Lotta al terrorismo fase due, caccia all'economia illegale

Lotta al terrorismo fase due, caccia all'economia illegale DOPO I DEPOSITI BANCARI FINISCONO NEL MIRINO I TRASFERIMENTI DI VALUTA. RISCHI DI INFILTRAZIONE NEGLI ENTI BENEFICI Lotta al terrorismo fase due, caccia all'economia illegale Kenneth W.Dam* LA prima fase della guerra finanziaria al terrorismo è stata dominata dalla denuncia pubblica di terroristi e loro fiancheggiatori una lista di 210 persone - e dai tentativi di congelarne i conti oltre 115 milioni di dollari in tutto il mondo. Ora stiamo entrando in una nuova fase, che prende di mira il trasferimento di fondi al di fuori dell'economia legale. Ci sono parecchie ragioni per cui non c'è da aspettarsi die continueranno gli elenchi pubblici e il blocco dei conti. Innanzitutto, gh elenchi pubblici sono, per loro natura, pubblici. I terroristi ne vengono a conoscenza e si regolano di conseguenza; evitando di tenere il loro denaro negli Stati Uniti o negli altri centri finanziari che hanno regole efficaci per contrastarli. Per muovere il loro denaro useranno metodi informali: oro o diamanti, ad esempio, che verranno convertiti in liquidi solo all'occorrenza. C'è da aspettarsi che, con una comunità intemazionale ben vigile sulle loro finanze, i terroristi eviteranno sempre più spesso di tenere grandi quantità di denaro su singoli conti nel sistema finanziario legale. Nel tempo, perciò, gh elenchi pubblici non «cattureranno» più tanto denaro quanto nei primi mesi. Nel mirino di molti governi ci sono adesso le hawala, operazioni informali di trasferimento intemazionale di valuta: efficaci, a buon mercato, basati sulla fiducia, non lasciano quasi traccia dietro di sé. In una conferenza sulla hawala che lo scorso mese si è tenuta negli Emirati arabi uniti, un certo numero di governi ha deciso di regolamentare e controllare questi sistemi, cominciando dall obbligo di licenza. Proibire completamente.: le hawala non ci sembra la risposta giusta, perché si .tratta di un servizio importante per chi non può contare sui normali servizi finanziari. Il punto .è impedire che i terroristi approfittino; di, questo canale, così come delle istituzioni benefiche, uno dèi pilastri dell'Islam, che in molti Paesi forniscono gran parte delle infrastrutture sociali - orfanotrofi, ospedali, scuole. Non si può negare però che alcune di queste istituzioni sono state infiltrate dai terroristi o dai loro fiancheggiatori - probabilmente solo qualche dipendente amministrativo - che hanno distolto una parte dei fondi per finanziare il terrorismo. Ci sono poi anche organizzazioni create espressamente per sfruttare lo status di «charity» a scopi terroristici. Alcuni gruppi minacciano non solo i loro bersagli ma anche i loro donatori, esigendo «donazioni» come «protezione» contro rappresaglie. La sfida è dunque quella di impedire che i terroristi utilizzino le istituzioni benefiche còme copertura, facendo però in modo che le donazioni e il lavoro di beneficienza continuino. Noi stiamo perseguendo questi due obiettivi congelando il flusso di fondi, attraverso «charity» infiltrate dai terroristi e aumentando la trasparenza di queste istituzioni in tutto il mondo. Abbiamo fatto appello a gruppi privati di controllo perché tengano sott'occhio, oltre alle frodi e agli sprechi, anche l'infiltrazione terronstica. Un altro ambito in cui lavoriamo è il commercio di beni e di servizi come copertura per mandare denaro ai terroristi, ima tecnica già sperimentata nella lotta alla droga, Il nostro bersaglio sono i movimenti di merci a prezzi anomali - com'era il commercio di miele dello Yemen, che si rivelò legato a Osama bin Laden. Tutte queste misure danno qualche risultato? A quanto ci consta, sì, Al Qaeda è in difficoltà finanziarie. Sappiamo che alcuni potenziali donatori sono riluttanti a fornire denaro ai terroristi per timore delle conse¬ guenze. Vediamo segnali incoraggianti che il mondo sta erigendo barriere di regolamenti contro il finanziamento dei terroristi. Quasi ogni giorno riceviamo notizia di una nuova legge contro il riciclaggio, un nuovo arresto, un nuovo regolamento che renderà la vita più difficile ai terroristi. Non potremo però mai essere sicuri al cento per cento che i terroristi non stiano trasferendo denaro in un modo o nell'altro^ Fornire questa certezza assoluta comporterebbe un costo troppo elevato per le economie del nostro mondo indipendente. * vicesegretario Usa al Tesoro Copyright World Economie Forum/Global Economie Viewpolnt

Persone citate: Kenneth W., Osama Bin Laden

Luoghi citati: Emirati, Stati Uniti, Usa, Yemen