Lazar: simili ma non troppo le destre di Chirac e Berlusconi di Cesare Martinetti

Lazar: simili ma non troppo le destre di Chirac e Berlusconi IL POLITOLOGO FRANCESE ANALIZZA IL RISULTATO DELLE ELEZIONI DI DOMENICA SCORSA Lazar: simili ma non troppo le destre di Chirac e Berlusconi intervista Cesare Martinetti corrispondente da PARIGI UMBERTO Bossi e la Lega Nord non sarebbero entrati nel governo della destra francese. Per il resto - ricchezze personali a parte - c'è qualcosa di simile tra Jean-Pierre Raffarin, primo ministro vincitore delle elezioni di domenica, e Silvio Berlusconi. Marc Lazar, direttore dell'Ecole doctorale di Sciences Politiques a Parigi, ci aiuta a capire il voto di domenica. Professor Lazar, all'indomani delle presidenziali lei sosteneva che la Francia era politicamente «ammalata». Dopo il voto di domenica pensa che sia guarita? «No, la crisi della democrazia francese non è passata, il 35 per cento di astensionismo è un problema enorme che questa volta colpisce soprattutto la sinistra e l'elettorato più popolare. Il collegio di Saint-Denis, alle porte di Parigi, storico feudo comunista, è diventato simbolico: hanno votato circa il 55 per cento degli elettori». Perché si sono astenuti so- Srattutto a sinistra? elettori sono ancora in parte sconvolti per la sconfitta di Jospin alle presidenziali. E probabilmente non hanno ben metabolizzato la strana situazione in cui si sono trovati. Prima gli è stato chiesto di votare per Chirac per salvare la Repubblica dalla minaccia di Le Pen. Poi gli è stato di nuovo chiesto di votare a sinistra spiegando che la coabitazione in fondo non sarebbe stata un male. Peccato che nei mesi scor¬ si la sinistra abbia fatto una campagna contro la coabitazione. Insomma c'è un astensionismo politico di sinistra di cui si capiscono bene le ragioni». Perché invece hanno scelto la destra? «Per coerenza con il voto a Chirac nelle presidenziali. Ed è un ritomo ai principi della Quinta Repubblica, come nell'81 e neU'SS: elezioni presidenziali seguite da elezioni politiche che danno la maggioranza al presidente appena eletto. Domenica i francesi hanno detto un doppio no: no alla coabitazione e no a questa sinistra che è stata al governo negli ultimi cinque anni». Come hanno fatto in Italia nel2001? «Da questo punto di vista il risultato è simile all'Italia, ma anche ad altri paesi europei e sembra un gioco accelerato di alternanze. In Italia nel '94 ha vinto Berlusconi, nel '96 Prodi, nel 2001 Berlusconi. In Francia nel '95 Chirac, nel '97 Jospin, ora ha rivinto Chirac. Ciò significa che la durata del potere è molto limitata, gli elettori cambiano, provano». Chirac ha puntato tutto su questa vittoria che è sua, ma anche del primo ministro che ha scelto un mese fa, Jean-Pierre Raffarin. C'è qualcosa in comune tra Raffarin e Berlusconi? «Qualcosa, anche se bisogna subito dire che Raffarin non è miliardario, non possiede televisioni, né un gruppo economico privato. Però si presenta come un uomo nuovo e molto pragmatico, parla di politica con concretezza, si rivolge alla Francia "d'en bas", ha una capacità di comunicazione molto forte. Ha rifiutato il dibattito in tv e ha giocato su alcuni gesti simbolici. La sicurezza, la polizia, la giustizia. E si è affermato come un personaggio nuovo che è piaciuto. Una scelta indovinata di Chirac: Raffarin può far credere che c'è qualcosa di nuovo, una persona che i francesi non conoscevano e che assomiglia loro». E per quanto riguarda la politica? «Vedo differenze. Certo il Front National di Le Pen non è Alleanza Nazionale, però c'è un rigore ideologico nella destra francese: la difesa dei valori repubblicani, il rifiuto di qualunque alleanza con l'estrema destra. E' una politica diversa rispetto a quella di chi fa alleanze con la Lega Nord». E nei confronti dello Stato che differenza c'è? «Nel caso italiano si dà molta importanza a una retorica liberista (anche se nella pratica le cose sono poi molto diverse). Nel caso francese, invece, si annuncia l'abbassamento delle tasse ma c'è anche un governo che dice più Stato per polizia, per difesa, per giustizia. E che sa perfettamente che non potrà cambiare le regole del gioco sociale. L'influenza del liberismo è meno forte». Al contrario della difesa del ruolo dello Stato nel servizio pubblico... «Questo, per i francesi, fa parte della religione repubblicana». Sull'Europa potrebbero, invece, avere la medesima posizione? «Questo è un problema. Da parte italiana mi sembra che ci sia una navigazione a vista. E anche da parte francese. Non si sa bene quale sarà la posizione sul rispetto degli impegni europei in termini di deficit pubbli¬ ci. Non si sa quale sarà la posizione sull'integrazione europea, né nella Convenzione». I rapporti Italia-Francia miglioreranno? «Durante il governo Jospin ci sono stati momenti di tensione, l'episodio Tasca-Sgarbi al Salone del libro, ma tra le due squadre dell'amministrazione non ci sono stati problemi. Certo la vittoria del centro-destra riawicinerà i due paesi e per Berlusconi sarà più facile dialogare con questo governo, anche se la Francia rimarrà sempre la stessa, che prima di pensare all'Italia si rivolge a Germania e Gran Bretagna. Sfortunatamente». ^éi Ra^arin non è "" miliardario e non possiede televisioni ma si presenta anche lui come un uomo nuovo Parla di politica con concretezza e sa comunicare 99 |9 LeQa Nord é&ISi il Fronte di "" Le Pen non è Alleanza Nazionale. Ma qui nei conservatori c'è un rigore ideologico per cui non si farebbero mai accordi con éfktàk lprimoministrofranceseJean-PierreRaffarin,uscitovincentedalvotodidomenica