Sempre in cerca di soldi «lo sono come un juke box»

Sempre in cerca di soldi «lo sono come un juke box» DALLE INTERCEttAZlONI INSULTIAI RIVAll E PROTESTrGÓNTRO «LO STATO CH Sempre in cerca di soldi «lo sono come un juke box» Quando fu eletto le strade del paese erano coperte da petali di rosa Le false votazbni si conclusero con l'acclamazione del boss don Arturo reportage . Fulvio gitone Inviato a QUINDICI (Avellino) ; LA strada era coperta da petali dirose; il corteo dalleautostrombazzanti sfiorò il muro di cinta della villa fortificata e si fermò davanti al cancello. «Don Arturo, ole», gridò più d'una volta un consigliere comanaie attraverso l'altoparlante piazzaio sul tetto di un fuoristrada. E don Arturo, contento per quell'omaggio, alzò ima mano in cenno di saluto e con l'altra strinse soddisfatto il braccio di sua moglie. Comincia così la storia di Quindici : «Comune d'Europa», come recita l'insegna all'ingresso del paese, ma anche «Comune di camorra», come scrive il giudice per ]e indagini preliminari Giuseppe Ciampa. In 246 pagine, il gip racconta una storia che ha dell'incredibile, la saga di un paese che sembra cristdÓizzato nel tempo, dove il libera voto è un'idea asti-atta e i feudatari esistono ancora. È una storia vera. H canovaccio sono centinaia di intercettazioni telefoniche e ambientali voci, inviti suadenti e minacce incisi su metri di nastro magnetico e puntualmente trascritti al computer dai carabinieri che hanno indagato per mesi sulle imprese del sindaco, dei collaboratori più fidati e dei camorristi del clan Graziano. La saga di Quindici comincia la notte delie aprile 2000. Anche qui si è votato per il rinnovo del consiglio comunale. Le elezioni, però, hanno un che di particolare: sono completamente false, o meglio sono state costruite su misura per don Arturo Graziano, il boss die esce poco per paura delle pallottole dei clan rivali ma conduce a meraviglia da casa gli affari di famiglia. E che affari: lui e i suoi uomini stanno spolpando sistematicamente il budget statale per la ricostruzione del paese devastato dalla frana che il 5 maggio '98 uccise 11 persone e devastò case e strade. Per proseguire nel banchetto, prò, ci vogliono gli uomini giusti al Comune, persone fidate che indirizzino gjli appalti e convoglino nella giusta direzione le pratiche per i finanziamenti. «Le prime elezioni successive all'evento alluvionale scrive il giudice - sono subito diventate terreno di scontro e d'intimidazione, al punto che nel paese non fu presentata alcuna liste di partiti contrapposti e si giunse aEe votazioni in presenza di xm'unica lista civica». La lista, «Uniti per Quindici», era espressione di don Arturo che l'aveva imposta anche a un gruppo di parenti, decisi a piazzare unti uomini nei gmigh vitali dell'amministrazione. La capeggiava il sindaco, uscente, Antonio Siniscalchi, che si preparò a un'investitura plebiscitaria. U giorno delle votazioni, scrive ancora il giudice, d'affluenza alle uniefunotevole:RegaGildaeScafuro Maria Paola, rispettivamente moglie e nuòra di Graziano Arturo, presidiarono la zona antistante il seggio. Graziano Antonio (un altro camorrista arrestato) si recò a votare accompagnato in auto dall'agente di polizia suo cognato Mazzocchi Antonio (latitante)». Siniscalchi fu eletto con 1246 voti, quasi il 10096 delle preferenze, eoiganizzò la festa di ringraziamento per don Arturo. Il giudice la racconta così: «Si snoda im corteo al quale partecipano tutti gli eletti: sindaco, consiglieri e i più aperti sostenitori. Per le vie del paese vengono allestiti tavoli imbanditi con dolci e bevande e le donne gettano petali di fiori al passaggio del corteo...». Le auto proseguono nella corsa gioiosa fino alla frazione Bosagro, «davanti all'abitazione di Graziano Arturo... questi, fermo con le donne della sua famiglia davanti al passo carraio, risponde ai cenni di saluto a lui indirizzati». «Ole», grida un consigliere comunale, rivolto al boss e alle sue donne. Le quali interpretano un ruolo importante in questa storia. Non sono gli angeh del focolare, non vestono il lutto e non piangono fra le pareti domestiche per la morte dei cari ammazzati in strada Loro parteci- pano direttamente alla faida: le Graziano odiano quelle del clan nemico dei Cava, e viceversa. Le conversazioni al femminile intercettate dai carabinieri sono un fiorilegio di insulti alle rivali: «Quella porca, l'hai vista per strada?». «No, non Iho vista quella puttana». Il 26 maggio si sono affrontate in piazza, a co Ipi di pistola e schizzi di addo al volto. Ma c'è poco da fare, Quindid sembra proprio fatta così, un paese fermo nel tempo, un borgo medioevaledovepoche personebanno diritto di vita e di morte sulle altre. E fra i potenti c'è anche Antonio Siniscalchi, il sindaco che parla d'affari nell'auto di servizio senza sospettare che l'abitacolo è pieno di microspie. A leggere le carte dell'inchiesta quell'uomo sembra sempre in cerca di soldi per sé e per gli amici camorristi. Il 25 febbraio i carabinieri lo sentono mentre parla col vicesindaco Alfono Graziano, anche lui arrestato. «Adesso devi capire che io sono come il juke box,..», dice. E il giudice per le indagini preliminari commenta con amara ironia: «Una pittoresca identificazione: inserisd i soldi per ascoltare la canzone». Siniscalchi, pure lui è fatto eoa, sanguigno, a tratti violento nei toni. All'esterno offre di sé l'immagine dd sindaco battagliero, quello die se la prende sempre con «lo Stato che non fa nulla», con «il governo che a Roma non fa niente». Ereme di sdegno quando pretende i soldi per la ricostruzione, ma poi tace quando gli chiediuno straedo di dichiarazione contro la camorra. Non partecipa alle fiaccolate degli studenti, resta muto come un pesce quando i sicari d affrontano a revolverate nelle strade dd paese. Intanto, con 60 milioni' dello Stato, ha fatto asfaltare il viale che porta alla villa di don Arturo: è bastato truccare le carte e spacciare il sentiero privato per una strada comunale. E ha finanziato la costruzione del muro di cinta dd bunker di Graziano facendolo passare per l'aigine di un canalone. Ma a Quindid, d sa, sono fatti così. I116 aprile dei 2000 ebbe quasi il èéhtÓ percento delle preferenze *m e organizzò una festa per il capo clan Sdegnato pretendeva i finanziamenti per la ricostruzione, ma poi taceva quando i sicari sparavano in strada Antonio Siniscalchi è stato eletto sindaco di Quindici nell'aprile 2000

Persone citate: Antonio Siniscalchi, Arturo Graziano, Giuseppe Ciampa, Graziano Arturo, Maria Paola, Mazzocchi Antonio, Siniscalchi

Luoghi citati: Avellino, Europa, Roma