«L'atomica per la nostra sopravvivenza» di Emanuele Novazio
«L'atomica per la nostra sopravvivenza» «L'atomica per la nostra sopravvivenza» L'inviato di Musharraf: non possiamo rinunciare all'ipotesi di «primo colpo» nucleare intervista Emanuele Novazio ROMA GENERALE Jehangir Karamat, lei è stato capo di Stato maggiore delle forze armate pakistane e conosce benissimo il presidente Musharraf, del quale è stato il diretto superiore. Ci stiamo avvicinando a una guerra fra India e Pakistan, potenze nucleari? «La tensione non è mai stata tanto alta, è superiore perfino a quella che sfociò nelle tre guerre combattute dopo l'indipendenza. L'India ha compiuto tutti i passi che precedono un conflitto armato, dal dispiegamento delle truppe al richiamo dei riservisti: il pericolo è dunque molto concreto. Per questo è decisivo il ruolo della diplomazia intemazionale». Considerereste una dichiarazione dì guerra un attacco compiuto dall'India con tecnica «mediorientale» contro imo dei vostri campi protetti in Kashmir? «Ci riterremmo liberi di rispondere nel modo più opportuno». La Russia sta mediando, alla Conferenza sulla sicurezza in Asia in corso ad Almaty. Ma proprio dalla Russia arrivano parole durissime nei confronti del Pakistan: mentre il presidente Putin riceveva Musharraf e il premier indiano Vajpayee, il ministro della Difesa Sergej Ivanov definiva «ima provocazione» i vostri test con missili atomici, e tornava ad accusarvi di favorire «infiltrazioni di terroristi islamici» verso l'India. «Dovevamo fare i test per completare la messa a punto dei missili: li abbiamo accelerati proprio a causa della situazióne di pericolo. Anche l'India ne ha compiuti, molti più di noi e in collaborazione con la Russia. Per quanto riguarda le infiltrazioni lungo la frontiera, nel Kashmir, già il 27 maggio Musharraf ha garantito che erano finite. Se l'India non ci crede, perchè non autorizza l'invio di osservatori intemazionali? Forse perchè dovrebbe finalmente accettare di discutere con noi, e non soltanto di infiltrazioni inesistenti ma del problema complessivo del Kashir conteso?» L'India ha rinunciato al «primo colpo nucleare» mentre voi ve ne riservate il diritto. Perchè? «Perchè l'esercito e l'aviazione indiani sono cinque volte più numerosi, e in ima situazione di emergenza potrebbe essere in gioco la nostra sopravvivenza: l'atomica è un deterrente. La nostra posizione è di non usarla perché sarebbe da irresponsabili farlo, ma di essere pronti: la possibilità estrema esiste». Secondo esperti americani, tuttavia, una guerra nucleare potrebbe scoppiare anche per errore. «Lo escludo: i nostri controlli sono seri e sofisticati, e le parti degli ordigni sono conservate in luoghi separati». India e Pakistan fanno parte della coalizione contro il terrorismo, ma la crisi fra i due Paesi è un regalo ad Al Qaeda. «Non c'è dubbio, e proprio per questo i Paesi che aderiscono alla coalizione devono fare di tutto per far scendere la tensione». Dopo l'Italia, dove ha incontrato il sottosegretario agU Esteri Margherita Boniver, lei visiterà Spagna, Francia e Danimarca, prossimo presidente di turno dell'Ue. Che cosa chiedete all'Europa? «Di aiutarci a spiegare il nostro punto di vista. L'Italia, in particolare, ha ottime relazioni con entrambi i Paesi, oltre a essere un importante membro di Uè e G8: le chiediamo di aiutarci a trasmettere all'India un messaggio di dialogo e di pace, e convincere l'India a compiere passi concreti per raffreddare la crisi». A titolo personale, è ottimista o pessimista? «Relativamente ottimista: come si fa a far scoppiare una guerra nel 2002»?
Persone citate: Karamat, Margherita Boniver, Musharraf, Putin, Sergej Ivanov
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