La guerra di Al Qaeda agli Usa riparte dalla crisi del Kashmir di Maurizio Molinari

La guerra di Al Qaeda agli Usa riparte dalla crisi del Kashmir CIA: «GRUPPI FONDAMENTAUSTI ATTIVI ANCHE CONTRO OBIETTIVI La guerra di Al Qaeda agli Usa riparte dalla crisi del Kashmir tótóis&islamicì sfMano PinteHigence di Washingtofì^ana BuskiÉeme : : 13 «leQÌ0ne dGi rnartlri aiTIGricani» formata da Cittadini COnV&rtiti all' IslaiTI analisi Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Lf ATTACCO kamizake contro i il consolato americano di Karachi è una sfida all'intelligence di Washington e conferma che i sei guaci di Osama bin Laden hanno scelto il Pakistan come campo di battaglia contro gli Stati Uniti dopo la fine del regime dei taleban in Afghanistan. Dall'indomani della caduta di Kabul le milizie fondamentaliste islamiche hanno messo a segno in Pakistan azioni a ripetizione che descrivono un'escalation militare: il 23 gennaio viene rapito il giornalista del «Wall Street Journal» Daniel Pearl (che sarà trovato decapitato un mese dopo), il 17 marzo viene assaltata con bombe a mano la Chiesa protestante di Islamabad mentre è in corso il servizio religioso (5 morti), l'S maggfóTil turno di un'autobombà che uccide 14 persone (Il ingegneri militari francesi) a Karacm e ieri è anivato contro il consolato Usa un altro kamikaze, ovvero l'attacco che comporta maggiore impegno logistico e disponibilità di informazioni. Il consolato di Karachi infatti è una delle roccaforti dell'intelligence Usa: è da qui che vengono coordinate le indagini sull omicidio di Pearl ed è sempre da qui che è stata organizzata la cattura di Abu Zubayda, il numero tre di Al Qaeda. La possibilità di mettere a segno con successo azioni militari così differenti e spettacolari in cinque mesi a dispetto dell'imponente schieramento delle forze di sicurezza sul territorio dimostra capacità di movimento dei gruppi organizzati, alta motivazione dei singoli e coperture di cui i fondamentalisti non sembrano disporre in nessun altro Paese. «Al Qaeda e gruppi collegati hanno scelto di continuare in Pakistan la guerra afghana», osserva Radha Kumar del Council on Foreign Relations. Un documento redatto dal Dipartimento di Stato lo scorso 4 aprile elenca le tre ragioni per cui il Pakistan è un Paese dove america¬ ni e occidentali rischiano la vita: vi si sono rifugiati numerosi eleménti di Al Qaeda fuggiti dall'Afghanistan, esistono da tempo gruppi fondamentalisti islamici locali, la partecipazione del governo alla guerra contro i taleban ha causato scontento da parie di chi prima li sosteneva (dentro le forze armate e i servizi di intelligence). Fra i segnali di vitalità dei gruppi legati ad Al Qaeda - primo fra tutti 1 «Esercito di Maometto» - Cia ed Fbi aggiungono l'intensificarsi delle incursioni militari in Kashmir contro obiettivi indiani e villaggi indù, che hanno portato a livello di guardia la tensione fra gli eserciti di New Dehli e Islamabad entrambi dotati di armamenti nucleari. Durante il colloqmo privato avuto all'Eliseo a maggio il presidente americano. Geoide Bush, disse al collega francese, Jacques Chirac, che c'era «un nesso evidente» fra tensioni India-Pakistan e terrorismo islamico; la crisi del Kashmir fra le due potenze nucleari del subcontinente asiatico è una conseguenza della mancata sconfitta dei gruppi fondamentalisti da parte del governo pakistano di Pervez Musharraf. Non è un caso che nelle ultime settimane il consigliere per la sicurezza nazionale, Condoleezza Rice, non abbia mancato occasione per rammentare a Musharraf - in pubblico e con messaggi riservati - «il rispetto dell'impegno preso» nel discorso alla nazione che fece in diretta tv in gennaio, quando annunciò la messa al bando dei gruppi più pericolosi promettendo dì dargli una caccia senza quartiere. * Se il Pakistan è il nuovo fronte scelto da Al Qaeda per attaccare gli Stati Uniti l'arma che il Pentagono teme di più è la «Legione dei martiri americani» formata da cittadini Usa e inglesi convertiti all'Islam, provenienti da famighe povere e spesso con precedenti penali, reclutati dai fondamentahsti ed inviati a frequentare le scuole coraniche dove si predica l'odio contro la civiltà occidentale. A questa «legione» appartenevano il primo talebano-americano catturato, John Walker Lindh, il terrorista dalle scarpe esplosive, Richard Reid, e Jose Padilla, coinvolto nel progetto di far esplodere una bomba radiologica a Washington. Ve ne sarebbero almeno altri ventisette in circolazione di cui dodici sono affiliati ai mihtanti di «Lashkar-e-Taiba» e undici sono stati addestrati dall' imam Maulana Sami u-Haq, già «maestro» di Osama bin Laden e del mullah Omar. Questi ventisette «shahid americani» preoccupano Washington più del kamikaze di ieri a Karachi perché la loro verosimile missione è quella di riuscire dove Reid e Padilla hanno fallito : portare distruzione sul territorio degli Stati Uniti per continuare la guerra scatenata l'Il settembre contro New York e Washington. La garitta distrutta dall'esplosione