sapere che durante l'autunno prenderanno in esame il ricorso presentato da un condannato à morte "hello Stat63 del Tennessee - AbU Ali Abdur Rahman - che solleva la questione dell'accesso limitato da parte degli imputati alle prove relative al processo a cm vengono sottoposti.
Persone citate: Ali Abdur Rahman, Bader Ginsburg, Rehnquist, Ruth Bader Ginsburg, Scalia
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