«Ulivo avanti tutta» Siglato l'armistìzio tra Prodi e Rutelli di Fabio Martini

«Ulivo avanti tutta» Siglato l'armistìzio tra Prodi e Rutelli I FEDELISSIMI DEL PROFESSORE ALL'ATTACCO «Ulivo avanti tutta» Siglato l'armistìzio tra Prodi e Rutelli Anche un sondaggio dopo le amministrative incoraggia il tandem Parisi: rischiamo l'impotenza se non diamo più stabilità alla coalizione retroscena Fabio Martini ROMA NELLA borsa di pelle leggermente lisa che Francesco Rutelli porta sempre con sé, da qualche giorno è ben nascosto l'ultimo sondaggio della Abacus. Rutelli per ora non lo sbandiera in pubblico, ma ne ha parlato anche con Romano Prodi nella chiacchierata informale che i due hanno avuto quattro giorni fa a Strasburgo: «Per la prima volta in un anno, l'Ulivo più Rifondazione è sopra la Casa delle libertà nelle intenzioni di voto nel maógioritarìo - spiega Rutelli - mentre nel voto ai partiti lo stacco tra le coalizioni è ancora forte. Ma la Margherita sale ancora, è al IS.S0/*!...». Ora che la doppia tornata elettorale ha depositato i suoi effetti, si scopre che sono vicini alla Margherita tut¬ ti i sindaci delle città di frontiera conquistate dall'Ulivo (Verona, Piacenza, Monza, Gorizia, Asti) e che il partito di Rutelli «c'è, si é radicato senza che si verificasse il temuto effetto-Bonino», come sostiene Giuseppe Fioroni, uno degli emergenti del nuovo corso. Certo, Romano Prodi continua a seguire ad intermittenza le vicende della politica domestica, «sono a metà del mio mandato europeo», spiega a chi gli chiede quando tornerà in Italia. Eppure la tenuta della Margherita è un dato che non è sfuggito neppure al Professore. Prodi non ha mai dimenticato di essersi ritrovato senza truppe nella stretta dell'ottobre 1998, quando il Ppi guidato da Franco Marini accese immediatamente il "verde" non appena Massimo D'Alema ricevette l'incarico di formare un nuovo governo. Nell'ultima chiacchierata informale che Prodi e Rutelli hanno avuto in un ufficio dell'Europarlamento di Strasburgo si è parlato anche di politica italiana e i due si sono ritrovati ad avere una sostanziale convergenza di opinioni e di interessi: la Margherita deve diventare più ulivista, deve diventare il motore della coalizione, deve incarnare un'idea di riformismo che possa irradiarsi in tutto l'Ulivo. Dice il rutelliano Paolo GentiIoni, che della Margherita è un po' l'ideologo: «Quella di Prodi e Rutelli è la storia di due personaggi che, partendo da strade diverse, scommettono sul rinnovamento del centrosinistra italiano su un percorso che non corrisponda in modo meccanico alle tradizioni consolidate del Novecento. Tradurre tutto questo nell'idea di un tandem Prodi-Rutelli" safehbé riduttivo per un personaggio come il Presidente della Commissione europea che è impegnato in un incarico di grande prestigio e non deve essere tirato per la giacca nella politica italiana». Francesco Rutelli ^ rinfrancato dai risultati elettorali e dal conclave londinese sulla Terza via al fianco di Blair e Clinton - sa da tempo che dovrà fare un passo indietro nel caso in cui Prodi decidesse di ricandidarsi premier. Ma al tempo stesso immagina di ritagliare per sé lo stesso ruolo che ebbe Massimo D'Alema nel 1996; l'azionista di riferimento dell'Ulivo. Facile ' a dirsi, molto più difficile a farsi. Rutelli si trova tra due sirene che nascondono altrettanti scogli: meglio buttarsi tra chi gli chiede una Margherita più forte, oppure chi punta tutto sull'Ulivo? E la novità dei prossimi giorni é l'arrivo di un nuovo tornado "ulivista" guidato dal prodiano "doc" Arturo Parisi," che ieri era a Bologna in un convegno a porte chiuse del Mulino assieme a Prodi e a Fassino. È Parisi non usa perifrasi: «Nonostante il successo dell'Ulivo non riusciamo a dare un'organizzazione .stabile alla coalizione e questo è tanto più grave se si pensa che c'è un'opinione pubblica che ci chiede di andare avanti». E ancora: «Sono stanco di parlare invano di Ulivo, non so quanto potrà durare ancora questa impotenza, saremo costretti ad alzare la voce e se non accadrà nulla, potrebbero nascere nuove formule che diano voce alla gente che ci chiede'più coalizione». Parole assai impegnative che alludono alle difficoltà che continua ad incontrare il progetto di dare vita ad un Governo-ombra delle opposizioni e di istituire in Parlamento due portavoce unitari, di tutto l'Ulivo. Sul progetto, rilanciato subito dopo il voto da Rutelli e Fassino, si é abbattuto il fuoco di sbarramento dei "piccoli" (Verdi, Pdci, Udeur). E dei dalemiani che, con il loro leader negli States, riflettono la diffidenza di D'Alema davanti alla prospettiva di ritrovarsi ministro degli Esteri del governo-ombra guidato da Francesco Rutelli. Romano Prodi con Francesco Rutelli