Graffitaro di 14 anni folgorato nel metrò

Graffitaro di 14 anni folgorato nel metrò Graffitaro di 14 anni folgorato nel metrò Con due amici era sceso nella linea 1 per poter imparare le tecniche E' scivolato mentre raggiungeva un vagone: «Ci è morto tra le braccia» Brunella Giovare MILANO «Gli ho fatto il massaggio cardiaco, non è che lo sappia fare bene ma ci ho provato. Poi anche la respirazione bocca a bocca». E lui? «Ha vomitato un po', poi è rimasto svenuto. Aveva gli occhi sbarrati, però sono sicuro che respirava ancora». E allora, che avete fatto? «Luis è corso via a cercare aiuto, io sono rimasto con il mio amico. Mi è quasi morto in braccio, Marco». Marco aveva 14 anni e mezzo, faceva lo scientifico e voleva imparare la difficile arte del graffitaro. E' morto folgorato nella notte tra sabato e domenica, più o meno a metà tra le stazioni Pasteur e Rovereto della linea «rossa» di metropolitana. Stava imparando dal suo «maestro» a dipingere i vagoni in uno dei posti più pericolosi, come sanno tutti i «writers» milanesi: il tunnel di quella linea - la «1» - dove l'alta tensione passa a livello dei binari, anziché sospesa in aria come nelle altre due linee, costruite dopo e con altri criteri di sicurezza. Marco ha sfiorato l'alta tensione - probabilmente ci è caduto sopra - mentre seguiva la lezione di un ragazzo appena più grande di lui, ma già famoso per aver lasciato i suoi disegni e la sua firma - «Sion» - un po' dappertutto a Milano. «Sion», il cui vero nome è Jorge Luis Y. Sedici anni, origine peruviana, studente di liceo artistico, un mito per i graffitari; «Ha dipinto posti irraggiungibib, rischiando anche grosso. Pareti di palazzi, ad esempio, e carrozze della metro», spiegava uno dei suoi fan sotto la casa di Marco. ^ ri ., , La metropolitana^., appunto. Anzi, «la rossa»7Yà'ÌJÌu nSchiosa. «Sion» ieri raccontava che «Marco da un po' mi assillava perché voleva che lo portassi con me. Sapeva che conoscevo bene i posti e insisteva: "Dai, andiamoci insieme". Ogni tanto andavamo insieme a dipingere, lui aveva meno esperienza m me, ma alla fineho detto sì». Sabato sera. «Ci ha detto che andava alla solita gelateria di Turro, che è il loro ritrovo», racconta il papà di Marco, Adriano, che fa l'impiegato. «Noi eravamo preoccupati per questa sua passione per i graffiti. Era sempre distratto, studiava poco, aveva in testa solo l'idea di diventare un grande writer. Come Sion, che noi conoscevamo dai suoi racconti». La mamma Giuseppina: «Quest'anno aveva studiato poco, tant'è che è stato bocciato. Giusto la mattina di sabato l'abbiamo iscritto ad una scuola di grafica, che era l'unica cosa che gli piacesse fare. Era figlio unico, è arrivato dopo 18 anni di matrimonio, era tutto quello che avevamo. Si sentiva grande, scalpitava per andare con gli amici, però tornava a casa quasi sempre in orario. Mai dopo la mezzanotte, io comunque lo chiamavo sul telefonino e glielo ricordavo, "guarda Marco che è quasi ora"». Sabato sera Marco esce dicendo di andare a Tutto, invece incontra il suo amico Federico (l'amico di sempre, «delle elementari e delle medie»), e insieme prendono la metropolitana alla stazione Pagano. Marco racconta che finalmente Luis-Sion li avrebbe portati «sotto», a dipingere i treni. Federico: «Da Pagano ci siamo spostati a Rovereto, e qui abbiamo incontrato "Sion". Per me era la prima volta. Cioè no: ci avevo già provato al deposito di Precotto, lo scorso 10 maggio. Ma c'erano troppi controlli, e ai treni non ero riuscito ad arrivare». Ma questa volta c'«ra Luis, «lui sa tutti i percorsi giusti per arrivare in un posto speciale, dove i treni sostano vuoti nel tunnel, su un terzo binario che è sempre deserto». Il posto speciale è - per gli addetti ai lavori - il «tronchetto»: ima specie di binario morto, con una buca per la manutenzione che permette di passare sotto il convoglio. Ai due lati sfrecciano i treni di passaggio, in mezzo c'è di solito un treno fermo, soprattutto di notte. Così è stato: il treno c'era, pronto da dipingere. Federico: «Dalla stazione Rovereto abbiamo percorso la banchina, dentro il tunnel, fino a quando siamo arrivati al treno fermo. Sion aveva le bombolette, e ha cominciato a dipingere una fiancata mentre noi due lo guardavamo». Era più o meno mezzanotte. «In un quarto d'ora Sion ha finito la fiancata di sinistra, e stava per fare l'altra. Ci ha anche detto di stare fermi dove eravamo, cioè dentro la.buca. Li sotto nessuno ci poteva vedere, perché il rischio è die passi un treno e il conducente ti veda e dia l'allarme alla centrale». Ma a quel punto «Marco ha voluto fare di testa sua. E' uscito, ha cercato di raggiungere Sion dall'altra parte del treno, e lì ha preso la scossa». Sapevate del pericolo? «Sì. Credo che abbia perso l'equilibrio, ma non ho visto bene cosa è successo». E' successo che Marco ha toccato la linea dell'alta tensione ima, sbarra d'acciaio dipinta di rosso - e 750 volt lo hanno attraversato da parte a parte. «E' ' rimasto attaccato a quella sbarra, Sion ha cercato di tirarlo via. ma nel farlo si è ustionato tutto un braccio. Marco è rimasto lì, non si muoveva più». Sion è andato a darai'allarme. Federico ha cercato di rianimarlo. Non è servito a niente, e ieri suo padre diceva «gli sono sempre piaciuti, i graffiti. Fin dalle elementari gli piacevano, pensi che passione aveva...». I binari della linea 1 del metrò di Milano doveè morto folgorato il giovane «graffitaro»

Persone citate: Jorge Luis, Pasteur, Rovereto, Turro

Luoghi citati: Milano, Rovereto, Sion