Asia, 2 Il Giappone torna di moda?

Asia, 2 Il Giappone torna di moda? Asia, 2 Il Giappone torna di moda? In politica e in economia, sembra un paese fuori gioco. Ma la sua industria culturale è alla riscossa di Douglas McGray a domenica mattina gli adolescenti affollano i marciapiedi del quartiere Shibuya a Tokyo, fino a traboccare direttamente nelle strade. Partono da piazza Hachiko, all'ombra dì un monitor che prende l'intera facciata di una torre dì vetro e cemento, e si allargano in file da 30 o 40 agli attraversamenti pedonali. Ronzano attorno a vetrine colme di scarpe da ginnastica all'ultima moda: Puma e Adidas dall'Europa, Nike e New Balance dagli Stati Uniti. Si raccolgono in piccoli negozi dì musica specializzati nei vecchi dischi americani in vinile - quelli che si ascoltano nei bar del soul a Tokyo: Grandmaster Flash, Curtis Mayfield, Parliament. Spendono 370 yen (poco più di 3 euro) da Starbucks per un grosso bicchiere di "latte", ossia di cappuccino, molto freddo, che ha lo stesso sapore di quelli serviti in America, ed è ugualmente caro. Come ogni metropoli Tokyo offre una dose sostanziosa di cultura globalizzata, soprattutto ai giovani. A volte - come nel caso di Starbucks o Nike - essa è autentica, a volte - come nel caso della maglietta con il logo Harbard University o della pizza all'insalata di patate - non lo è. Ma non è certo una questione di correttezza filologica: ad attrarre non è l'origine americana, autentica o no, è l'apparenza che si tratti di moda americana. A qualche isolato di distanza da Starbucks, in piazza Hachiko, c'è Mandarake, rivendita dell'usato di manga e anime (rispettivamente fumetti e film d'animazione). Non c'è un'entrata piena di giomalini sgualciti dentro fodere di plastica, bensì un ingresso a forma di fauci scavate in fìnta roccia attraverso cui, rampa dopo rampa, ci sì cala fino al sotterraneo: lì fumetti e video sono impilati fino al soffitto, insieme ai giochi e agli oggetti da collezione che hanno ispirato. I pezzi rari sono sotto vetro, Godzilla e Ultraman introvabili venduti a centinaia di dollari al pezzo. Con una rete di negozi che copre il paese intero e la quotazione in Borsa, Mandarake Inc. è certamente pronta a diffondersi in tutto il pianeta. Nuovi punti vendita sono stati aperti a Los Angeles nel 1999 e a Bologna nel 2001. Il presidente Masuzo Furukawa afferma che la maggior parte dei ricavi di Mandarake viene dal Giappone, ma è convinto che nel giro di 5-10 anni la situazione si invertirà e il mercato estero sarà molto più esteso di quello nazionale. Confrontando i dati relativi a Tokyo e Los Angeles Furukawa sostiene che "per quanto riguarda i prodotti venduti non c'è un vero e proprio sfasamento temporale tra Giappone e Usa". Gli accattivanti pupazzi armati fino ai denti, i graziosi mostriciattoli e i robot trasformabili che riempiono il negozio Mandarake a Shibuya si ri- | trovano nella gra- fe fica di Mtv, nella É HI Street fashion, nei 1 bar, discoteche e perfino nei musei. Lo scorso anno, il Getty Center di Los Angeles ha aperto una mostra sul movimento giapponese Super Fiat: arte giovane ispirata alla grafica a due dimensioni dei cartoni animati più commerciali. In alcuni casi, come l'abito da sera di Issey Miyake, il Giappone che viaggia è autentico; in altri, come il sushi di formaggio cremoso e salmone, non lo è. Ma non è una questione di correttezza filologica: ciò che conta è l'apparenza che si tratti di una moda giapponese. Per lodei fumin Ela testaè Bo barco tti pop opa i ponte gna Chi non ama la globalizzazione culurale addita McDonald's e il rock di onsumo planetario. Per quanto riguarda McDonald's, la globalizzazione è il processo che consente alle grandi mulnazionali americane di sommergere ì mercati stranieri inducendo nei consumatori la dipendenza da un certo marchio. In questo caso, si tratta di un effeto del potere americano, in cui l'offerta crea la domanda. Nell'esempio della musica planetaria, invece, la globalizzazione fa sì che una cultura giovane e peiferica possa raggiungere ì consumatoi statunitensi e da lì circolare in tutto il mondo. Anche in questo caso c'entra il potere americano: la domanda degli americani crea un mercato mondiale al pop latino e alla musica popolare irlandese. Ma per la cultura giapponese è diverso. Ormai ha superato lo stadio in cui domanda e legittimazione provengono dagli Stati Uniti, e si diffonde per conto proprio sia in Asia sia in Europa. Il regista e attore Takeshi H Kitano, forse il massimo "prodotto" d'esportazione dell'industria cinematografica giapponese recente, si è affermato prima in Europa e solo successivamente negli Stati Uniti. Al Festival del cinema di Berlino di quest'anno "Il viaggio di Chihiro", di Hayao Miyazaki, è stato il primo film d'animazione a ricevere l'Orso d'oro. La fiera di Francoforte ha aperto per la prima volta uno stand di manga. Namie Amuro, regina del J-pop (musica pop del Giappone) negli Anni 90, ha accumulato una massa enorme di fan in Asia, senza mai Per lo sbarco dei fumetti pop in Europa la testa di ponte è Bologna Douglas McGray scrive su Foreign RJicy. 1*12001 ha soggiornato in Giappone per ii no si mi io sul la comunicazione di massa Tmduzmne di Elenn Froxca

Persone citate: Curtis Mayfield, Douglas Mcgray, Furukawa, Getty, Hayao Miyazaki, Issey Miyake, Kitano